Noi di Paolo di Stefano

Noi, Paolo Di Stefano, Bompiani editore.

Paolo di Stefano traccia un bellissimo ritratto di un epoca, racconta vite normali, che lui definisce grigie; in uno spasmodico bisogno di raccontare il ” Noi “. Come un bisogno di andare a ricercare quella storia che suo padre ha voluto raccontare, prima che andasse persa.

La perdita di quel bambino Claudio, il suo fratellino morto di leucemia, appena prima che ne fosse scoperta la cura, è per il narratore come una coltre piena di spilli rimasta ferma nell’anima.

Il bisogno di raccontare e di raccontarsi, passando da Avola, il paese di origine della famiglia. Suo nonno, un femminaro, che tratta le donne come pecore, e le pecore, per suo padre Vannuzzo è stato una spina in un fianco, che da giovane ha odiato profondamente per difendere sua madre Dinuzza dalle sue intemperanze, e curato amorevolmente da vecchio. Sua madre Dinuzza che continua a dirgli Paolo scrivi , scrivi e Paolo scrive. E lo fa con una prosa colta, accattivante con intermezzi poetici, forse anche difficile da leggere, vi è dentro tutto il suo essere, i suoi fantasmi, le sue origini ,sembra quasi di spiare la vita altrui.

La storia di un’epoca quando i giovani partivano, lasciavano il caldo, i profumi, le atmosfere della loro Sicilia per approdare nel freddo nord, e il nord per loro è Milano, per suo padre e sua madre la Svizzera; il padre che da Avola voleva andare in Svizzera e dalla Svizzera voleva tornare ad Avola, la sua irrequietezza che lo fa somigliare forse, sempre più a quel padre un tempo detestato.

Questo ritorno a casa, per scavare tra le agendine intonse, conservate da suo padre, in attesa di avere qualcosa di interessante con cui riempirle, per cercare al storia dei suoi avi, e raccontarla.

Un regalo alla paternità, alla genitorialità, ai conflitti generazionali che sempre si intersecano nei rapporti con i genitori e per Paolo soprattutto con suo padre. Ora sente forte il desiderio e l’esigenza di celebrare la paternità.

Un lavoro di ricerca, che forse diventa anche una liberazione per se stesso, un libro nel segno del padre, un omaggio a quel padre, tanto critico verso suo nonno, per poi divenire in vecchiaia irascibile come lo era lui. Un regalo alla paternità, alla famiglia, a sua madre Dinuzza, che come tutte le donne della sua generazione, sopportava perché così doveva andare, era una donna.Ma forse era felice così.

L’immagine intrisa di poesia, tutti attorno ad un tavolo ad ascoltare i racconti che solo ora suo padre si è deciso a lasciare, quasi come un testamento familiare, è il vero senso della famiglia. Certo non era una famiglia da Mulino bianco, una famiglia come tante, con i propri crimini familiari, litigi e prese di posizioni, che il tempo nel racconto e nei ricordi giudicherà inutili.

Ma tra le righe si legge un viaggio nei sentimenti, forse terapeutico per l’autore stesso.

Le parole hanno un peso , e Paolo di Stefano le ha usate e centellinate ad arte, come dei fiori regalati ai suoi genitori, in particolarmente alla figura paterna.

Il recupero delle origini, della paternità e della figliolanza, che può diventare anche un modo per esorcizzare quella perdita terribile che l’autore forse porta ancora con sé.

Un libro di rara bellezza e poesia, le parole salvifiche e portatrici di pace per chi le scrive, e chi le legge.

A chi consigliare questo libro, ma a tutti gli amanti della bella scrittura.

Elisa Santucci

Paolo Di Stefano è nato ad Avola, in Sicilia. È inviato del Corriere della Sera. Ha pubblicato poesie, racconti, inchieste e romanzi, tra cui Baci da non ripetere (Feltrinelli 1994), Tutti contenti (Feltrinelli 2003), Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008), La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956 (Sellerio 2011), Giallo d’Avola (Sellerio 2013), I pesci devono nuotare (Rizzoli 2015) e Respirano i muri (con Massimo Siragusa, Contrasto 2018). Con il nom de plume di Nino Motta ha pubblicato La parrucchiera di Pizzuta (Bompiani 2017). Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Grinzane Cavour, il SuperFlaiano, il SuperVittorini, il Campiello, il Volponi, Lo Straniero, il Viareggio-Rèpaci, il Bagutta.

Sinossi

Lo scherzo tormentoso inflitto a un fratellino minore, un frutto mangiato insieme al nonno sotto un albero di mandorle, l’intercalare di un padre – “picciotti mei!”; ma soprattutto un giorno dell’aprile 1967 in cui piove, Patty Pravo compie diciannove anni, a San Siro Burgnich segna il secondo gol contro il Bologna e un bimbo di cinque anni muore per una malattia che di lì a pochi mesi diventerà curabile. Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria, e altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà. Paolo Di Stefano – il fratello maggiore, colui che gioca in un’altra stanza mentre la morte arriva, il figlio condannato a vivere e ricordare – trova in queste pagine le parole per ciascun ricordo e insieme colma lacune, cerca ragioni, inscrive la storia di una famiglia nella Storia che ci coinvolge tutti. La Sicilia del Ventennio e poi dello sbarco alleato, un amore a Palermo, la Milano frenetica del boom, un uomo innamorato della letteratura che dalla luce accecante del sud giunge in Svizzera per cercare riscatto da un padre violento; donne dall’aspetto fragile ma dalla tempra di leonesse; il dialogo mai interrotto e mai compiuto con il fratello, la cui voce – rossa come le macchie sottocutanee della leucemia – è sottile e perentorio contrappasso a ogni momento di tregua; il futuro intravisto nelle curiosità di una figlia. Con emozione e misurata eleganza il narratore racchiude in questo romanzo il senso di un’esistenza intera, raccoglie le tracce di un universo di vite non illustri eppure notevoli per comporre il romanzo di una famiglia, di un “noi”: forse la sola dimensione che possa salvarci, perché in fondo, senza saperlo, insieme siamo stati felici.

Editore: Bompiani
Collana: Narratori italiani
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 20 maggio 2020
Pagine: 608 p., Brossura
EAN: 9788845293153

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