ADDIO GIGI!

Gigi Proietti sul palco del teatro Ariston al festival di Sanremo. CLAUDIO ONORATI/ANSA/

Ebbi il privilegio di conoscere di persona Gigi Proietti: era il 1999. Entrambi dovevamo salire sull’aereo per Roma dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari, a Trieste. Fu un incontro tanto fortuito, quanto emozionante, perché poche persone sono capaci di lasciarti qualcosa di sé, dopo averle incontrate. Iniziammo a parlare sul bus che portava all’aereo. “ ‘Na vitaccia fare l’attore, credimi, ma non so fa’ altro…”. Quella frase mi restò impressa per sempre, nella sua semplicità; espressa con la sua romanità inconfondibile, con le labbra sempre girate sul sorriso, con quell’aria da buon vicino di casa, più amico che vicino. Mi sembrava di conoscerlo da sempre; lo conoscevo sì, come tutti noi che lo vedevamo in televisione, al teatro… ma parlargli era diverso, perché la sua carica empatica me l’ero sentita addosso e stavo bene, densa di quella umiltà, senza né vanità, né arroganza, solo una semplicità elegante che connota solo le grandi persone.
Parlammo del più e del meno, mi fece in bocca lupo per tutto. Il suo eloquio era lo stesso, sia sulla scena, sia nella vita e io l’avevo costatato di persona. Lui era così: un uomo semplice, benché genio dalla cultura immensa, capace di far vivere un teatro senza scene, di trasformare un film in un grande film.
… E adesso cosa facciamo senza te? Tu che ti adiravi se la gente non sapeva ridere, perché dicevi che la vita è bella e va vissuta e questo continuavi a dircelo! Ma niente. In punta di piedi è uscito di scena, in silenzio, nella notte. Gigi non voleva disturbare nessuno, neanche questa volta: era fatto così. Perché non era un divo, ma un uomo che ha saputo darci tanto, con umiltà e umanità profonda, e tanto ci darà ancora se sapremo leggere i suoi messaggi nell’opera che ci ha lasciato e per questo Gigi sarà sempre vivo in mezzo a noi.

Grazie Gigi.
Giovanni Margarone