Vaccini: un pezzo significativo della storia dell’umanità

I vaccini sono strumenti di prevenzione. Domenico Mecca ce ne parla ripercorrendo con noi un pezzo di storia che il Covid ha reso attuale come non mai.

Viviamo nell’epoca dei “social”, nella quale tutti si arrogano il diritto di essere esperti di tutto, senza accorgerci che in realtà digitiamo compulsivamente riportando come asini o come ventriloqui i “sentito dire”. Ed è quello che avviene da più di 1 anno sui virus e sui vaccini, al di là dei no-vax, che esistevano prima ed esisteranno sempre.
Quindi, diamo voce alla storia, nel tentativo di lasciare spazio solo ai fatti, con alcuni esempi.
Nella storia umana ci sono stati due eventi che in assoluto hanno consentito di allungare significativamente la vita media delle popolazioni: le vaccinazioni e gli antibiotici – e su quest’ultima da 10 anni circa si è intensificata la ricerca a causa della pericolosissima antibiotico-resistenza. In epoca romana l’età media non superava i 25 anni e nell’800 era solo raddoppiata.
Se raccontassimo la storia dell’uomo attraverso le epidemie, capiremmo meglio l’assurdità di atteggiamenti pregiudiziali e ostili alla scienza. Le vaccinazioni si sono rivelate fra le procedure più sicure della medicina moderna.
Per esempio, la vaccinazione contro il vaiolo, scoperta da Jenner, è stata un punto cruciale di svolta. Qualcuno forse dimentica che il vaiolo, un virus tremendo, ha fatto, lungo la storia umana, milioni e milioni di morti.
Sull’onda delle osservazioni di Jenner, un medico italiano, Luigi Sacco, a inizio ‘800, riscontrò la presenza di vacche con pustole nelle campagne al confine fra Lombardia e Svizzera, riuscendo a convincere le autorità a organizzare una vaccinazione di massa. Fu un’iniziativa straordinaria, che coinvolse un milione e mezzo di persone in un territorio in cui la vita media era molto bassa.
La peste Antonina, che fra il 160 e il 180 d.C. sconvolse l’impero romano, era probabilmente un’epidemia di vaiolo. Il virus era diffusissimo nel ‘700. Il 30-40% della popolazione colpita moriva e frequentemente i sopravvissuti diventavano ciechi.
Il vaiolo è stato il primo morbo contagioso scomparso dalla faccia della terra, un risultato ottenuto solo dopo la grande campagna mondiale lanciata dall’Oms nel 1967, che in 10 anni debellò la malattia.
Poi, con il tempo, abbiamo avuto tanti altri vaccini, che coprono ormai una buona percentuale delle malattie contagiose. Pensiamo, per esempio, al ruolo determinante avuto dal vaccino anti-poliomielite, a partire dai primi anni ’60 del secolo scorso.
L’immagine che ci dovrebbe rimanere scolpita negli occhi è quella degli ospedali 100 anni fa, divisi com’erano in padiglioni, per la difterite, per la poliomielite o altre malattie trasmissibili proprio per evitare i contagi crociati. Oggi quasi tutte queste malattie sono prevenibili grazie proprio ai vaccini.
Se non ci fossero stati i vaccini, non c’è ombra di dubbio che avremmo ancora oggi una mortalità infantile molto più alta, con un quadro demografico conseguentemente diverso da quello attuale.
In definitiva, possiamo ribadire, senza tema di smentita, che i vaccini hanno salvato milioni di individui, contribuendo ad allungare di decenni la vita media della popolazione mondiale, fornendo così enormi vantaggi individuali e sociali.
I vaccini sono strumenti di prevenzione che fanno riferimento a quella che è la salute pubblica, più volte richiamata e acclamata in questi 12 mesi, la cui tutela è uno degli indicatori di civiltà.
Purtroppo, anche nelle malattie infettive sono nati nuovi problemi negli ultimi 30 anni che, a vario titolo, vengono combattuti con vaccini, con farmaci, con atteggiamenti preventivi. È una lotta continua, c’è sempre un nuovo invasore. Siamo 8 miliardi, contro i 4 miliardi di 50 anni fa. Sono in atto cambiamenti, nel bene e nel male, ambientali, di spostamenti, tecnologici, che ci pongono davanti a nuove sfide.
Anche per questo motivo, il Covid dovrebbe rappresentare l’occasione per rileggere la storia attraverso il nesso che lega demografia, ambiente, medicina, ricerca, salute pubblica e sviluppo civile.
Domenico Mecca