Il quaderno del fato di Edoardo Guerrini

Il quaderno del fato

Edoardo Guerrini
Le vicende si svolgono tra Torino, Marrakech e Samarcanda attraverso la traduzione di un codice dell’XI secolo in persiano antico, delle Quartine di Omar Khayyam, famoso poeta e scienziato. A Samarcanda, nella Tomba del Re Vivente, c’è il secondo volume. I terroristi islamici lo vogliono, pensando che contenga le chiavi per violare la segretezza di ogni computer.

Introduzione

Franco e Laura sono due coniugi torinesi che decidono di andare in Marocco per raggiungere i loro cari amici Adil e Ayisha che, con i loro figli Ahmed e Jamila, si trovano a Marrakech a casa dei genitori di Adil. All’arrivo in città, però, c’è solo Ayisha ad accoglierli , mentre Adil rientrerà di lì a poco da un misterioso viaggio in Mali. Il furto del borsone pieno di libri di Adil e il ritrovamento di un libro scritto nel XII secolo dal poeta e matematico persiano Omar Khayyam , trasformerà la loro tranquilla vacanza in un’avventura adrenalinica attraverso tre continenti.
Infatti, per riuscire a salvarsi, dovranno capire perchè questo libro è così prezioso e decriptare le quartine scritte dal poeta contenenti anche formule matematiche che porteranno allo svelamento di segreti importantissimi per le sorti del mondo.

Recensione

Franco e Laura , non potendo più avere figli, si sono affezionati tantissimo ai loro vicini di casa, una simpatica famiglia di origine marocchina che ormai da molti anni vive a Torino. Da sempre hanno respirato aria di multiculturalità vivendo in una città alacre che accoglie cittadini di tutto il mondo venuti per lavoro. Anche la famiglia di Franco non è torinese: la madre insegnante è napoletana, il padre professore di matematica è materano. Il miscuglio di usanze, religioni, sapori, odori è per loro normale e fonte di arricchimento culturale. Perciò sono entusiasti del loro viaggio in Marocco e si immergono con vero piacere nelle viuzze e nei suq di Marrakesch, si divertono a comprare tappeti e a contrattare sul prezzo, visitano le moschee di cui apprezzano la maestosità e le decorazioni, assaporano i cibi speziati e succulenti della tipica cucina araba.
Il furto del borsone pieno di libri di Adil, appena tornato da un paese vicino Timbuktu, e il ferimento di Franco durante la colluttazione con il ladro, però, rompono l’atmosfera idilliaca della vacanza e scatenano un tourbillon di situazioni anche pericolose che li porterà fino a Samarcanda e che coinvolgerà sia la famiglia marocchina che la famiglia di Franco, compresi gli anziani genitori.
Potrebbe sembrare una tipica storia a metà strada tra Indiana Jones e il Codice da Vinci, ma l’intento dello scrittore mi sembra diverso. Infatti l’autore non è tanto interessato all’intreccio thriller o alla spy-story, che pure attraggono molto il lettore, ma piuttosto a far conoscere, attraverso la traduzione dal persiano antico all’italiano delle quartine di Omar Khayyam, la sua idea sia di religione che di convivenza tra i popoli.
L’autore auspica una religione esente da fanatismo e in cui vige il libero arbitrio.
L’idea che lo scrittore ha della religione è molto diversa da quella che c’è in alcuni stati teocratici islamici, in cui non c’è libertà di culto e di pensiero, in cui l’istruzione e la cultura sono appannaggio soltanto di alcuni eletti ed i libri sono distrutti, in cui le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini e vengono relegate al ruolo soltanto di madri e mogli sottomesse. Non a caso l’autore riserva ad una figura femminile un ruolo fondamentale e cruciale; infatti è Ayisha, donna coltissima, a tradurre dal persiano antico all’italiano il libro rinvenuto.

Conclusioni

Il libro sorprende per la brevità. Infatti, volendo , lo scrittore avrebbe potuto dilatare la vicenda all’infinito, usando l’idea vincente della decodificazione del testo e approfondendo di più la storia del fanatismo islamico. Ma come ho detto, forse il suo scopo era soltanto quello di far arrivare il messaggio della sua idea di religione e di multietnicità.
Messaggio forte e chiaro che ho apprezzato.
Infine, grande merito dell’autore è di avermi fatto scoprire una mente geniale come quella del matematico e poeta Omar Khayyam e con lui le sue quartine:
“Mai l’intelletto mio si distaccò dalla scienza,
pochi segreti ci sono che ancor non mi son disvelati.

Recensione di Anna Gelardi