Intervista ad Antonella Polenta

Antonella Polenta è nata a Roma dove vive e lavora, incuriosita dal cognome ereditato dalla nobile casata di Francesca Di Polenta , dopo studi  e ricerche ha scritto un meraviglioso libro ” Talvolta un libro” ispirato proprio alla storia d’amore di Francesca Da Polenta e Paolo Malatesta. noi l’abbiamo intervistata per voi .

Talvolta un libro La recensione

Buongiorno e benvenuta nel nostro blog.

Buongiorno Elisa, ti ringrazio di avermi accolta nel tuo blog.

Chi è Antonella Polenta? Parlaci di te

Amo l’arte in tutte le sue forme espressive. Dal cinema, teatro alle arti figurative.  Chiaramente sento un trasporto particolare per la scrittura. Oltre a ciò mi piace viaggiare, soprattutto in luoghi lontani, poco battuti dal turismo di massa.

Il tuo libro “Talvolta un libro” è magnificamente ambientato nel 1200 ai tempi del Dolce Stil Novo e l’amor cortese. Come è nato?

L’idea di scrivere un romanzo storico discende dal fatto che mi piace mettermi alla prova sperimentando generi letterari diversi, quindi era giunto il momento di cimentarmi con questa nuova sfida. Per qualche tempo ho riflettuto sulla figura storica femminile sulla quale porre l’attenzione. Poi un lampo mi ha illuminato. La donna su cui concentrarmi non poteva essere altri che Francesca da Polenta, una mia antenata. Come avevo fatto a non tenerla presente da subito? Fin da piccola questo personaggio mi aveva affiancata e affascinata, cioè da quando mio nonno fece fare una ricerca araldica sull’origine del cognome Polenta da cui risultò la nostra discendenza dalla nobile casata.

Il riferimento alla corrente del Dolce stil novo, movimento poetico affermatosi verso la fine del 1200 che introduceva un nuovo concetto di amore, esaltando la donna angelicata, è stato consequenziale. La donna che, nella visione stilnovistica, ha la funzione di indirizzare l’animo maschile verso la sublimazione, verso un amore assoluto, puro, non carnale, per me si identificava pienamente con Francesca da Polenta. Almeno così era percepita da Lanfranco, il figlio dello speziale del Borgo di Gradara, che amava molto la lettura e si dilettava a comporre carmi.

 

La storia più celebrata e ricordata dell’Inferno di Dante: Francesca da Polenta e suo cognato Paolo Malatesta. Perché hai voluto raccontare la loro storia d’amore e di inganni finita così tragicamente?

Dante ha inserito Francesca da Polenta e suo cognato Paolo Malatesta nell’inferno tra i lussuriosi. Secondo me questa parola non va intesa con l’accezione propria del termine, almeno in riferimento a Francesca, che definirei una vittima dell’amore e del potere. La poverina aveva subito un sopruso da parte dei genitori. Contro il suo volere era stata costretta a sposare un uomo goffo e inelegante nella persona.

Dobbiamo, in ogni modo, ringraziare il sommo poeta se i personaggi di questa triste storia d’amore e di passione sono giunti fino a noi, o forse tributare il merito alle circostanze della vita che hanno condotto il sommo poeta in esilio a Ravenna, dove Guido Novello da Polenta, nipote di Francesca, l’ha messo a parte della vicenda.

Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancillotto come amor lo strinse; soli eravamo e sansa alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo del disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”. Declama Dante.

 

Il tuo romanzo percorre la storia, attraverso una storia di fantasia. Lanfranco il figlio dello speziale che si innamora di Francesca ed intesse una storia d’amicizia con la triste moglie del signorotto di Gradara. Ma anche Veridiana e Margherita unite da amore materno putativo. Hai parlato dell’amore in tutte le sue forme sia quello passionale tra Francesca e Paolo che quello materno e filiale di Margherita e Veridiana. Ebbene cos’è l’amore per te?

Per me l’amore è il motore che anima il mondo. La scintilla che scalda il cuore. La spinta emozionale dell’amore è determinante nella vita. Sia che si tratti di amore fraterno, filiale, materno, passionale o tra amici. La locuzione latina di Virgilio Omnia vincit amor, l’amore vince tutto, per me è vera e sempre attuale.

La storia è magnificamente inserita nel contesto storico, anche il linguaggio ti porta nella vita di quell’epoca.Immagino tu abbia fatto un lungo lavoro di ricerca ed approfondimento. Ce ne vuoi parlare?

Per non svilire il testo ambientato in epoca medievale ho cercato di usare un linguaggio consono, utilizzando termini, forse un po’ aulici, ma a mio avviso adatti alla narrazione. In ogni caso non è stata la ricerca del linguaggio la parte più ostica nella costruzione del romanzo, quanto la ricerca delle fonti documentali. Basti pensare che dopo il fatto di sangue nei documenti dell’epoca non sono più comparsi i nomi di Francesca e Paolo, come se il non citarli avesse potuto cancellare la nefandezza compiuta da Giovanni Malatesta. Sembra che sia stato per volere di entrambe le famiglie far cadere nell’oblio i loro nomi. Inoltre mi sono recata a Gradara per visitare da vicino il borgo e il castello dove ha preso origine la storia.

In “Talvolta un libro” ci sono splendidi personaggi, soprattutto tra la gente del popolo come Veridiana e Salvina ed ancora lo speziale con i suoi due figli, oppure il pettegolo calzolaio. A quale dei tuoi personaggi sei più legata?

Non saprei scegliere. Mi piace molto la figura di Veridiana, di grande umanità e con una religiosità tutta sua. Spinta da uno spiccato senso materno verso la figlioccia decide di percorrere la via Francigena sopra le forze e con poche speranze, solo perché Margherita la spinge a farlo. Mi fa simpatia anche il calzolaio, pettegolo, arguto e dotato di senso pratico. Poi c’è la figura di Lanfranco, il figlio dello speziale, anche lui sarà mosso dall’amore per Francesca, dalla ricerca della verità e dal desiderio di far trionfare la giustizia annichilita dal potere.

Un libro è come un figlio, la gestazione è lunga ed appassionante, ma spesso piena di dubbi. Bene cosa c’è di te in questo libro?

Confesso che l’ho scritto con molto trasporto e passione. Inoltre la ricerca delle fonti, anche se impegnativa, mi ha molto stimolato.

Che lettrice sei? Cosa ami leggere? A parte Dante Alighieri che ha ispirato questo tuo libro, c’è qualche autore a cui sei particolarmente legata?

Gli autori a cui mi sento legata sono tanti, a partire da Hermann Hesse che mi ha tenuto compagnia nella post-adolescenza, per proseguire con Calvino, Tobino, Moravia, Tabucchi. Un autore che ho molto apprezzato e apprezzo tuttora è Simenon, soprattutto per i romanzi dove il protagonista non è Maigret. Ritengo che Simenon sappia comunque coniugare suspense e attesa anche nelle storie non a sfondo poliziesco. Un altro scrittore che ho molto amato è Kundera di cui ho letto l’intera produzione letteraria. Tra i poeti ho apprezzato i poeti  maledetti e amo in modo viscerale Prévert. E che dire di Isabel Allende i cui romanzi hanno segnato un’epoca, entusiasmando milioni di lettori?

In poche parole perché dovremmo leggere il tuo libro?

Perché è uno spaccato storico di un’epoca considerata da molti buia e decadente, per me invece molto affascinante, soprattutto il basso medioevo, periodo che parte dall’anno mille. Epoca in cui è vissuto Dante, in cui si è espresso Giotto, sono state gettate le fondamenta di importanti cattedrali e si è verificata una rilevante ripresa economica. Inoltre perché parla di una nobildonna, considerata da alcuni quasi una sgualdrina, in realtà vittima del potere, dell’arroganza e della mancanza di autonomia nel decidere della propria vita.

Il mondo del web avvicina autori e lettori, tu come lo vivi?

Il mondo del web rappresenta un mezzo importante per farsi conoscere e per conoscere possibili lettori e autori con i quali confrontarsi. Sicuramente non avrei avuto l’opportunità di fare la tua conoscenza, seppure virtuale, e quella delle altre amministratrici del gruppo del fantastico “Mondo Incantato”.

Nel ringraziarti di essere stata con noi, ti chiedo se vuoi aggiungere altro.

Sono io a ringraziare il vostro Blog per avermi offerto la possibilità di dialogare un po’ con voi. Vorrei aggiungere che mi auguro che “Talvolta un libro” venga letto sia dai giovani che dai meno giovani, perché in fin dei conti si tratta di una storia d’amore intensa e soprattutto reale.