E’ a Martha’s Vineyard, isola a sud di Boston, che tutto ha inizio. Siamo nell’agosto del 1953 e nell’Ovale, l’angolo più appartato dell’isola, dove sorgono in circolo le dimore estive della ricca borghesia afroamericana appena formatasi, fervono i preparativi per le nozze di Shelby, la più piccola di una stirpe di medici di successo, i Coles. La giovane, figlia di una coppia di colore, sta per sposare un uomo bianco e la sua scelta suscita non poco scompiglio in famiglia. Tutti hanno qualcosa da dire al riguardo e sembra quasi aleggiare nell’aria una sorta di razzismo al contrario. Intorno a questa vicenda si ramificano le altre storie, arrampicandosi su per i rispettivi alberi genealogici, di tutti i protagonisti.
Si parte dalle piantagioni del sud, dove la schiavitù era legge per arrivare alla guerra di secessione, all’emancipazione degli schiavi ed al racconto di come si sia formata la prima generazione di neri che è riuscita a far studiare i figli. Ma tutto il mondo è paese, o, meglio, tutti gli uomini vivono di pregiudizi. E così si assiste al racconto di un razzismo tanto profondamente radicato nell’animo umano da esprimersi in tutte le declinazioni possibili: dal razzismo dei bianchi del sud nei confronti dei bianchi del nord dai piedi piatti, al razzismo dei bianchi di ogni latitudine nei confronti dei neri fino ad arrivare al razzismo esistente tra la stessa gente di colore nei confronti dei propri simili. Il romanzo passa, dunque, anche per il racconto di matrimoni celebrati senza amore, alla ricerca di un partner che non fosse poi così scuro, in modo tale da poter generare figli più chiari, che potessero passare come bianchi.
L’autrice ci conduce per mano attraverso tutte le sfumature del nero in questo mirabile affresco sulla natura umana, e lo fa attraverso le donne, narrando della donna d’ebano, di quella color nocciola e via discorrendo.
Un epopea struggente fatta di tante storie diverse, di racconti toccanti di sacrifici e privazioni, di uomini che attraverso lo studio sono riusciti ad acquisire pari dignità, di solitudine e dolore, di vergogna, sottomissione e silenzi, di inferiorità e superiorità solo supposte, di consuetudini difficili da sradicare e di ambizioni uguali per tutti a qualunque latitudine e per qualsiasi colore di pelle. Sull’intera vicenda si stendono i dolci accenti del sud, gli struggenti canti dei gospel, i variopinti colori delle popolazioni creole e il ricordo di un’Africa esotica e lontana a fare da sfondo.
Se una cosa vuol raccontarci questo romanzo, che divenne subito alla sua pubblicazione un best seller, è la follia del razzismo, da qualunque parte lo si guardi e nei confronti di chiunque lo si provi. Un sentimento che, in qualunque modo lo si declini, può portare con sè solo aberrazione, mistificazione e dolore.
Donatella Schisa
Titolo : Le nozze
Autore : Dorothy West
Editore : Elliot
Collana : Raggi
Prezzo : € 8,10
Dorothy West (Boston, 2 giugno 1907 – 16 agosto 1998) è stata una scrittrice statunitense. Faceva parte dell’Harlem Renaissance, ed è conosciuta soprattutto per il romanzo, The Living Is Easy, sulla vita di una famiglia nera delle classi elevate, e scrisse molti racconti.
La trama
Nell’angolo più discreto dell’isola di Martha’s Vineyard ci sono alcune case di villeggiatura che tutti chiamano, per la loro disposizione, l’Ovale. Esso costituisce la roccaforte orgogliosa della ricca e appena nata borghesia afro-americana. Il romanzo si apre nell’estate del 1953, mentre l’Ovale è in fermento per i preparativi delle nozze di Shelby, la figlia minore dei Coles, stirpe di medici di successo. Per ogni membro della famiglia questa è l’occasione per rievocare tutti quelli che ne hanno tessuto la storia per decenni. E in una danza di schiavi chiamati alla sfida della libertà, predicatori veggenti, latifondisti del Sud decaduti, maestre zitelle del Nord con l’ideale della civilizzazione, Dorothy West canta l’epos struggente dei neri americani, raccontando le storie avvincenti di ordinario eroismo di una generazione che decise di emanciparsi grazie al potere dello studio e delle professioni cui la società tributa la massima considerazione.