La storia della sete antica ed altri racconti
Camminavi con lui, gli stavi accanto, quasi ti aggrappavi alla sua mano; ti sembrava distratto e smarrito, non sapevi a cosa stesse pensando…. Camminavate in silenzio percorrendo lunghe distanze, un filo invisibile ti legava a lui, un filo fatto di tenerezza, timore reverenziale e fiducia.
Introduzione
Sedici racconti suddivisi in quattro gruppi: La partenza, Conversazione tra sordi, Concerto per violino solo e La storia della sete antica; questa è la struttura del libro di George Salem, scrittore siriano. Il tema? La trascendente poliedricità della vita.Recensione
Volutamente, prima e dopo la lettura, ho evitato di leggere recensioni o commenti riguardo a questo libro così particolare, perché sono intenzionato a esprimere ciò che veramente questo libro mi ha lasciato dentro.Durante la lettura, non bisogna concentrarsi sulle vicende, bensì volgere l’attenzione sul significato trascendentale delle narrazioni. Ogni racconto assomiglia più a un sogno, con le sue apparenti incongruenze, i passaggi bruschi che tuttavia non lo spezzano, ma lo fortificano, impregnandolo del significato voluto dall’autore.
Nell’opera di Salem, viene trattata la vita nei suoi vari aspetti, passando per i sentimenti e le emozioni, arrivando fino alla morte. Non sono racconti cronologici, ma lampi di parole che talvolta abbagliano e addirittura impressionano. Il continuo confronto con l’io che giudica e fa mutare il destino. L’io che in fondo è l’anima stessa. Un’anima che s’impersonifica con personaggi talvolta senza volto: puro spirito. E le cause esterne che condizionano la vita fino diventare un “sole che con i suoi raggi colpisce il deserto fino a diventare quel fuoco che arde e uccide”. La morte sempre in agguato, facendosi vedere per mezzo del pericolo. Mentre la solitudine corrode il nostro essere fino ad annullarlo. L’oblio che spoglia l’uomo fino a farlo diventare un granello di sabbia del deserto. Il forzato distacco dalle persone amate e la consapevolezza dell’amarezza della vita senza di loro. Il dover accettare le avversità del presente e della vita in generale. L’amore che è la vita, il vero collante della nostra esistenza che va vissuta, perché non ce ne sarà una seconda.
Quell’io che persevera a interrogare, operando nel personaggio un’introspezione talvolta dolorosa. La sete che uccide e che fa migrare gli uomini. Sono questi, e non solo, i concetti presenti nel libro
Conclusioni
Dall’incipit, il libro può apparire confuso, non lo nego. Ma avanzando nella lettura, ho capito che l’autore voleva andare oltre alle regole stilistiche consolidate, con un linguaggio proteso verso ciò che a noi occidentali talvolta sfugge.Se avete avuto occasione di leggere qualche versetto del Corano, forse capirete meglio il modo di esprimersi di Salem, in cui sono soventi i richiami al deserto e al sole, associati sempre nella cultura araba che paradossalmente vede nel deserto non la morte, ma il mistero dell’anima umana, dove l’uomo ritrova se stesso perché non inquinato da ciò che egli stesso ha creato; con la sabbia che lava e purifica, permettendo all’uomo di volgersi a Dio e salvarsi.
Salem non chiama per nome i suoi personaggi, perchè i personaggi sono l’uomo stesso, con le sue fragilità e le sue paure. In taluni racconti usa l’io narrante, mentre in altri usa l’io che parla a te. In quest’ultimo caso l’allusione alla coscienza è inconfutabile.
Si trova, a tratti, molta affinità con lo stile letterario di Kader Abdolah, scrittore e rifugiato politico iraniano, del quale cito “Scrittura Cuneiforme”, profondo romanzo a sfondo storico, e non solo, ambientato nell’Iran del secolo scorso.
Il libro di Salem va letto attentamente. Alla fine il vostro spirito sarà arricchito da linfa nuova e sarete indotti alla meditazione, così come sicuramente si aspetta l’autore. Buona lettura.