PALINGENESI ESISTENZIALE

La primavera ormai prossima, che giungerà dopo un inverno comunque mite, forse troppo, sarà il risveglio della natura che avverte di nuovo l’energia del sole, affievolitasi durante l’inverno; così gli alberi sbocciano, le formiche riprendono la loro operosa attività, gli orsi si svegliano dal loro letargo.
Ascoltando la Primavera di Vivaldi, se chiudiamo gli occhi, ci sembra di vedere questo emozionante evento naturale che ogni volta ci ripropone il suo mistero. Così come noi ci risvegliamo ogni nuovo giorno, la natura di prepara a vivere una nuova avventura grazie alla primavera. L’orologio naturale che c’è in ogni essere vivente non sbaglia, è il ritmo biologico che cadenza la vita, questo meraviglioso fatto su cui i filosofi hanno sempre meditato, cercando di dare risposte al mistero dell’essere, un ente che è parte del tutto. Ente è ciò che è e il tutto abbraccia anche ciò che non vive e questo è eterno ed ha la potenza nel divenire, trasformandosi. Quindi siamo perché è stato e saremo; presente, passato e futuro: i tre fattori del tempo concatenati nel divenire.
In letteratura il concetto della primavera, del risveglio, dell’ente che prosegue nel suo divenire mutando è un assioma. Infatti in ogni opera si narra sempre, una storia o più storie, che seguono l’onda del tempo. Perché il tempo fa parte dell’uomo, l’uomo è il tempo. L’uomo che cresce nel corso del tempo, che muta e poi finisce il suo ciclo a cui seguirà la progenie.
Ma un fatto molto presente in letteratura, sia essa classica o contemporanea, si identifica nella palingenesi esistenziale. Storie di esistenze che mutano il loro corso, magari lottando, perché ricercano quella dimensione ancora non trovata. È impossibile pensare alla vita come un fatto statico, perché al mondo tutto si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. E la vita dell’uomo è un continuo cambiamento già nella sua normalità esistenziale.
Palingenesi è il mutare, il cambiare, il rinnovare, il riscatto. Storie di esistenze che mutano il loro corso.
Una metamorfosi, un punto a capo che l’individuo, in un preciso momento della propria vita, avverte.
Ma tutto è perché c’è la speranza, quella linfa che ci fa guardare al futuro e colui che trasforma la sua esistenza lo fa perché intravvede un futuro migliore del suo passato, perché ha avuto la consapevolezza di ciò che è stato e quindi vuole essere nuovo. Nuovo è ciò che non era prima, quindi un’esistenza rinnovata si spoglia di ciò che era e guarda a come sarà.
Per questo ho iniziato con la primavera, perché simboleggia la palingenesi e guardare al futuro significa avere speranza; ricominciare significa speranza, altrimenti il nostro essere non avrebbe alcun senso.
Come dicevo, sono tanti gli autori che argomentano i loro scritti con la palingenesi esistenziale, animando i personaggi da una precipua forza vitale che li induce a rinnovarsi. Sono narrazioni in cui l’evoluzione di fatti, di sentimenti, di emozioni compongono il messaggio principale che si vuole promanare, cioè quello della ricerca di se stessi, per un senso nuovo alla propria esistenza, una nuova fiamma dell’anima, quella misteriosa essenza che consente all’uomo di essere.

Giovanni Margarone