L’uccello padulo di Giovanni Lucchese

L’uccello padulo

Giovanni Lucchese
Affascinante, nobile e scandalosamente ricco.
È Gianandrea Ludovisi, detto Billo, un ragazzo che trascorre il tempo tra shopping sfrenato, sesso occasionale, droga e notti brave in giro per la capitale.
Al termine di una di queste serate, ridotto in uno stato pietoso, Billo conosce Mamma Sophie, un’attempata trans che gestisce una piccola masnada di personaggi eccentrici. Tra i due nasce un’amicizia tanto insolita quanto profonda.
Il rapporto di Billo con la nobile famiglia di appartenenza, composta da un padre arrogante e megalomane, una madre stralunata e depressa, e due fratelli completamente privi di carattere, inizierà a sfaldarsi sempre di più, in favore del fascino che il gruppo di Mamma Sophie esercita su di lui.
L’uccello padulo è un romanzo provocatorio e irriverente, una processione di personaggi bizzarri e anomali che si sono inventati un proprio ruolo nel mondo. Ma è anche un affresco nostalgico e tenero di un’età di mezzo, una poesia visionaria sul concetto di appartenenza e di famiglia, un processo di trasformazione di un protagonista che ha, in sé, una buona fetta di tutte le contraddizioni umane.

Introduzione


La leggenda narra di un uccello micidiale, il padulo, che vola decisamente ad un´altezza bassa per la specie a cui appartiene.
Nonostante non sia dotato di grosse ali e di grande capacità di volo, è in grado di avere il sopravvento su specie molto più grandi di lui, aggredendo il fondoschiena.

Aneddoti personali


Un titolo così non poteva che farmi sorridere, avendo fra l’altro già sentito “battute” piuttosto esilaranti su questa insolita specie. Ma ho intuito, già dopo aver letto le prime pagine di questo romanzo, che più che divertirmi avrei trovato spunti di riflessione su numerosi particolari aspetti che la narrazione avrebbe affrontato.
 

Recensione


Una generazione davvero inconsistente quella dei giovani di oggi nella visione di Giovanni Lucchese, soprattutto se appartenenti a una famiglia ricca e potente come quella di Billo, il protagonista.
Avere tutto e non apprezzare niente, essere liberi e desiderare l’ingerenza affettuosa dei genitori. Consumare il sesso e aver voglia di amare.
Vivere nel quartiere più esclusivo di una metropoli e finire nei bassifondi popolati da strani abitanti. Come Sophie, transessuale con la passione per le cause perse, don Chisciotte di un esercito di emarginati.
E sentirsi più a suo agio in un contesto del genere che nel lusso, trovare più affinità con quegli emarginati che con gli amici di sempre, essere più autentici con gente appena conosciuta che con i propri genitori o fratelli.
Perché la vita è così, non va mai data per scontata e, spesso, quello che crediamo sia il nostro destino si rivela una maledizione e certe situazioni che credevamo incompatibili con la nostra esistenza diventano il futuro.
Billo, il giovane protagonista, inizia infatti a riorganizzare tutti i suoi piani, proprio a causa di un terremoto esistenziale che vive, suo malgrado, sperimentando relazioni autentiche con altri esseri umani, a prescindere dalla loro immagine o dal loro mestiere.
 
E finalmente l’uccello padulo, come il ragazzo viene soprannominato dalla sua “genitrice adottiva”, Mamma Sophie, inizia a volare verso l’alto.
 
Surreale l’ambientazione del romanzo nel mondo LGBT, popolato da transessuali dai nomi incredibili e da figure quasi mitologiche che esprimono la straordinaria diversificazione del genere umano, ma, a mio avviso, talvolta superficiale l’introspezione psicologica dei personaggi. Così come le relazioni nascoste fra alcuni dei protagonisti, colpi di scena densi di valenza simbolica, vengono sacrificate, nell’approfondimento, alla risonanza di esse nella vita del giovane Gianandrea.
 
Gradevolissimo lo stile narrativo, nonostante l’ambientazione in contesti piuttosto “crudi”, quali droga, legami familiari distorti, prostituzione, violenza e autolesionismo.

Conclusioni

Una lettura decisamente originale, anche se indirizzata, con la prospettiva di un feedback positivo, verso determinate categorie di lettori, dotati di adeguata apertura mentale e soprattutto capaci di cogliere sia il sottile senso ironico che quello essenzialmente metaforico che pervadono la totalità della narrazione.

Citazioni

“Mia madre non si scompone per niente e, dopo aver accarezzato la bambina seduta al suo fianco, si decide a rispondermi: «Famiglia, che parolone, Billo, e quanti significati le stai dando» sbuffa guardandomi. Credo di aver capito male. «Eh?».
«Billo, qual è la tua vera famiglia? Cosa vuol dire famiglia, per te? Sono le persone che si prendono cura di te, che ti crescono e che hanno a cuore la tua evoluzione, o sono gli spermatozoi che per puro caso sono entrati in contatto con un ovulo dando vita al tuo dna?». ”

“La regina di tutti, ovviamente, è lei, la padrona di casa. Un trionfo di colori, fiori e frutta su tutto il corpo. Ha una gonna ampia con uno spacco sul davanti e un top legato sotto il seno, entrambi di una stoffa fiorita dai mille colori. Un turbante in testa con banane, mele e ananas. Gli orecchini sono due ciliegie mature, i sandali hanno due minuscoli mandarini sull’alluce e al collo una collana fatta di fichi d’india. Tutto di plastica, finto, ma su di lei ogni cosa prende vita, diventando un inno alla natura. Ho la sensazione che sarà la regina assoluta della serata, e che sia abituata a esserlo.
Il trucco di ognuna di loro è un capolavoro, un’opera d’arte pop che trasgredisce ogni regola razionale cambiando i lineamenti, accentuando i pregi e cancellando del tutto i difetti. Un pittore surrealista avrebbe dovuto lavorare una vita intera per creare quattro capolavori del genere.”

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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