LIBERTA’ a cura di Giovanni Margarone

Libertà a cura di Giovanni Margarone.

Il 25 aprile, in Italia, si celebra l’anniversario della liberazione e questa volta contiamo ben 76 anni da
quel giorno in cui tutti potevano dire che era tutto finito.

I regimi nazi-fascisti erano crollati dopo una delle guerre più catastrofiche della storia. Noi che siamo nati molto tempo dopo da quel giorno non possiamo capire; solo chi ha vissuto in quell’epoca avverte ancora quel brivido dovuto a una sofferenza causata dalla paura, dalla fame, dall’angoscia, dalla disperazione. No, non possiamo capire, ma possiamo riflettere.

Mia nonna mi raccontava dei bombardamenti a Genova; la casa squarciata, il perdere tutto e
poi fuggire sfollati nelle campagne, là dove le bombe non piovevano. Quella guerra colpì duramente la
popolazione civile, ovunque. Ognuno soffrì in quell’Europa di macerie distrutta dalla follia di mostri
che avevano preso il sopravvento abolendo tutte le libertà. “Il sonno della ragione genera mostri” è il
pensiero che sovviene quando si pensa alle aberrazioni del Novecento e questo pensiero non deve, dico
non deve, svanire in noi, perché solo la follia umana è capace dell’autodistruzione. Per far sì che una
tale follia non ritorni è necessario, anzi, obbligatorio, che la memoria storica relativa agli accadimenti
atroci del secolo scorso non svanisca, che non si perda in polverose e mute biblioteche, ma resti in
ognuno di noi e sia tramandata, perché i martiri di quelle atrocità hanno consegnato a noi la libertà e la
pace e la loro memoria deve restare imperitura.


Pensiamo ai giovani che combatterono in quella guerra. Erano giovani come i nostri, che sognavano la
loro vita, che pensavano all’amore, che studiavano per il loro futuro, che lavoravano la terra. Pensate a
come deve essere terribile trovarsi di colpo in una tragedia senza via di scampo, con il terrore per una
morte sempre in agguato e indeboliti dai morsi della fame. No, non si può ignorare tutto ciò: è
immorale e ingiusto.


Come siamo oggi, in questa società senz’altro piena di difetti, lo dobbiamo a quella generazione che si
sacrificò per riavere la libertà. Questo è il motivo per cui non dobbiamo sciuparla, considerarla come il
bene più prezioso, perché l’uomo è nato libero.
In questi ultimi tempi abbiamo sofferto le limitazioni della libertà di movimento e già questo ci ha fatto
soffrire. Questo sia un monito per apprezzare la nostra libertà e non darla mai per scontata.
Ricordiamoci sempre che oggi al mondo ci sono luoghi in cui la libertà è negata, esistono ancora stati in
cui i diritti umani sono violati. Per questo riteniamoci fortunati di essere nati liberi in uno stato
democratico, perché nessuno può scegliere dove nascere. Non disprezziamo sempre il sistema in cui
siamo, adoperiamoci piuttosto per migliorarlo e ricordiamoci che viviamo in una democrazia con una
Costituzione che garantisce i nostri diritti, incluso quello di manifestare in libertà il nostro pensiero.
Con le idee di fanno grandi cose, senza le idee non si costruisce nulla.


E fu proprio con le idee e il coraggio che 76 anni fa il popolo riebbe la libertà della quale tutti noi
adesso godiamo. Condanniamo chi attenta a reprimere la libertà, tutte le libertà e i diritti umano, perché
la sua negazione annulla la dignità dell’uomo.
L’ illustrazione di questo editoriale è la fotografia del monumento ai “Martiri della libertà” di Agenore
Fabbri a Savona. La statua rappresenta un uomo squarciato che piega le sbarre; la forza non gliela dà il
corpo dilaniato, ma la sua voglia di libertà che lo manterrà vivo.