“Il Secolo XX tra Profeti e Guerrieri”
Nel 1923 Kahilil Gilbran pubblica “The Prophet”, il Profeta, un libello di poche pagine attraverso le quali l’artista libanese affronta una straordinaria varietà di tematiche, come il rapporto fra l’uomo e la natura, le relazioni uomo donna, il valore della libertà e tanti altri aspetti.
Si tratta di un’opera dissertativa, che mira a dare risposte teoretiche alle innumerevoli domande che possono sorgere nella mente degli esseri umani, riunendo in un fluido meccanismo espositivo una visione laica e religiosa allo stesso tempo e una narrazione che sia adatta alle esigenze meditative dell’uomo comune e che sappia anche attirare l’attenzione delle menti più evolute.
Famosissimo è il brano sui figli :
“I vostri figli non sono figli vostri…
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.”
O ancora quello sui doni:
“Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.”
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell’aria la sua fragranza.
Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra.”
Questi e altri scritti hanno viaggiato in numerosi paesi, veicolando concetti che sono diventati quasi costrutti assiomatici nelle convinzioni di uomini e donne a partire dal 1930, quando il Profeta fu pubblicato.
Oltre cinquanta anni più tardi, nel 1997, Paulo Coelho pubblica “Il Manuale del Guerriero della luce”.
Anch’esso composto di poco più di centocinquanta pagine, attraverso le quali lo scrittore brasiliano parla ai lettori con l’intento di indicare un percorso verso l’equilibrio personale e verso la felicità.
Possiamo citare lo splendido brano sull’amore:
“Un guerriero della luce ha bisogno di amore. L’affetto e la tenerezza fanno parte della sua natura, quanto il mangiare, il bere e il piacere del Buon Combattimento. Quando il guerriero non si sente felice davanti al tramonto, c’è qualcosa di sbagliato.
In quel momento, interrompe il combattimento e va in cerca di compagnia, per assistere insieme all’imbrunire. Se ha difficoltà nel trovarla, si domanda: “Ho avuto paura di accostarmi a qualcuno? Ho ricevuto affetto, e non l’ho capito?”
Un guerriero della luce usa la solitudine, ma non ne viene usato”.
O le sue parole sulla volontà:
“ll guerriero della luce contempla le due colonne che fiancheggiano la porta che intende aprire. Una si chiama “Paura”, l’altra “Desiderio”.
Il guerriero guarda la colonna della Paura, sulla quale è scritto: “Entrerai in un mondo sconosciuto e pericoloso, dove tutto ciò che hai appreso finora non servirà a niente.”
Poi osserva la colonna del Desiderio, sopra la quale legge: “Uscirai da un mondo conosciuto, dove sono custodite le cose che hai sempre voluto, e per le quali hai lottato duramente.”
Il guerriero sorride, perché non esiste niente che lo spaventi né che lo leghi. Con la sicurezza di chi sa ciò che vuole, apre la porta.”
L’autore sudamericano, basandosi prevalentemente su sue esperienze personali, stigmatizza dunque un modo di essere guerriero nella vita attraverso armi profondamente insolite quali la gratitudine, la misericordia e la perseveranza, declinando una visione esistenziale che lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Entrambi gli autori, sintonizzati su contenuti decisamente analoghi, sono estremamente noti, soprattutto fra la gente comune, quella che legge ciò che vuole, senza seguire le mode o le indicazioni che il mondo letterario può fornire sulle opere più interessanti pubblicate.
Mi pongo a questo punto una domanda che oserei definire di tipo “sociologico” più che letterario: – Perché si preferiscono questi generi di pubblicazioni rispetto a un bel romanzo o a un interessante saggio?
Perché i brani del Profeta di Gibran vengono citati più della Divina Commedia o di On the Road di Kerouac, che pure hanno delineato un vero e proprio modo di vedere e sentire la vita?
Come mai il Guerriero nato dalla penna di Coelho, rievocando in diversi momenti immagini tratte dallo stesso Vangelo e dalla Bibbia, è diventato per tanti la rappresentazione letteraria dell’interiorità che prende forma quando intendiamo perseguire un obiettivo, coltivare un sogno?
La mia personale interpretazione è che l’uomo moderno sia estremamente bisognoso di “Guru”, di figure di riferimento, di chi possa tracciare per lui il cammino.
Negli ultimi decenni, anzi direi nell’ultimo secolo si è assistito infatti allo svilupparsi progressivamente di uno strano fenomeno: da un lato l’evoluzione tecnologica, insieme alla modernizzazione dei costumi hanno portato l’uomo verso una sempre maggiore libertà di scelte di vita, dall’altro hanno depauperato totalmente quella dimensione spirituale che è un sentimento innato e un desiderio irrinunciabile della natura umana.
Ci si è liberati dal lavoro umano attraverso la tecnologia, ci si è autodeterminati svuotando di valore la morale terrena ma non si è mai liberi dal bisogno di spiritualità la cui assenza rende l’individuo come materia inerte.
Come nella notte dei tempi l’uomo ha bisogno di curare e di nutrire la sua sfera spirituale e di chi gli riconosca la legittimità di questo bisogno e il suo valore assoluto nel corso dell’esistenza.
Ha bisogno di chi gli indichi il cammino da seguire e come agire per soddisfare questo suo insopprimibile bisogno. Ha bisogno di un Maestro…comunque.
Secondo me è proprio per questo che Gilbran, Cohelo o lo stesso Orwell sono più citati e più conosciuti di altri autori che pur hanno teorizzato un approccio alla vita di notevole spessore.
Leggiamo a questo punto anche il Vangelo e il Corano: scopriremo verosimilmente che il bisogno di armonia e di empatia con il Divino sono nati molto molto tempo prima del Novecento e dei suoi Guru!
Rita Scarpelli