Il bambino che disegnava le ombre di Oriana Ramunno

Il bambino che disegnava le ombre di Oriana Ramunno

Il bambino che disegnava le ombre di Oriana Ramunno , Rizzoli edizioni.

Lettera ai genitori di un bambino di Terezin
"Miei cari genitori, addio!
 Se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo
 inchiostro, non potrei descrivervi le mie
 sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
 Il campo si trova in una radura. Sin dal
 mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I
 miei piedi sanguinano perché ci hanno portato
 via le scarpe…
 Tutto il giorno lavoriamo quasi senza 
 mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci
 hanno portato via anche i nostri mantelli).
 Ogni notte soldati ubriachi vengono a
 picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è 
 pieno di lividi come un pezzo di legno
 bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche 
 carota cruda, una barbabietola, ed è una
 vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e 
 persino qualche foglia.
 L'altro giorno due ragazzi sono scappati, allora 
 ci hanno messo in fila e il quinto di ogni fila
 veniva fucilato…
 Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo
 di qui.
 Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà,
 mie sorelle e miei fratelli, e piango…"

Ci sono bambini dall’infanzia negata, destinati a non poter mai più giocare con la giusta spensieratezza, condannati a sofferenze psicologiche e fisiche inaudite. Derubati degli affetti, della normale routine. Privati del sorriso, del calore del proprio nido, dei baci e della cioccolata. Sono quei bambini che resteranno eternamente tali, perché a loro è stata strappata la possibilità di divenire adulti. Sono quei bambini confinati dietro ad un filo spinato. E per sempre resteranno i bambini di Auschwitz…

È il 1943. Hugo Fisher, è un ottimo investigatore della Kriminalpolizei, chiamato a scoprire le cause della morte di Sigismund Brown, pediatra specializzato in malattie genetiche che operava all’interno del campo di concentramento di Auschwitz e collaborava fianco a fianco del più noto Josef Mengele. Persona poco incline alle emozioni facili, Fisher accetta l’incarico, al cui esito è legata a doppia mandata la sua carriera. Giunge al campo desideroso di risolvere velocemente la questione, in modo professionale e con la certezza ormai di essersi fatto le ossa.

“Negli ultimi tre anni, da quando collaborava con la Kriminalpolizei, aveva visto di tutto: corpi mutilati, donne stuprate e uccise, uomini strangolati o brutalmente evirati, cadaveri freschi e altri putrefatti, gonfi, pieni di gas, merda e vermi. Le prime volte aveva vomitato, li aveva sognati di notte come gli incubi che vengono a tormentare i bambini; dopo ci aveva fatto il callo…”

Ben presto sarà costretto a toccare con mano una realtà inimmaginabile: ciò che avviene all’interno del campo di Auschwitz è qualcosa di mostruoso. I deportati sono alla completa mercé dei loro aguzzini, ai quali è concesso di tutto. Anche trattare i prigionieri come vere e proprie cavie da laboratorio.

“Hugo aveva visto migliaia di ebrei salire sui treni, a Berlino, partire dalla stazione di Grunewald o Anhalter con le loro valigie, le stelle gialle appuntate sui cappotti, e i volti quasi rincuorati perché abbandonavano una città che non li voleva più, e che era diventata invivibile e violenta. Quello che non aveva visto era dove arrivavano…”

Ma a Fisher non è consentito fare domande o curiosare. È stato avvisato di limitarsi e attenersi scrupolosamente alle indagini. Ne va della sua carriera, e forse anche della sua vita… Ed è proprio durante le sue ricerche che l’investigatore si imbatte in Gioele, un ragazzino sveglio e intelligente, che ha un fratello gemello di nome Gabriele e che è stato il primo a rinvenire il cadavere del dottor Braun. Strappato all’affetto dei suoi cari, privato della sua spensieratezza e della sua infanzia, Gioele riesce comunque a mantenere vivida la fiammella della speranza, anelando di poter tornare quanto prima alla sua quotidianità, sperando di giocare ancora con Gabriele e desiderando avidamente gli abbracci dei suoi amati genitori.

Hugo ha bisogno di scoprire la verità sulla strana morte di Braun e Gioele lo aiuta, raccontando ciò che ha visto e udito, ma anche disegnando in maniera impeccabile la scena del ritrovamento del cadavere. L’investigatore comincia ad affezionarsi al piccolo e il bimbo comincia a nutrire fiducia in quell’uomo che gli appare diverso rispetto agli altri ufficiali nazisti. Fischer capisce presto che Gioele è uno tra i favoriti del dottor Mengele, non solo perché ha un fratello gemello, ma anche perché presenta una caratteristica particolare e poco frequente: l’eterocromia. Per Mengele la differenza del colore delle iridi diviene fondamentale: è ossessionato dall’idea che i suoi studi pseudo scientifici possano contribuire e garantire al popolo ritenuto superiore quei tratti somatici tipici e tali da elevarlo e distinguerlo da coloro che sono considerati appartenenti ad una “razza inferiore”.

“…Mengele si terrà i meravigliosi occhi di Gioele per la sua collezione di bulbi e il resto sarà spedito con un pacco a Berlino, dal suo mentore, come materiale militare urgente.”

Ma cosa accade realmente ai tanti bambini che alloggiano nel blocco 10?

“…Il dottor Mengele ha uno zoo di esemplari unici. Zingari, nani, deformi, ma gli interessano soprattutto i gemelli, perché finita la guerra bisognerà rinfoltire la popolazione ariana e ogni donna tedesca dovrà partorire più bambini contemporaneamente. Sui gemelli fa degli esperimenti(…) Li misura, principalmente. Gli inietta qualche virus, prova a mescolare il sangue di due fratelli. Oppure cerca di cambiargli il colore degli occhi, o unire chirurgicamente i loro corpi per vedere come si comportano, se sono davvero un unico organismo come si pensa(…) Lo scopo dello studio dei gemelli non è osservarli in vita, ma analizzarli tramite autopsia comparativa…”

L’abominio prende forma, si traveste con un camice bianco, si cela dietro falsi sorrisi e opera indisturbato in nome di quella legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, frutto di un delirio tanto assurdo quanto aberrante che ha spalancato le porte dell’inferno per milioni di persone innocenti.

Ma che ne sarà di Gioele? E di Fisher e dei suoi fantasmi del passato?

Oriana Ramunno ha tratteggiato egregiamente uno dei capitoli più tristi e macabri della deportazione del periodo nazifascista, di cui non è facile parlare: il destino di tantissimi bambini finiti in un folle e demoniaco vortice capeggiato dal famigerato dottor Josef Mengele. La lettura di questo intenso romanzo è fortissima, cruda, straziante. Ma se da un lato emerge tutto l’orrore di quel momento storico buio e nefasto, dall’altro l’autrice pone in risalto anche un senso di umanità che non vuole soccombere alle violenze, alle privazioni, alle torture psicologiche e corporali più impensabili. Una umanità che non riguarda solo i prigionieri, ma che prova a far breccia e, anche se molto raramente, riesce a scalfire i cuori di coloro che ritenevano di appartenere a una razza superiore…

È doveroso conoscere e ricordare. Sempre. Soprattutto quando la Storia suscita indignazione, ripugnanza, sgomento, orrore. È necessario infondere princìpi basati sul rispetto, sull’uguaglianza, sulla tolleranza, sull’accettazione del diverso. Perché molto spesso, ciò che più spaventa e intimorisce, è proprio il confronto con ciò che non si conosce. E oggi, dopo tanti lustri, abbiamo l’obbligo morale di riflettere su ciò che è accaduto e di non dimenticare questo spaventoso periodo che ha caratterizzato e oscurato lo scorso secolo.

Sinossi

Un caso impossibile per il criminologo Hugo FischerQuando Hugo Fischer arriva ad Auschwitz è il 23 dicembre del 1943, nevica e il Blocco 10 appare più spettrale del solito. Lui è l’investigatore di punta della Kriminalpolizei e nasconde un segreto che lo rende dipendente dalla morfina. È stato chiamato nel campo per scoprire chi ha assassinato Sigismud Braun, un pediatra che lavorava a stretto contatto con Josef Mengele durante i suoi esperimenti con i gemelli, ma non ha idea di quello che sta per affrontare. A Berlino infatti si sa ben poco di quello che succede nei campi di concentramento e lui non è pronto a fare i conti con gli orrori che vengono perpetrati oltre il filo spinato.Dalla soluzione del caso dipende la sua carriera, forse anche la sua vita, e Fischer si ritroverà a vedersela con militari e medici nazisti, un’umanità crudele e deviata, ma anche con alcuni prigionieri che continuano a resistere. Tra loro c’è Gioele, un bambino ebreo dagli occhi così particolari da avere attirato l’attenzione di Mengele. È stato lui a trovare il cadavere del dottor Braun e a tratteggiare la scena del delitto grazie alle sue sorprendenti abilità nel disegno.Mentre tutto intorno diventa, ogni giorno di più, una discesa finale agli inferi, tra Gioele e Hugo Fischer nascerà una strana amicizia, un affetto insolito in quel luogo dell’orrore, e proprio per questo ancora più prezioso.

Marchio: Rizzoli

Collana : Narrativa italiana

Prezzo: 18 €

Pagine: 384

Data di uscita: 30/03/2021

ISBN carta: 9788817155748

https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/il-bambino-che-disegnava-le-ombre/

L’autrice

Oriana Ramunno è nata a Rionero in Vulture ma vive a Berlino. Questo è il suo primo romanzo, che verrà pubblicato anche da HarperCollins UK

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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