Progetto culturalmente: Antonio Cucciniello incontra i detenuti in uno scambio culturale e sociale.

Ieri, 6 febbraio, nella casa circondariale di Poggioreale, grazie all’Associazione di volontariato Onlus “La Mansarda”, si è svolto un intervento di carattere riflessivo-interattivo, tra lo scrittore Antonio Cucciniello e trenta detenuti appartenenti ai reparti Firenze e Genova, al quale ho partecipato anche io. È stata un’esperienza forte e unica, che mai potrò dimenticare. Non si discute sul fatto che la detenzione implica necessariamente la certezza che il soggetto abbia compiuto atti illeciti, ma ciò non può e non deve incidere sulla dignità umana.
La nostra Costituzione, all’articolo 27 recita: “…Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…”

Ci siamo trovati di fronte ad un gruppo variegato, per età, estrazione sociale, grado di cultura e consapevolezze acquisite. Ragazzi giovanissimi e uomini maturi hanno interagito con noi, commentando il libro, “Le ali del bruco, (che avevano già precedentemente ricevuto), ascoltando le testimonianze dirette dello stesso Tony e lasciando trapelare, a tratti, il loro stato d’animo e le loro sensazioni.


Raffaele, Nando, Cesare, Carlo, Salvatore, sono solo alcuni nomi che mi sono rimasti impressi. Ma tra tutti i presenti, colui che mi ha letteralmente emozionata, fino a farmi commuovere, è stato Davide, un giovane ragazzo che ha canticchiato una sorta di filastrocca intrecciando il concetto di libertà con quello della reclusione, della speranza, del cambiamento…
Non giustifico la delinquenza in nessuna delle sue forme, anzi, ma l’esperienza odierna mi ha resa ulteriormente consapevole che la realtà carceraria è costituita indubbiamente da persone complesse e con vissuti articolati e delineati da errori, ma ciò non toglie che si tratti pur sempre di essere umani, dotati di emozioni e, perché no, magari anche di spirito critico. Alla fine, dai saluti e dai ringraziamenti, ho percepito un loro reale senso di gratitudine, come se, per un attimo, un raggio di sole fosse riuscito a squarciare un cielo nero.
La vita mi ha insegnato che per ogni fine c’è un nuovo inizio, che dopo ogni caduta ci si può rialzare e che spesso le migliori opportunità, se corredate dalla giusta consapevolezza, arrivano proprio dopo e grazie a grandi e immensi dolori. E se “CARCERE” è l’anagramma di “CERCARE”, mi auguro che tutti riescano a trovare in primis se stessi, e poi la giusta meta in questo meraviglioso viaggio chiamato VITA.
Ringrazio tutte le figure professionali, assistenti sociali, avvocati, poliziotti, che quotidianamente offrono il loro supporto negli istituti penitenziari e che, creando un ponte con l’esterno, mostrano un’altra parte di umanità, spesso completamente dimenticata…

Fabiana Manna