Ciak si gira! Intervista a Vito Bufano del CineTeatro Italia di Eboli

Vito Bufano

Raffaella Iannece Bonora intervista per il mondo incantato dei libri Vito Bufano gestore di un cinema di quelli di una volta,quelli in cui le famiglie si riunivano per trascorrere un piacevole pomeriggio a prezzi contenuti . Tutti i piccoli centri ne avevano uno, ma purtroppo i multisala li stanno uccidendo uno ad uno.

La situazione attuale dei cinema privati in Italia: quanto ne sappiamo?

Quante volte andate al cinema nell’arco di un mese? E di un anno? Insomma, quanto cinema c’è nella vostra vita? Troppe volte oggi, si sceglie di guardare un film a casa, del resto la scelta è vastissima, esistono programmi di ogni tipo che offrono centinaia di film, alcuni addirittura in prima visione, a prezzi così vantaggiosi che ci spingono a rimanere sul divano con un telecomando, o meglio ancora un touchscreen, sotto le dita. Facciamo bene? Ovviamente no! Nulla può regalarci l’emozione del cinema, lo schermo gigantesco di fronte a noi, il silenzio della sala, il velluto delle poltrone, il profumo dei popcorn … chi di noi non ricorda la prima volta al cinema? Una sala magica dove il nostro corpo scompare e diventiamo solo un paio d’occhi e un’anima, pronta ad entrare nell’incanto che prende vita di fronte a noi. Oggi, purtroppo, in parte la magia del cinema è stata spenta dai multisala, luoghi che sicuramente ci offrono un servizio, all’apparenza, maggiore, con la possibilità di scegliere fra decine di titoli proiettati contemporaneamente ma che vanno a minare la sopravvivenza dei piccoli – mica tanto? – cinema privati che, con tanto olio di gomito, continuano ad offrire un servizio non indifferente: voi avete un cinema nella vostra città? No? Quanto vi pesa prendere l’auto ogni volta per andare al cinema? E, se ce l’avete, siete consapevoli della fortuna di cui godete? Quant’è bello sapere ch i vostri figli trascorrono il sabato sera al sicuro, nel cinema di fiducia, invece che in giro? Purtroppo, però, non sempre il cinema sotto casa proietta il film che vorremmo vedere … e questo ci indispettisce: ma come, un film di fama mondiale, il proprietario ha deciso di non metterlo in programmazione? Il problema sta proprio in quella parolina “ha deciso”perché quasi sempre c’è ben poco da decidere. Eboli, città in provincia di Salerno, ha la fortuna di avere un cinema, il CineTeatro Italia, in passato la cittadina era ricca di ben tre sale cinematografiche, parliamo di un tempo lontano, quando pochissimi avevano la tv, esisteva un solo canale e i pc non erano stati ancora inventati. Oggi il Cinema Italia offre un servizio unico alla comunità, non solo con la programmazione filmica ma anche con il suo cartellone teatrale di tutto rispetto e con i progetti scolastici, per avvicinare i giovani ad un mondo per loro quasi sconosciuto, il mondo delle luci e del sipario. Da profana, alcuni giorni fa, ho avuto una conversazione molto interessante con il proprietario del CineTeatro Italia, una conversazione che ha acceso un occhio di bue su un questione importante: come funziona un cinema? Quali e quanti vincoli ha il gestore di una sala privata? Come vengono scelti i film da proiettare? Vito Bufano ci ha fornito la sua testimonianza preziosa.

“Il problema della politica nazionale delle distribuzioni è che loro vogliono togliere di mezzo i cinema indipendenti per varie ragioni, restare con due o tre catene di multisala ma, se ciò veramente accadesse, si realizzerebbero queste situazioni, primo: monopolio delle uscite dei film, loro deciderebbero quali film far uscire, quando e dove; secondo: monopolio dei prezzi, qui da noi un biglietto costa sei euro, in un multisala quasi il doppio, senza cinema indipendenti i prezzi schizzerebbero alle stelle, tant’è vero che io subisco pressioni quotidiane perché sei euro è un prezzo fuori mercato dal loro punto di vista ma io mi metto nei panni dei cittadini, nei panni di una famiglia che va al cinema e non può spendere cento euro per una serata fuori fra i biglietti, i pop corn, le bibite”, ci confessa il signor Bufano.

Ma perché insistere tanto sull’aumento del biglietto?

La risposta è semplice, “di questi sei euro, il 50% resta a me e il 50% va a loro, con una differenza: il mio è sporco, ovvero su quei tre euro devo detrarre tasse e spese, il loro invece è pulito, dunque l’aumento del costo del biglietto è direttamente proporzionale all’aumento del loro guadagno, ecco perché mi pressano affinché io porti il ticket ad almeno 8,50 euro, moralmente mi rifiuto di rendere il cinema, e quindi la cultura, un bene di lusso. Io voglio che le famiglie possano guardare un film, passare una bella serata, senza spendere un patrimonio”.

E sulla scelta dei titoli, invece? Qui si apre una finestra su un mondo davvero complesso e nascosto.

“Per proiettare i film maggiori di incasso io privato devo versare un minimo garantito, ovvero anticipare 5000 euro” e per i guadagni? “Ti faccio un esempio semplice, se guadagni 7000 euro totali, 5000 a loro e i 2000 restano al cinema, se arrivi a 10 000 euro si divide al 50%, se incassi 15 000 euro non sono più 5000 a loro e 10 000 a te, eh no, si ritorna alla regola del cinquanta e cinquanta, ergo loro vincono sempre”. Dalle parole di chi gestisce un cinema da tantissimi anni ormai (quasi venti), si evince chiaramente quanto, a causa di questa politica, sia diventato complesso, quanto gestire un cinema oggi significhi dare tanto e ottenere davvero poco in cambio.

E i film Disney? Da amante del genere ho sentito la mancanza del Re Leone …

“Ho proiettato Aladdin ma purtroppo sono andato in perdita. Il Re Leone, invece, non hanno voluto fornirmelo nemmeno con il famoso minimo garantito di cui parlavamo prima, hanno preferito affidarlo solo ai multisala di Pontecagnano e Salerno dando per scontato che i cittadini ebolitani interessati sarebbero andati in uno dei due centri e quindi non avrebbero comunque perso clienti, siccome dal loro punto di vista ciò che conta sono soltanto i numeri, è un ragionamento meramente commerciale, si è perso l’amore per la cultura che dovrebbe alimentare quest’ambiente.”

Da amante del cinema, ascoltare queste testimonianze mi fa male. I ricordi più belli della mia adolescenza sono legati alle poltrone rosse della sala Italia. Confesso, e ne vado fiera, che molti film non li ho visti al cinema perché, purtroppo, non erano in programmazione nella mia città, oggi, invece, la cultura del cinema è andata via, via scemando. Certo, qualcuno potrebbe dirmi che non è l’unica ma il cinema, rispetto ad altre aree, rappresenta un vero aiuto sociale: il cinema è discussione, aggregazione, crescita e divertimento, tutto in un’unica soluzione. Il mio invito è quello di riscoprire l’emozione di una sala, non di un multisala dove il troppo rischia di distrarvi dal protagonista della scena: la pellicola.

“Se ci fai caso” continua il signor Bufano “cinema indipendenti ne sono rimasti pochissimi, in molte altre città stanno organizzando delle raccolte firme per far riaprire il cinema perché è un servizio per la comunità, un servizio troppo spesso sottovalutato, dato per scontato ma … non è scontato che una città come Eboli abbia un Cinema, siamo aperti dal 2002, inizialmente siamo stati investiti dall’euforia del momento, la felicità di avere, finalmente, di nuovo un cinema in città, oggi invece si da per scontato qualcosa che, in realtà, è un in più. Il cinema è cultura e troppo spesso oggi sottovalutiamo il potere della cultura, non solo per la sua importanza sociale, ma anche lavorativa: intorno ad uno spettacolo teatrale non lavorano meno di cinquanta persone per volta, dunque anche con la cultura si mangia, anche la cultura mette il pane in tavola. Io, nel mio piccolo, ho quattro dipendenti fissi e, oltre a questo, ogni giorno offro un servizio sociale alla comunità, una ragazzina di dieci anni che va al cinema sotto casa per un genitore è un vantaggio, una comodità, una sicurezza. Ognuno è libero di fare ciò che vuole ma mi dispiace quando un mio concittadino predilige guardare lo stesso titolo in un multisala e non nel proprio paese, contando che tutti i film che proiettiamo sono in prima nazionale, quindi escono in contemporanea in tutte le sale. Scegliere il multisala non crea un danno economico personalmente a me ma crea un danno alla società, mi toglie potere contrattuale perché le major, con numeri alla mano, mi risponderanno che tanto, non darmi un determinato film, non toglie loro nessun guadagno siccome gli ebolitani scelgono comunque altri centri”.

È triste ascoltare queste testimonianze, è triste dover sottolineare quanto sia importante, per tutti, cercare di aiutare l’economia cittadina, dall’artigianato al teatro.

“Altro errore di oggi è accomunare due cose diverse e vederle simili, mi spiego: quante volte sentiamo dire che facciamo stasera, centro commerciale, cinema o entrambi? Troppo spesso si confondono due realtà che in comune non hanno nulla! Ciò ha portato il cinema a perdere la sua reale identità. Il giro al Centro Commerciale non può essere l’alternativa al teatro o al cinema, due realtà sociali e culturali che, giorno dopo giorno, stanno perdendo terreno” e continua “Non è facile oggi aprire un Cinema, anche solo la struttura è di difficile amministrazione, noi abbiamo due sale, la principale conta seicento posti, è una delle più grandi della provincia” ed io aggiungo, anche una delle più belle! Se non ci siete mai stati, dovete assolutamente rimediare!


“ Noi ci troviamo in una situazione davvero precaria” ci spiega il signor Bufano, “sul territorio esiste un monopolio della filmografia, determinati film li possiede solo una certa agenzia, queste agenzie sono in lotta fra loro e possono scegliere di non concederti una pellicola perché, in passato, ci si è serviti di un altro distributore. Ogni giovedì escono intorno ai venticinque film, molte case per concedere un titolo pretendono contratti che ti vincolano a proiettare altri venti film loro, ogni giovedì è una guerra tant’è che questa situazione ha fatto scaturire una interrogazione parlamentare, proprio sul nostro cinema, legata alle indagini dell’AGCOM che ha evidenziato mancanza di libero mercato in Campania.” Ed io vi riporto le testuali parole dell’AGCOM sulla suddetta Interrogazione: dal punto di vista della concorrenza dinamica, permangono le criticità per i piccoli esercenti con rischi di riduzione della gamma del prodotto cinematografico e dei servizi per gli spettatori, come consta personalmente al sottoscritto riguardo a decine di piccole sale cinematografiche delle zone interne della Campania, come ad esempio quella del Comune di Eboli, in gravi difficoltà economiche e sempre sul punto di chiudere, negando un’attività importante per una comunità locale: dal Ministro come intenda attivarsi, nell’ambito delle sue competenze, per tutelare gli esercenti cinematografici indipendenti e le piccole sale che rischiano la chiusura.

Purtroppo cinema, biblioteche, musei … insomma, tutti i luoghi che elargiscono cultura, stanno perdendo la loro guerra contro il consumismo, e perché? Perché noi abbiamo dimenticato una regola fondamentale: la cultura è libertà, senza di essa noi siamo soltanto dei burattini nelle mani di chi, muovendo i fili, vuole solo arricchirsi a nostro discapito. Boicottare la cultura, boicottare l’economia della propria città, vuol dire, semplicemente, boicottare noi stessi e i nostri figli. Insegniamo ai ragazzi a conoscere la propria città, a fare un giro per i negozi, chiacchierare con la commessa, farsi quattro risate con il barista, ordinare il solito al ristorante … rendiamoli più umani. Stiamo perdendo umanità. “Non possiamo pensare ad oggi per oggi, bisogna lavorare oggi per il destino della futura generazione e, per fare del nostro meglio, dobbiamo farci una domanda: come immaginiamo i ventenni di domani? Ragazzi vuoti, senza uno scopo oppure ragazzi impegnati, pieni di sogni, speranze, progetti da realizzare? Allora dobbiamo iniziare oggi, dobbiamo iniziare oggi ad educarli alla cultura, che sia facendo nascere in loro l’amore per i libri, per il teatro, per i musei, per la musica o per il cinema”, aggiunge Vito “il problema non è la crisi economica ma la crisi dei valori. Oggi fra una birra e un libro un ragazzo opterà sempre per il primo, nulla di sbagliato, ben venga la birra con gli amici ma noi dobbiamo educarli a scegliere, ogni tanto, anche il secondo”.
Negli ultimi trent’anni, con la perdita dell’amore verso la cultura, ci siamo ritrovati imbrigliati in una rete sociale che mira soltanto a strumentalizzarci e noi, ingenuamente, ci siamo lasciati catturare, abbiamo abboccato all’amo. Siamo giunti al Grande Fratello, no … non il reality, ma quello di 1984 di Orwell.

Grazie a Vito Bufano per le spiegazioni fornite sul dietro le quinte del mondo della distribuzione cinematografica. Da oggi in poi, quando la piccola – nel caso di Eboli per niente piccola – sala del vostro paese non mette in cartellone il film che aspettate con ansia, sapete perché e, soprattutto, sapete che non dipende dall’esercente, anch’egli vittima di una politica e di una organizzazione sbagliata.
Un invito per il domani: date valore a ciò che vi circonda, che sia un museo, una biblioteca, un cinema che, fortunatamente, avete sotto casa perché, con la crisi dei valori, più che economica, centri di fruizione culturale sono sempre più rari. Rieducate voi stessi ed educate i vostri figli ad amare un film, un quadro, una poesia, è l’unico modo per donarci un futuro degno di essere vissuto.

Raffaella Iannece Bonora

Pubblicato da Raffaella Iannece Bonora

Raffaella Iannece Bonora, autrice del libro "La Tavola degli Otto", si occupa, come freelance, di arte, musica, spettacolo, cinema, teatro, moda, letteratura ed eventi culturali. Gusti personali? Non è facile.dover scegliere un solo romanzo o una sola pellicola ma ci provo...Libro preferito? "Il Grande Gatsby"! Film? "La leggenda del pianista sull'oceano". Musica? Bruce Springsteen! Teatro? Shakespeare, sempre e comunque ❤ Su instagram mi trovate come arte_alla_spina e raffaella_iannecebonora_author

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