La musica : il rifugio dell’anima

Le emozioni espresse in note.

“La musica vera è quella che rimane nell’orecchio di chi l’ascolta, dopo che il cantore ha terminato il suo canto, e quando lo strumentista ha finito di toccare le corde…”

Così Kahlil Gibran definisce quel sostantivo, la cui etimologia deriva dal greco antico e sta a significare “arte delle muse”, che si basa sulla funzionalità e la concatenazione dei suoni, dei rumori e dei silenzi nel corso del tempo e nello spazio. Un’arte, quindi, divenuta una vera costante nella nostra esistenza, capace di suscitare emozioni e ricordi.

Un linguaggio universale che va oltre le parole, penetrante e profondo, in grado di creare aggregazione e condivisione.

Ma quando nasce veramente la musica? Da alcuni studi sembra che essa sia più antica della parola. Si ritiene che gli ominidi presero ad esempio i suoni esistenti in natura e quelli riprodotti dagli animali e alcuni strumenti musicali pare risalgano al periodo del Paleolitico ( circa 35.000 anni fa!), perlopiù strumenti a percussione (tamburi) o a fiato (soffiando per esempio dentro ossa di animali o rami cavi).

Anticamente la musica veniva tramandata oralmente ed è solo dal IX secolo che furono utilizzati dei segni musicali, i neumi. Intorno all’anno 1000, grazie a Guido D’Arezzo, si passò al tetragramma che sfociò progressivamente nelle nozioni musicali attuali, basate sul pentagramma.

La musica è stata ed è presente nella vita comunitaria, e fa da cornice a riti, celebrazioni, attività lavorative, manifestazioni. In tutto ciò che può essere annoverato come musica, dalle vibrazioni articolate degli strumenti, alla voce, ai suoni della natura, si incontrano e si fondono caratteristiche tanto diversi quanto fondamentali della vita: la materia è lo spirito; l’umano e il divino; il corpo e l’anima; i sensi e la ragione.

E per concludere uso anche le splendide parole di Khalil Gibran

“La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta”.