Il tempo degli amaranti
Alberto e Silvana sono due ragazzi che costruiscono insieme, nonostante le problematiche delle reciproche famiglie, una famiglia secondo i crismi dell’epoca, gli anni fra i ‘50 e i ’60.
La scelta di diventare architetto per Alberto e di abbracciare il ruolo di moglie e madre per Silvana sembrano dare solidità e equilibrio alle loro esistenze, ma qualcosa prende forma in modo inaspettato e rompe quella tranquillità che caratterizza le loro vite.
Un vecchio segreto di famiglia, custodito da una madre ormai rassegnata e da una sorella suora di clausura, scava in quell’abisso che Alberto custodisce in se, facendogli comprendere che le sue emozioni sono echi di emozioni già vissute da chi lo ha generato.
Tra difficoltà e paure anche per Alberto e Silvana arriverà la luce di un nuovo giorno, dove un diverso modello di famiglia, non convenzionale, consentirà loro di tenere in vita il legame che da sempre li aveva uniti, nel rispetto delle nuove dinamiche affettive.
Introduzione
In una Napoli suggestiva si snodano, a cavallo fra gli anni cinquanta e gli anni ottanta , le vicende della storia di sentimenti di una famiglia, coacervo dei nuclei d’origine, alla scoperta di nuovi e inaspettati modi di amarsi.Aneddoti personali
Il titolo di questo libro mi ha incuriosito non poco: ho scoperto che gli amaranti sono fiori la cui inflorescenza dura tantissimi mesi, da maggio a ottobre.Solo alla fine della lettura ho però compreso quanto calzante sia la metafora che gli amaranti rappresentano con la storia narrata nel romanzo.
Recensione
Non è vero che le storie d’amore sono tutte uguali: ogni storia è diversa, ogni storia è unica. Unica come la storia fra Alberto e Silvana, cresciuti insieme. Innamorati ma che un certo punto prendono strade diverse.Alberto scopre che si possono desiderare i capelli ricci e l’aria sfrontata di un giovane tirocinante e Silvana che il bisogno di contatto fisico può portare fra le braccia di un altro, alla ricerca di quel calore che solo passione può dare.
Soprattutto quando alle spalle di entrambi ci sono vissuti di dolore e di mistero che hanno minato, al livello inconsapevole, i loro equilibri, costringendoli a fingere una normalità che tanto normale non era. Forse proprio per questo si sono incontrati e scelti e amati.
Al punto tale da ritrovarsi con le reciproche fragilità, ridefinendo il loro mondo familiare nell’accettazione di nuovi bisogni per crescere insieme i due bambini, Emanuele e Umberto, nati durante il loro viaggio verso la consapevolezza che l’amore non ha dei criteri o delle regole per essere vissuto. Perché è amore.
Conclusioni
Sebbene questo romanzo tenda a essere incasellato nella letteratura LGBT, ritengo che tale inquadramento sia un po’ limitativo dell’opera di Antonio Mocciola.Più appropriato sarebbe definirlo una storia di sentimenti familiari, nella quale la scoperta dell’omosessualità è solo uno delle tante corde toccate.
Un po’ artificiosa la ripetizione della circostanza di tale scoperta di padre in figlio, che sembra quasi dare spazio a una teoria sulla ereditarietà di quello che, invece, è essenzialmente un approccio all’affettività.
Molto particolare invece la ricostruzione storica di Napoli e del sistema ferroviario dell’epoca e di memoria manzoniana la figura di Ada, sorella di Alberto, rinchiusa in un convento di clausura.
Un piccolo spaccato di sentimenti, talvolta un po’ scontato, ma scritto sicuramente con passione!
Citazioni
“Al cimitero di Poggioreale, davanti all’immagine di sua madre, in una foto presa da un qualche matrimonio, Alberto depose un piccolo mazzetto di amaranti.
E parlava piano, come per non svegliarla.
«E’ questa la promessa eterna che ti faccio. La vita che mi hai dato non andrà sprecata»