SPINTRIAE: Le Monete del sesso nell’antica Roma

Le Spintriae, sono delle monete coniate generalmente in ottone o bronzo grandi quanto una moneta da 50cent di euro, nate intorno al I° secolo d.c.

Così come tutte le monete, anche le spintriae hanno un dritto e un rovescio: da un lato vi sono ritratte scene erotiche eterosessuali, dall’altro i numeri romani da I a XVI. Pare che le monete, o gettoni del sesso, venissero utilizzate per pagare l’accesso ai Lupanari, i bordelli dell’antica Roma. I numeri stavano ad indicare il costo della prestazione mentre le varianti delle scene rappresentate, indicavano il tipo di prestazione che si voleva ottenere.

L’esigenza di mettere in circolazione questa tipologia di monete, nasceva dal fatto che non tutte le prostitute, così come non tutti i frequentatori dei lupanari, parlassero il latino, il che rendeva problematico far capire il tipo di prestazione desiderata.  Le scene riportate indicavano, quindi, senza alcun margine di errore interpretativo, ciò che ci si aspettava da ogni incontro.  Potremmo definire le spintriae, una sorta di Esperanto del sesso.

Il termine spintria di etimologia incerta, veniva associato dai latini ai giovani omosessuali, visti come pervertiti. Sappiamo che la parola compare per la prima volta al tempo di Tiberio e sappiamo da Svetonio che Caligola fece allontanare da Roma tutti i giovani ritenuti omosessuali.  Sicuramente, in origine le Spintriae avevano un uso totalmente diverso, anche perché al posto delle scene erotiche vi erano raffigurati i volti degli imperatori; si conoscono infatti ben 26 tipi di ritratti da Augusto a Tiberio, Commodo, Caligola, Claudio e Nerone.

L’iconografia delle spintriae è tornata alla ribalta in seguito alla scoperta dei dipinti erotici nelle terme suburbane di Pompei dove sono state rinvenute su una parete dello spogliatoio, le raffigurazioni di otto scene di accoppiamento etero e omosessuale anche fra più persone e otto scatole con numerazione da I a VIII.  Altre otto scene erotiche e altrettante scatole riportanti i numeri da IX a XVI, sulla parete opposta.

A tutt’oggi comunque non vi è alcuna certezza sul reale utilizzo delle spintriae, sicuramente forniscono però un dato interessante in merito al rapporto delle varie classi sociali nella Roma Imperiale, con il piacere fisico.

Abbiamo detto all’inizio dell’articolo, che i bordelli dell’antica Roma venivano chiamati Lupanari. Questo perché le prostitute venivano definite Lupe. I romani non solo erano figli della Lupa, ma le Lupe erano principalmente le sacerdotesse della Dea Lupa, la Grande Madre Natura che nutriva ogni essere vivente e ai cui Templi si praticava la prostituzione sacra. I Templi, proprio per tale motivo, presero il nome di Lupanari.  La prostituzione sacra, o lupercali (riti di purificazione), veniva praticata in nome del Dio Luperco, mezzo lupo e mezzo caprone. Durante i Lupercali, aboliti poi nel 496 dc da Papa Gelasio, dei giovani seminudi correvano colpendo con strisce di pellame le donne, per purificarle. 

A questo punto sorge spontanea una domanda … da cosa dovevano essere purificate, dalla prostituzione sacra?  Lascio a voi lettori l’onere e l’onore di trovare la giusta risposta a ciò che a me appare come il cane che si morde la coda.

Teresa Anania 

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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