Titolo: Non Avevo Capito Niente
Autore: Diego De Silva
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Anno: ed.2014
Pagg: 314-Tascabile
Prezzo: 11,50
Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano 42enne, che si ritrova a dover fare i conti con la propria vita. Separato, ma ancora innamorato dell’ex moglie che lo ha tradito con un architetto, ma con la quale si incontra di tanto in tanto per fare del buon sesso. Padre di due figli. Fatica ad arrivare alla fine del mese anche perché la sua non è proprio quella che si può definire una carriera di successo. Divide con altri lo studio legale arredato con mobili Ikea che non vengono considerati solo oggetti inanimati ma finiscono col diventare parte integrante del tutto tanto da essere chiamati per nome. Vincenzo trascorre le sue giornate quasi in apatia fino a che la sua “tranquillità” viene turbata dall’assegnazione di una difesa d’ufficio nei confronti di Mimmo O’ Burzone, un presunto camorrista accusato di omicidio a seguito del ritrovamento di una mano nel giardino della sua casa. Da qui inizieranno una serie di cambiamenti nella vita di Vincenzo, a partire dalla relazione con il PM più bello e affascinante del Tribunale, Alessandra Persiano, che non si sa per quale strana interferenza del destino finisce con l’innamorarsi di lui. E qui mi fermo o finisco con spoilerare troppo sul romanzo…. De Silva riesce, in questo libro, ad inserire brillantemente un microcosmo della realtà napoletana all’interno di una società dalle mille problematiche, affrontando argomenti attuali di vita quotidiana: rapporti interpersonali, relazione genitori separati-figli, adolescenza, scuola, sesso, amore, camorra e modus operandi di uno spaccato sociale tipicamente malavitoso. Il tutto con estrema semplicità e naturalezza, ma soprattutto con una ironia spiazzante e a tratti esilarante. Vincenzo è il fulcro del romanzo, colui che si mette a nudo con una disinvoltura sorprendente e con un sarcasmo che non ti fa trattenere la risata … finisci col rivolgerti a lui quasi lo avessi di fronte… “Vincenzo ma ci sei o ci fai?”, è questo ciò che ti verrebbe voglia di chiedere.. Le sue continue riflessioni sulla vita quotidiana, sul suo modo di essere e di affrontare tutto con un umorismo disarmante in un perpetuo dialogo-monologo con se stesso attraverso un viaggio introspettivo con il suo IO, fino a rendersi conto che in fondo nessuno di noi ha mai veramente capito niente!
“…. E’ questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l’impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati….”
E a capire, alla fine, che bisogna prendere delle decisioni e assumersi la responsabilità di viverla la vita per poter essere felici.
” …Decidi con chi vuoi stare, cazzo. Decidila tu una cosa: agisci invece di aiutare gli altri a prendere decisioni che non ti riguardano, fra l’altro. Ti rendi conto di che mestiere assurdo fai? Eh? Voltati da questa parte, idiota: ce l’hai già qualcuno che sa farti felice, che vuole solo che resti. E resta, santo Dio, tanto che ti costa restare?…”
” … Vaffanculo, penso. Ecco quello che penso. E’ questa la parola che viene spontanea quando capita che ti senti inaspettatamente felice, tutt’a un tratto…”
La narrazione è semplice, lineare, scorrevole e dal ritmo veloce. E’ un romanzo che si legge piacevolmente; ironico e intelligente, per nulla scontato e dal finale che ti sorprende. Le pagine scorrono con leggerezza ma inducono alla riflessione e soprattutto a renderci conto che noi stessi siamo contemporaneamente l’interlocutore più importante al mondo tanto quanto quello più complicato col quale dialogare. Un romanzo che merita assolutamente di essere letto.
Teresa Anania
Nato a Napoli nel 1964. Scrittore, giornalista e sceneggiatore napoletano, Diego De Silva ha pubblicato diversi libri tra i quali il romanzo Certi bambini (Einaudi, 2001), premio selezione Campiello, da cui è stato tratto il film omonimo diretto dai fratelli Frazzi, con la sceneggiatura firmata a quattro mani con Marcello Fois. Sempre presso Einaudi sono usciti i romanzi La donna di scorta (2001), Voglio guardare (2002), Da un’altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007, Premio Napoli, finalista al premio Strega) e la pièce Casa chiusa, pubblicata con i testi teatrali di Valeria Parrella e Antonio Pascale nel volume Tre terzi. Del 2010 un nuovo romanzo, Mia suocera beve, con protagonista Vincenzo Malinconico, già al centro di Non avevo capito niente. Del 2011 è Sono contrario alle emozioni. Del 2012 Mancarsi. Nel 2013 Arrangiati Malinconico. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori, Crimini e Crimini italiani (2000, 2005 e 2008). I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo e Grecia. Ha lavorato anche ad alcune sceneggiature televisive e ha scritto l’episodio Il covo di Teresa della serie tv Crimini. È uscita nel 2014 una raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Patrocinio gratuito appare accanto a quelli di De Giovanni, De Cataldo e Lucarelli
TRAMA:
“Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose. Sapeste l’infelicità”
Prendete la persona più simpatica che conoscete. Poi quella più intelligente. Adesso quella più stupida e infantile. Più generosa. Più matta. Mescolate bene. Ecco, grosso modo, il protagonista di questo libro. Un po’ Mr. Bean, un po’ Holden, un po’ semplicemente se stesso, Vincenzo Malinconico è un avvocato semi – disoccupato, un marito semi – divorziato, e soprattutto un grandioso, irresistibile filosofo naturale. Capace di dire cose grosse con l’aria di sparare fesserie , di parlarci di camorra come d’amore con la stessa piroettante, alogica, stralunatissima forza, Malinconico ci conquista nel più complesso dei modi: facendoci ridere.