L’ottava lucerna, Massimo Costabile

L’ottava lucerna, Massimo Costabile. Re Artù edizioni.

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Se di lucerne ce ne sono otto, a racchiudere i settanta capitoli del libro, posso assicurare che ciascuna di esse illumina l’ironia che accompagna tutta la narrazione, dalla prima all’ultima pagina, in un continuum che include perfino i ringraziamenti, alquanto singolari, agli “amici grazie ai quali l’autore ha mantenuto la sanità mentale che gli ha consentito di scrivere un libro folle.”

Questo per dare soltanto un’idea delle sorprese che la lettura riserva, anche se non parlerei tanto di follia, quanto piuttosto di grande talento nel mettere insieme l’eleganza della prosa con una sferzante ironia, l’accurata ricerca storica con abili costruzioni di fantasia, un funambolismo letterario che attira l’attenzione, con la sua scorrevole complessità.

Siamo dinanzi alla riscrittura di una nota leggenda? Quale significato assume la rivisitazione in chiave ironica?

Sono queste le domande che mi pongo da subito e presto comprendo che la leggenda di “San Giorgio e il drago” è soltanto il punto di partenza per offrire un affresco che riguarda tutti i tempi, con una critica socio-politica che giunge ai nostri giorni.

La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine offre lo spunto da cui partire, con Giorgio di Cappadocia che si reca in una città libica per combattere il drago e salvare la figlia del re, ma lo sviluppo della storia ad opera dell’autore è una commedia divertente che fa sorridere e riflettere, perché la verità è lì, dietro ogni battuta. Leggere e immaginare una rappresentazione teatrale in più atti è immediato, grazie alla caratterizzazione dei personaggi e ai dialoghi taglienti che contraddistinguono le varie relazioni, facendo emergere difetti personali e rapporti particolari. Su tutto, la sferza dell’ironia.

Ogni personaggio entra in scena con la storia che l’accompagna e con la percezione che gli altri hanno di lui. Narrazione e descrizione sono pennellate d’artista, che renderanno indimenticabili tanti di essi:

il re Anatolio e sua figlia Silene; l’idealista e ingenuo Giorgio e il suo servo furbo, ribelle e brontolone Gabrione; il cavalier Platonico (Tito), burlone a sua insaputa; Cosimo, narratore adulatore al servizio del re, con le sue sintesi fantasiose da inserire negli Annali; Agrippino, il furbastro che pensa al tornaconto personale e Flaccila, la serva di Silene, riservata, saggia e arguta.

Giochi di parole, doppi sensi, verità edulcorate, in ogni pagina mille spunti per sorridere pensando. 

Basti pensare a Silene, la “vergine ingenua”, propensa a regalare emozioni a tutti, anche se plebei e maleodoranti, tanto per lei l’olezzo pestilenziale è un potente afrodisiaco, ma che in Giorgio vede un inetto, un bigotto idealista, un bamboccio tonto e vanaglorioso.

E Agrippinocon le sue convinzioni

“si era convinto che fosse sufficiente immergere la mano destra nell’acquasantiera per ottenere l’indulgenza nei confronti della sinistra intenta a rovistare nelle tasche altrui.”

E la giustizia cui fa riferimento è soltanto quella di ieri?

“Agrippino sapeva che l’anelito alla libertà e il furto erano ferocemente castigati dal diritto imperiale, mentre un omicidio ben congegnato poteva restare impunito.”

Viene spontaneo sorridere leggendo le disquisizioni sulla sopravvivenza dell’anima e sul suo peso, la lettera scritta da Dio e la gran confusione generata dall’editto di Nicomedia o di guardie autorizzate per decreto a nutrire odio verso i cristiani…

Tante grandi verità, che sollevano dubbi.

Il filo conduttore del romanzo è proprio il dubbio, che nasce da una mente critica per approdare a nuove certezze o riscoprire quelle già esistenti, liberandole dall’insicurezza.

Sono convinta che il libro affascinerà tanti lettori, ma una sua trasposizione teatrale attirerà un pubblico ancor più numeroso. 

***

«Anch’io voglio uno stallone divino» disse Silene, rivolgendo gli occhi al cielo.

«Per esaudire il tuo desiderio non credo sarà necessario scomodare Dio» sussurrò maliziosa Flaccila.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Ai tempi di Diocleziano, Giorgio di Cappadocia si reca nel regno di Selem per combattere il drago che infesta quelle terre. Scortato dallo scudiero, entra in conflitto con un impostore e con l’esercito dell’impero romano, giunto a Selem per perseguitare i cristiani. Alla fine Giorgio ne uscirà da eroe e santo, ma in maniera differente rispetto alle sue aspettative.

Autore: Massimo Costabile
Illustratore: Irene Caltabiano
Editore: Re Artù edizioni
Anno edizione: 2023
In commercio dal: 1 gennaio 2023
Pagine: Brossura
EAN: 9788894739060

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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