I MIEI VUOTI PIENI di Angela Sammarco

I miei vuoti pieni

Angela Sammarco
La poesia di Angela Sammarco è una poesia della quotidianità, della normalità. Una poesia che ricama le pagine del libro della vita e sa stupirsi ancora per ciò che essa può offrire. È una lirica che non ha bisogno di grandi cose, di eventi, di un vivere “inimitabile”, ma si accontenta del giorno che passa, del fiore, del sorriso, dell’estate. Le parole sono semplici, schiette, pulite. È una scrittura che non insegue termini ricercati, le basta la parola ordinaria, il dire le cose in maniera schietta e immediata. Una poesia, inoltre, dai toni delicati, quasi che la scrittrice si ponesse a lavorare con una certa ritrosia, in punta di piedi, finanche con un po’ di vergogna. Una poesia del quotidiano, strappata al quotidiano scorrere del nostro essere – e quindi del nostro pensare – e offerta a noi con molto pudore.

Introduzione

“Le parole sono pietre” diceva Camilleri e aveva ragione. E quanto questo pensiero si adatta bene alla poesia! Sì, perché se il verso, senza parole che provengano direttamente dal cuore del poeta, che esprimano la sua emozione o sentimento nel preciso attimo in cui scrive, si perde, muore; perché il significato di ogni parola è di un’importanza straordinaria, per questo ogni termine va pesato, messo dove deve stare. È il principio della giusta misura, poiché nella poesia ogni parola, dove essere stata scelta, deve stare solo e soltanto lì, perché la poesia è espressione immediata, ogni verso è un soffio che ci entra nell’anima e se questa è stata raggiunta, se quel verso non è arrivato a noi come una nota stonata, ma ci ha suscitato emozione, la poesia ha funzionato: questo è ciò che succede leggendo questa silloge di Angela Sammarco.

Recensione

Leggendo la silloge, si nota una certa, ammirevole, propensione della poetessa a volgere la sua attenzione sul mondo sensibile, ma questa considerazione sarebbe limitata se finisse qui, perché la Sammarco riesce a impregnare di metafisica anche il tangibile. Lo fa con la metafora, alla quale dà inoltre una repentina inversione; così, alla fine del verso, pronto è subito il significato. Non è una poesia ermetica, sebbene questa sia la tendenza e lo sfondo filosofico è evidente: ogni vuoto è pieno, perché il niente non fa parte della vita di ognuno di noi. Il nulla è altrove. L’autrice incalza con parole di una straordinaria semplicità e descrive, a sprazzi, la realtà della vita. Una poesia di riflessione, impossibile non meditarci su.

Conclusioni

Una silloge da leggere con calma, solo così è possibile gustare l’intensità dei versi. Perché questa è poesia di rara profondità, da trattare con cura.

Voto

5/5

Recensione di Giovanni Margarone