“Ringrazia la vita, perché ogni giorno è un miracolo. Ringrazia l’attimo, perché hai solo questo. Ringrazia ciò che arriva, perché è un dono. Ringrazia ciò che se ne va, perché ha svolto il suo compito. Ringrazia l’universo, perché sei parte di esso” (cit.)
Nella vita mai nulla accade per caso; ogni incontro, ogni viaggio, ogni percorso, ogni azione compiuta, ogni torto subito … tutto avviene perché deve insegnarci qualcosa, deve liberare i nostri occhi da quelle bende invisibili, poste da pregiudizi e preconcetti radicati nel tempo e talmente spesse da impedirci di “vedere”. Serve a eliminare quella fitta coltre di polvere che si deposita tra i meandri del nostro cervello, inceppando quei meccanismi in grado formulare pensieri equilibrati e non solo razionali. Una mente pulita e occhi “aperti” e rivolti al mondo interiore, riescono a essere un binomio perfetto capace di comunicare al mondo esterno attraverso il cuore.
Ma affinché tutto ciò possa essere realizzabile, occorre rompere quegli schemi dettati da prigioni dorate dentro le quali la società convenzionale ci costringe a rimanere.
È necessario perdersi per ritrovarsi. È questo il segreto. Ma c’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa ha il suo tempo. Tutto avviene esattamente quando è il momento giusto, né un attimo prima, né un attimo dopo. Ma quando si sente il bisogno di ritrovare sé stessi? A volte accadono cose nella vita che sconvolgono le nostre giornate, rompono sistemi monotoni di abitudini quotidiane difficili da sradicare. Si è succubi di una società che cammina seguendo un ordine preordinato cui occorre omologarsi per stare al ritmo scandito da un tempo che spesso non ci appartiene. Succede però che ci si stanca, che si ha l’esigenza di fermarsi per respirare e fare il punto della situazione sulla propria vita, tirare le somme di un bilancio spesso in passivo, e questo può anche voler dire che si è pronti a mettersi in gioco, a lasciare la certezza quotidiana di un lavoro, gli affetti, cambiare città, abitudini e modus vivendi.
È ciò che accade al protagonista di questo romanzo che, abbandonato il lavoro e finita la sua storia d’amore sente la necessità di ritrovare sé stesso, il proprio equilibrio fisico e mentale e decide di partire per l’India, emblema da sempre di ascetismo e luoghi sacri ove liberare la propria anima, dove la medicina ayurvedica e lo yoga sono lo strumento fondamentale per raggiungere la propria evoluzione spirituale. Qui, Kripala, sarà questo il nuovo nome che gli verrà affidato, inizierà a smarrire il proprio cammino tra le vie della città di Varanasi, luogo sacro per eccellenza, ma sarà esattamente il momento in cui comincerà a ritrovare il filo di Arianna che servirà a ricongiungerlo alla propria vita, che non sarà più quella di prima…
Varanasi e l’incontro con Tatanji, monaco che vive ritirato in un ashram, un centro di meditazione, in compagnia dei suoi gatti, segneranno un prima e un dopo nella capacità di riconoscimento di quella felicità insita in ognuno di noi e manifesta solo a pochi eletti.
Kripala è il nome della rinascita del nostro protagonista che affronterà non pochi ostacoli prima del risveglio, grazie a Tatanji che coadiuvato dai suoi gatti, animali sacri e spirituali per antonomasia, gli regala ogni giorno una perla di saggezza che lo condurrà alle sette rivelazioni. Rivelazioni che sono una grande lezione di vita per chiunque si accosti alla lettura di questo splendido libro.
La disciplina, l’impegno, il ringraziamento, la gratitudine, l’importanza di vivere nel presente, nel qui e ora, la necessità di imparare il silenzio, la pazienza, l’Amore; sono solo alcuni dei profondi insegnamenti per percorrere la via maestra che porta a quella tanto anelata felicità che altro non è che uno stato mentale insito in ognuno di noi e da sempre appeso a un filo, cui nessuno ha il coraggio di aggrapparsi per fermare quel movimento ondivago sul baratro delle paure e delle angosce quotidiane.
Non voglio entrare nello specifico della narrazione perché sminuirebbe l’intenso valore degli insegnamenti qui impartiti.
Un’opera che fa bene al cuore e arricchisce lo spirito, che lascia solchi di consapevolezza in merito a tutto ciò che ci accade. Un libro da tenere a portata di mano, da leggere, rileggere, regalare e regalarsi; da consultare ogni volta che si crede di non farcela, di aver toccato il fondo, di essere giunti al punto di non ritorno, per trovare quella spinta motivazionale e risalire la china… Assolutamente da leggere.
Teresa Anania
Titolo: Il monaco che amava i gatti – Le sette rivelazioni
Autore: Corrado Debiasi
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Parole
Uscita: 06.10.2020
Pagg.: 208- Rilegato
Prezzo: €. 12,90
EAN: 9788820070786
Il monaco che amava i gatti è la storia di un viaggio ispirazionale che tocca con poesia e semplicità i valori e i temi più profondi dell’esistenza. Una storia capace di parlare al cuore e all’anima di ognuno di noi.
«Ogni cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla».
Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti? Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire, attraverso un vortice di emozioni, l’immensa bellezza della tua anima, ci crederesti? Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l’amore dovrai scoprire l’amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un’altra prospettiva, ci crederesti? Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l’India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l’equilibrio che la sua vita ha smarrito. Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Nel ventre vitale e sacro di quella antica città si imbatterà in persone straordinarie nella loro apparente semplicità, umili nella loro natura ma abissali nella loro saggezza. Che si tratti di un maestro di arti marziali o di un pittore, di un’anziana che nutre i poveri o di una curatrice di giardini, ognuno di loro saprà lasciare a Kripala insegnamenti indelebili, parole che resteranno incise per sempre nella sua anima. Sopra tutti, a intrecciare destini come un abile tessitore, Tatanji: l’anziano monaco ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Sarà lui a scuotere la polvere dagli occhi di Kripala, fino a indicargli che quella felicità di cui è in cerca l’ha già dentro di sé: deve solo imparare a riconoscerla.