Sabato rosso: gli omicidi terribili della storia
Aileen Wuornos: la donna che voleva punire gli uomini
Potere: la parola chiave che spesso determina azioni abominevoli e aberranti, non di rado alla base di innumerevoli omicidi, soprattutto se seriali. Rendere un proprio simile inerme, lasciargli respirare l’odore della paura e del terrore, vederlo soffrire fino all’inverosimile, prima di privarlo definitivamente dell’alito vitale, per diversi soggetti mentalmente instabili, con traumi mai risolti, con una vita insoddisfacente, con disturbi della personalità e della socialità, può diventare orrendamente galvanizzante, eccitante e addirittura appagante. Nondimeno, la reiterazione rappresenta un elemento fondamentale in grado di contribuire positivamente al perverso e macabro “stato di grazia” di chi compie crimini inenarrabili.
La storia della cronaca nera registra da tempo, purtroppo, un lungo elenco in cui molti uomini si sono macchiati di delitti efferati. Ma anche il numero delle donne, paradossalmente, non è poi tanto esiguo…
Oggi parliamo della statunitense Aileen Wuornos, all’anagrafe Aileen Carol Pittman, nota anche come “l’adescatrice delle autostrade”, dalla cui storia Patty Jenkins ha tratto spunto per il film “Monster”, da lui scritto e diretto. L’assassina è stata interpretata da Charlize Theron, che nel 2004 si è aggiudicata il premio Oscar come migliore attrice protagonista.
Ma analizziamo la vicenda, cercando di comprendere quali sono stati i motivi e le cause che hanno spinto la donna a compiere i sette omicidi che le sono stati attribuiti.
Aileen nasce il 29 febbraio 1956 a Rochester, nel Michigan, e cresce nella vicina zona di Troy. La madre, Diane Wuornos, è appena adolescente quando da alla luce la piccola e suo padre, Leo Pittman, pedofilo schizofrenico, è per questo arrestato e muore in carcere nel 1969. A soli quattro anni Aileen viene abbandonata dalla madre, che lascia lei e suo fratello Keith ai nonni materni, Lauri e Britta Wuornos, che li adottano legalmente il 18 marzo 1960. Il nonno però non è uno stinco di santo: spesso ubriaco, insulta, picchia e violenta la bambina, che comunque lo crede suo padre. Saranno proprio i nonni a rivelare ai ragazzini l’amara verità: sono figli di un uomo che abusava di bambini e di una donna che, non sapendo come mantenerli, li ha abbandonati lasciandoli al proprio destino. Questa notizia stravolge Aileen, che comincia una vita sregolata: inizia a prostituirsi, per pochi soldi, sigarette o alcol, cercando tra i coetanei, probabilmente, anche approvazione, affetto e benevolenza. A quattordici anni subisce una violenza da parte di un amico del nonno, a seguito della quale resta incinta. Ma il bambino, una volta nato, viene immediatamente dato in adozione. Dopo la morte della nonna, il nonno mette alla porta i due fratelli e Aileen comincia a vivere come una senzatetto, guadagnandosi la giornata con l’unica cosa che sa fare: prostituirsi e rubare. E ben presto arrivano anche i problemi con la giustizia…
Aileen viene arrestata la prima volta nel 1974, in Colorado. Dopo essere stata sorpresa a correre in auto completamente ubriaca e dopo aver sparato dal finestrino con una pistola calibro 22. Escogita la tattica di cambiare spesso identità: diventa Sandra, Lee, Cammie… Decide che la soluzione può essere quella di trovare un uomo che la sposi e la mantenga e, almeno per un po’, ci riesce. Conosce Lewis Fell, più vecchio di lei di quarantanove anni, e convola a giuste nozze. Comincia a sperperare tutti i suoi soldi, e quando lui, ormai stufo, rifiuta di continuare a darglieli, Aileen si vendica fino a picchiarlo violentemente con un bastone. Fell chiede e ottiene un’ordinanza che impedisce alla moglie di avvicinarsi a lui e alla fine il divorzio. La solitudine torna come sua compagna onnipresente. L’idea di cercare un uomo che la mantenga senza lavorare persiste, ma le nuove conoscenze non soddisfano i suoi desideri. Subentra la disperazione, che la porterà a tentare di suicidarsi, sparandosi un colpo di pistola allo stomaco. Nel 1981, dopo aver provato a rapinare un negozio, viene arrestata e condannata per rapina a mano armata. Resterà in carcere fino al giugno dell’83, per poi tornarci periodicamente, alternando frequentazioni con uomini in cambio di denaro. Determinante nella vita della futura assassina sarà un incontro, quello con Tyria Moore, nel 1986. Aileen si innamora perdutamente della donna, fino a divenire possessiva e assillante. Ha paura di perderla, del resto, per la prima volta e grazie a quell’incontro fortuito, la Wuornos scopre la dolcezza, l’affetto che le è stato sempre negato, la magia di un sentimento che reputa esclusivo e travolgente. Per circa un anno le cose sembrano andar bene, ma poi emergono le sue reazioni improvvise e violente. È consapevole di essere un relitto sociale, e la colpa, nella sua testa, è sempre solo degli uomini: quelli che l’hanno abbandonata fin da piccola, quelli che non l’hanno mai protetta, quelli che hanno abusato di lei con violenza e senza alcun rimorso, quelli che l’hanno derisa, oltraggiata ferita nel corpo e nell’anima, quelli dai quali non ha mai avuto una chance per potersi riscattare. Forse, è giunto il momento di vendicarsi…
La sera del 30 novembre 1989 Aileen rientra a casa con un’auto nuova, e confessa a Tyria di averla rubata a un cliente dopo averlo ucciso con la sua inseparabile calibro 22. La vittima è il 51enne Richard Mallory, il cui corpo viene ritrovato il 13 dicembre dello stesso anno in un bosco nei pressi dell’autostrada. Il 5 maggio 1990 viene scoperto il cadavere di un uomo, ucciso da alcuni colpi di una calibro 22, che a causa del l’avanzato stato di decomposizione non sarà mai identificato. Nel giugno seguente è la volta di David Spears, camionista ucciso con sei colpi appartenenti a una calibro 22. La polizia continua a brancolare nel buio, ma secondo la relazione di una criminologa forense, appaiono evidenti due particolari fondamentali: l’omicidio non sembra la conseguenza di un tentativo di furto e l’assassino può essere una donna. Il 6 giugno dello stesso anno viene ritrovato un altro cadavere in avanzato stato di decomposizione, la cui identità resta un mistero fino a quando non viene rinvenuta la sua auto a pochi chilometri di distanza: si tratta di Charles Carskadonn, allevatore di bestiame trucidato con nove colpi di calibro 22. Seguono Eugene Burness, Dick Humphreys, e Walter Jeno Antonio, quest’ultimo ritrovato completamente nudo a parte i calzini, e con tre fori di proiettile alla schiena e uno alla testa. Sette uomini freddati in un periodo di tempo di circa un anno, con il medesimo modus operandi: l’assassina, dopo aver fatto l’autostop, si accorda con gli ignari malcapitati per il compimento di atti sessuali. Una volta appartatasi con loro li uccide e li deruba, per poi vendere i loro oggetti al banco dei pegni. E proprio grazie ad uno di questi oggetti le forze dell’ordine riescono a ricavare le impronte digitali e compararle con quelle trovate su una delle scene del crimine. Aileen viene arrestata a una festa di motociclisti per porto d’armi abusivo. Ma questo da solo non può essere un capo d’imputazione sufficiente per un processo. La svolta definitiva si ottiene grazie a Tyria, l’amore unico e vero della vita della pluriomicida: in seguito ad una conversazione telefonica intercorsa tra le due donne e registrata dai poliziotti, la Wuornos confessa, prendendosi tutte le colpe per gli omicidi commessi, scagionando completamente l’amata, per poi ritrattare in parte, cercando di giustificarsi in quanto, a suo dire, sarebbe stata costretta a difendersi da quegli uomini che inizialmente l’avevano rapita, picchiata e infine violentata. Nella fattispecie, a cominciare da Richard Mallory, la prima vittima, la Wuornos riferisce che l’uomo l’aveva caricata in auto visibilmente ubriaco, per poi legarla alla ruota di scorta, violentarla e sodomizzarla. Lei, però, ad un certo punto riesce a liberarsi, a prendere la pistola dalla borsa e ucciderlo. Copione che puntualmente si sarebbe ripetuto per tutti gli altri uomini. Ad ogni modo, il processo a carico di Aileen Wuornos comincia il 14 gennaio 1992. Inizialmente la donna viene accusata solo del primo omicidio, ma in Florida esiste una legge che permette di inserire prove di altri crimini se questi si dimostrano utili al dibattimento in corso. Il 27 gennaio la corte reputa la Wuornos colpevole di omicidio di primo grado, e la condanna a morire sulla sedia elettrica. Pochi mesi dopo, arriva una sentenza analoga per altri tre omicidi, e nel febbraio del 1993 anche per l’assassinio di Walter Jeno Antonio. Aileen si sente come un animale in gabbia, ferito e senza scampo: si lancia contro la giuria e ribadisce la sua innocenza. Non le viene dato ascolto, e allora augura ai giudici la sua stessa sorte, fatta di violenza e odio. Parte dell’opinione pubblica si ribella, mobilitandosi e facendo appelli. Anche Aileen ricorre alla Corte Suprema, ma invano. È sottoposta ad una ultima perizia psichiatrica, che la riterrà pienamente capace di intendere e di volere e gaudente nell’uccidere e rapinare le sue vittime. Probabilmente conscia di non avere opportunità per salvarsi, dichiara:
“Ho ucciso quegli uomini, li ho portati via mentre ero fredda come il ghiaccio e lo rifarei di nuovo. Non c’è possibilità che io rimanga in vita, perché ucciderei di nuovo. Non voglio più guardare dentro me stessa. Sono così stufa di sentire questa frase-lei è pazza.- sono stata valutata così tante volte. Sono competente, sana, e sto cercando di dire la verità, odio la vita umana e ucciderei di nuovo. La mia rabbia continua a bruciare, ucciderei di nuovo solo per puro odio come ho fatto con quegli uomini.”
Durante gli ultimi giorni di vita manifesta diversi disturbi comportamentali: accusa le guardie carcerarie di volerla intossicare mettendo nel cibo, saliva, urina e sporcizia varia. Si lamenta del trattamento disumano a cui è sottoposta, fatto di ammanettamenti violenti e frequenti, controlli continui dalla finestra della cella, di non avere la giusta pressione dell’acqua e della presenza della muffa sul suo materasso. La sua esistenza arriva al capolinea il 9 ottobre 2002, con un’iniezione letale.
La Wuornos è stata la decima donna ad essere giustiziata negli USA e la seconda in Florida.
In tanti, considerato il vissuto di questa donna, si sono chiesti se questa donna fosse stata vittima o carnefice. È indiscutibile che Aileen Wuornos, come persona prima e come assassina dopo, sia stata figlia di una società che non l’ha mai amata, non l’ha mai soccorsa, non si è mai presa cura della sua anima, della sua mente e del suo corpo. La Dott.ssa Giovanna Maresca, analizzando la vicenda in maniera più ampia, riflette su questo caso e scrive:
“Purtroppo il sistema di giustizia americano non è improntato al recupero del reo, non esiste la volontà di creare uno Stato che cresca cittadini sani e con valori, questo è stato l’atteggiamento nei confronti della Wuornos che sin da piccola entrava ed usciva dal carcere senza ricevere un supporto psicologico che la aiutasse a cambiare strada e quando lei ha chiesto l’accelerazione del processo la Corte non aspettava altro che giustiziare il mostro e assecondare l’opinione pubblica visto anche il clamore mediatico che il caso aveva suscitato. La Wuornos poteva essere fermata e salvata prima dallo Stato e poi dalla Moore. Questo è anche il motivo per cui l’America registra un numero molto alto di criminalità e cresce alcuni dei più spietati killer a livello mondiale. Nessun personaggio nella vita di Aileen sembra aver avuto un ruolo pienamente positivo, quando lei uccideva manifestava la sua rabbia verso gli uomini, la società e il mondo che lei percepiva alleato contro di lei. Se è vero che si è lasciata travolgere dagli eventi senza reagire e ha preso la strada “facile” che molte persone in difficoltà scelgono, è anche vero che i valori si apprendono e si assumono dall’habitat sociale e che esiste una sorta di determinismo nelle scelte comportamentali dei singoli, connesso alle relazioni interpersonali.”
Se l’infanzia della Wuornos fosse stata diversa, più serena, con una famiglia amorevole e presente, la sua vita da adulta avrebbe preso un’altra piega? Che donna sarebbe stata? E perché sono ancora pochissime le persone che denunciano abusi, fisici e psicologici, quando si ha la certezza che questi realmente accadono? Perché tanto degrado, tanta miseria umana?
Siamo chiamati seriamente a riflettere. Chi si gira dall’altro lato è un complice del male dilagante, presente e futuro…