Riflessione letteraria leggendo il libro di Lia Migale ” Incontro all’angolo” La lepre Edizioni
Cosa è potuto accadere per rendere i nostri giovani così differenti da quelli degli anni ’60 – ’70? E’ la domanda che mi sono posta più volte mentre leggevo “Incontri all’angolo di un mattino”, un memoir di Lia Migale, edito da La Lepre Edizioni.
La protagonista dell’opera della Migale è una ragazza di provincia che, alla fine degli anni ’60, si affaccia alla vita.
Si iscrive all’università e intreccia relazioni con i suoi coetanei: alcuni incontri saranno per lei addirittura illuminanti nell’indicarle strade maestre verso il culto della libertà e dei diritti civili. Strade che la metteranno di fronte a scelte importanti, quali le battaglie femministe, la militanza in Lotta Continua e la liberazione sessuale.
“Leggere, studiare, discutere dei grandi problemi era la sua passione. Come non affrontare tutto ciò?Come non prendere alla radice quella cultura che da un lato aveva creato lo stereotipo femminile e dall’altro aveva cercato di escludere le donne dagli ambiti ufficiali delle espressioni culturali ed artistiche?”
Un percorso che renderà sempre più chiaro alla protagonista che l’evoluzione della specie umana avviene essenzialmente attraverso il superamento di convinzioni e valori funzionali a tenere in vita un determinato equilibrio in uno specifico periodo storico ma sicuramente non immutabili. Da tale processo di superamento è nata infatti anche la società degli anni ‘70, non scevra di storture e nefandezze, come la lotta armata, ma sicuramente con nuovi valori e obiettivi.
Attraverso l’artifizio letterario della narrazione autobiografica la Migale racconta la vita di un gruppo di giovani che rappresentano simbolicamente un’intera generazione, con i propri valori, desideri, eccessi e ideali.
Giovani che nutrivano interesse per la politica ma anche un sentimento di denuncia verso essa e che sentivano il bisogno di impegnarsi affinchè fosse riconosciuto il diritto alla libertà individuale e collettiva.
Giovani animati da idee ed ideali, attraverso i quali hanno cambiato la storia delle generazioni successive.
Se leggiamo i giornali e ascoltiamo i notiziari televisivi in questi giorni si parla molto di giovani ma sicuramente non in questi termini: la gioventù del nuovo millennio è essenzialmente agli onori della cronaca per la bramosia di divertimento e non si ferma neppure dinnanzi alla possibilità di contagio del Covid 19 che li sta trasformando in veri e propri untori.
La generazione giovanile, titolata del ruolo importantissimo di far evolvere la nostra civiltà attraverso la declinazione di nuovi e più adeguati valori, appare purtroppo caratterizzata prevalentemente da persone disimpegnate, agnostiche e prive di un credo politico.
Di fronte ad una situazione così abberrante sembra quasi che le vicende di Gusmana, Miki, Marco, Mario, e degli altri personaggi del romanzo autobiografico di Lia Migale, siano extraterrestri, o comunque non realistici. Il loro impegno politico, la voglia di cambiare la realtà, il bisogno di affermare nuovi valori furono in verità l’animus di un ampio mondo giovanile che aveva compreso come il mondo potesse davvero migliorare.
“Però il nuovo mondo era già in noi che vivevamo la politica non come una missione ma come un’estensione del nostro stesso essere che contemporaneamente sapeva divertirsi in ogni modo”
Ho continuato a chiedermi, pagina dopo pagina di questa lettura, come possa essere avvenuta una tale involuzione della generazione giovanile e credo di aver trovato alcune risposte. Ogni generazione è prevalentemente il prodotto della generazione che l’ha precedeuta: la società attuale dunque ha la responsabilità di come sono i nostri giovani.
E come possiamo descrivere la nostra società? Temo proprio di non sbagliarmi definendola come una società artificiale, basata sull’immagine e sulla finta perfezione.
Una società dove il merito è sostituito dall’arroganza delle raccomandazioni.
Una società nella quale i giovani sono cresciuti a “pane e Grande Fratello”, a “vacanze e Isola dei famosi”.
Lo psichiatra Massimo Recalcati sostiene che i giovani moderni sono in uno stato di “apatia frivola”.
Secondo la sua visione, questa condizione è determinata prioritariamente dall’assenza delle figure genitoriali che svolgano appropriatamente tale ruolo, attraverso soprattutto la cosiddetta “funzione del limite” ovvero quella che fa nascere il bisogno di superare gli ostacoli. Un giovane senza desiderio non è un giovane sano e lo stimolo, intrinseco nella sua natura, di cambiare il presente si atrofizza.
Ma la responsabilità dell’atteggiamento disimpegnato di una considerevole parte dell’universo giovanile contemporaneo non può essere ascritto solo ai genitori: in realtà è questo mondo che non è proprio un posto per giovani!
Si preferisce, ad esempio, far lavorare le persone fino ad ottant’anni, soprattutto nelle figure apicali, piuttosto che arruolare giovani laureati, che invece magari prestano servizio nei call center.E queste menti, a volte davvero brillanti, restano a casa con i genitori fino ad un’età più che adulta, fondamentalmente a carico delle famiglie, mentre i governi si susseguono, continuando imperterriti a dimenticarsi di loro.
Sono convinta che siano pochissimi i giovani che si sentono a proprio agio e rispettati nella nostra società: figuriamoci se possono trovare la motivazione o lo stimolo per combattere per gli ideali quando non vengono garantiti neppure i diritti basilari!
Come sostiene Umberto Galimberti, i giovani moderni non vedono il futuro come una promessa ma come una minaccia e vivono “l’assoluto presente”, in una sorta di “nikilismo esistenziale”.
E di questo stato di cose dovremmo, a mio avviso, chiedere scusa alle nuove generazioni.
“Incontri all’angolo di un mattino” è una lettura che, oltre ad essere piacevole e coinvolgente, può aiutarci a ritrovare la giusta direzione verso un più sano rapporto fra le generazioni: l’autrice Lia Migale ci trasmette infatti due incredibili messaggi di speranza.
Il primo è soprattutto per le generazioni protagoniste del futuro: essere giovani resta comunque lo strumento più efficace per il cambiamento.
L’altro è rivolto prioritariamente a noi, ormai adulti: nessuna situazione è definitiva e l’uomo è stato in grado di risollevare le sue sorti anche quando sembrava profondamente difficile.
Se avete dunque un po’ di tempo da dedicare a qualcosa di piacevolmente intelligente, ritagliatevi qualche ora per leggere “Incontri all’angolo di un mattino” e magari poi passatelo ai vostri figli!
“Chissà se anche la generazione dei miei genitori, quelli che avevano avuto la giovinezza spezzata dalla guerra, avrà avuto sentore di non aver finito, di esere in credito con la storia? Forse no, perché superata la guerra loro avevano costruito un mondo pieno di speranze: una vita più agiata, una casa nuova, una carriera definita nel tempo, lo studio universitario per i figli, la pensione e la anità per tutti.
No, forse loro non avevano da recriminare”
Rita Scarpelli
Pagine: 160
Data di pubblicazione: 19 Ottobre 2018
ISBN: 978-88-9938-940-6
Categoria: Visioni
Tag: Anni Settanta, Femminismo, Movimento, Rivoluzione, Sessantotto
Le frasi dell’editore :Quale ruolo giocò l’amore nel Movimento degli anni Settanta?
https://lalepreedizioni.com/prodotto/segni-indelebili-copia/
Molto di quanto scritto da Rita, pur non avendo ancora letto il libro è condivisibile, ma per avere una
visione più completa mi permetto di suggerire pure la lettura del mio libro.
Sono un ragazzo del ‘43, molto schifato dell’attualità politica e sociale, per cui mi sono rifugiato nel mio passato, così ho scritto un libro della mia vita, che è stata ricca di esperienze, attingendo a una sorta di diario, che ho sempre tenuto, con particolare attenzione agli anni 60-70, contestualizzando con i fatti generali.
Sono nessuno, solo un illustre sconosciuto, come tanti altri; non sono figlio d’arte, non ho genitori importanti, amici influenti, protettori politici. Sono nessuno e mi sta bene così. Ma sono qualcuno comunque, e ho tanto da raccontare. Guardandomi indietro un po’ di cose le ho fatte, vicissitudini attraversando cinquant’anni della storia di questo paese, quindi si può considerare questo il diario di un uomo che ha navigato per mezzo secolo nelle acque turbinose italiane, senza affondare, e da piccolo protagonista, non solo da spettatore. Partito da Milano arrivato in Sicilia, quale emigrato al contrario.
https://gianrelli.blogspot.com/
Però, quante ne ho passate! Vita di Gian ovvero l’evoluzione attraverso 50 anni di esperienze di un uomo, quasi, qualunque, da tagliato fuori a figlio del 68 e militante impegnato.
Chissà che non riporti ricordi alla memoria degli anta, e che non possa dire qualcosa di nuovo ai millennials.
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