Asilo Club di Mirko volpi

Asilo club – Storia semiseria di un padre alle prese con il mistero dell’infanzia, di Mirko Volpi per Salani Editore. Un capolavoro d’amore!

Con lo sguardo ancora rivolto a quel titolo in rosso che mi fa pensare, senza suggerirmi granché, guardo il piccolo che in copertina spalanca le braccia come un uccello pronto a spiccare il volo. È il sottotitolo invece che mi incuriosisce e mi invita alla lettura, senza attesa alcuna, tantomeno quella di trovarmi davanti a un capolavoro.
Invece è proprio così e lo scopro presto, fin dalle prime pagine, seguendo il modo originale in cui lo scrittore fa dell’essere padri un capolavoro linguistico ed emozionale: ogni parola, ogni costrutto ricercato trasuda ansia, emozioni allo stato puro e la parola rimanda al cuore, sempre in allerta, per il cucciolo d’uomo che si muove sulle sue gambe e che ad ogni domanda risponde solo con il silenzio.
Il mistero dell’infanzia, così difficile da penetrare, viene esplorato e narrato con una prosa ricercatissima, impreziosita da un fine umorismo che la avvicina ancor più al lettore. In quel mistero c’è però dell’altro: la figura dei nuovi padri in un ruolo tutto da riscoprire e da costruire.
I pensieri di Mirko ci tengono in allerta, come genitori, come adulti sensibili e responsabili, attenti al pianeta infanzia, davanti a un Ludovico che, appena arrivato all’asilo, palesa qualche dubbio.
“Si è rifatta viva la paura dell’abbandono al momento dei saluti di rito … da detenuto già perfettamente rassegnato alle norme carcerarie, può solo chiedere:” Poi torni a prendermi?”
E se i ripetuti, ma inutili tentativi del padre di comunicare con il piccolo lungo la strada, ci fanno sorridere…
“Lo accompagno a piedi, sollecitando osservazioni sul tempo, il freddo, il sole, il vento … tutto si infrange contro la sua espressione sfingica, …

… cogliamo l’apprensione dell’adulto davanti al mutismo del figlio all’uscita da scuola, perché soltanto lui può raccontare ciò che accade dal momento in cui si chiudono le porte.
“L’unico modo per carpire qualche briciola di storia è che Ludovico parli, narri, ci conceda anche solo qualche cencioso, rattoppato frammento di verità.”
Tempi moderni, vien da dire, quando “si spalancano le fauci della chat di classe dei Verdi” che inghiottono la moglie e lui si ritrova a fornirle un esauriente resoconto con il vocale su WhatsApp in diretta dall’Asilo Club. È costretto allora, suo malgrado, “a un incremento dello sforzo osservativo, a un’esplosione dell’esegesi del quasi nulla, nel mancato affinarsi delle sue facoltà narrative e interpretative”.
Divertenti le citazioni inserite nella narrazione, a colorare con i toni del dramma la sua misurazione dell’infanzia. Come è stupito quando Ludovico fa pat pat sulla spalla di un bimbo e lo saluta con un certo tono di confidenza … e quando poi Ludovico ilare saluta per primo e nessuno risponde …(Margot)”la sventurata non rispose”.
Ha una certezza: “tutti i membri dell’Asilo Club, Ludovico tra i primi, sono dei campioni di quella dissimulazione poco onesta che ‘infiniti adduce dubbi’ alla mente dei padri, del padre che si dibatte tra un desiderio di sano, tradizionale menefreghismo e l’impellenza di sapere.”
Mirko parla per i padri, mentre ripercorre le ansie genitoriali di tutti, e parla di quella tenerezza che lo sconvolge nel vedere il proprio figlio a disagio nelle sue piccole, immense cose, “uno strazio che non credevo, l’unica cosa di fronte alla quale rendo tutte le armi e i convincimenti di una vita.”
Non è per nulla facile interpretare il ruolo paterno, vivere il presente con la memoria del passato. Tradizioni e feste per i compleanni ora sono così diverse che in lui subentra il timore di venir meno al sacro dovere paterno della trasmissione della tradizione.
Lo scrittore è un filologo, per cui passa le giornate a cercare di conquistare frammenti di verità testuali. Forse ignora una buona parte delle rimanenti, non quella però che riassume come la più plastica sinossi dell’educazione del figlio: “Lo indirizzo quanto posso lontano dagli incagli più pericolosi con parole che tento ferme e rassicuranti”.

Mi proietto nel futuro e vedo Ludovico adulto con questo libro in mano. Lo sfoglia sorridendo, con la stessa infinita tenerezza con cui è stato scritto, e con quel pizzico di ironia che gli permetterà di farsi una bella risata per nascondere il nodo che intanto gli stringe la gola, mentre legge:
“Sembravamo una scheggia di bucintoro a pedali, l’avanguardia fiammeggiante di qualcosa che non riusciva a starci dietro, Ludovico il biondo vessillifero di tutte le albe del mondo.” (In bici col grande girasole…)
Un capolavoro d’amore, questo è Asilo Club.
Per tutti, una lettura da regalarsi.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Polo a strisce, capelli appena tagliati e zaino dei Minions in spalla: ecco Ludovico al suo primo giorno di asilo. Ed ecco anche suo padre, dopo una notte insonne, accompagnarlo diligente fino ai cancelli della scuola dell’infanzia L’Aquilone di Pavia, presidiati da un sorridente nano Dotto in terracotta che sembra lanciare un avvertimento ai poveri genitori ancora ignari del destino a cui stanno andando incontro.
Cosa si nasconde dietro le impenetrabili mura della classe dei Verdi? Chi sono Margot, Desirée, Viola e gli altri membri della segretissima società di tre, quattro e cinquenni che è l’Asilo Club? Nessuno lo saprà, mai.
Abbandonata ogni pretesa di essere un padre ‛all’antica’, Mirko Volpi si ritrova alle prese con i temuti Giorni dell’Inserimento; con gli odiatissimi ma ormai imprescindibili corsi pomeridiani; con la routine quotidiana del tragitto casa-scuola e ritorno, in cui ogni tentativo di carpire qualcosa sulla giornata di Ludovico è sempre, comicamente e drammaticamente, vano. Con ironia tagliente e allo stesso tempo con uno sguardo tenero e sincero, Mirko Volpi ci offre un punto di vista inedito sulla paternità, in questo romanzo autobiografico che è un viaggio semiserio tra le paure, le aspettative e le domande di tutti i genitori alle prese con il grande mistero della crescita dei figli.

Mirko Volpi è nato a Nosadello, in provincia di Cremona, nel 1977. Insegna Linguistica italiana all’Università di Pavia e si occupa di Dante e dei suoi primi commentatori, e di antichi volgari italiani. Collabora con Il Foglio. Nel 2015 è uscito Oceano Padano. È coautore del libro per ragazzi I mostri di Dante (con Laura Vaioli e Giacomo Guccinelli) pubblicato da Salani nel 2021.

COLLANA: FUORI COLLANA
GENERE: Narrativa generale
EAN: 9788831005456
PAGINE: 224
FORMATO: Brossura fresata con alette

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

Una risposta a “Asilo Club di Mirko volpi”

  1. Meraviglia di recensione per un libro che ora voglio regalare a mio figlio. Ho ritrovato nella descrizione le stesse sensazioni che vedo passare negli occhi di mio figlio quando mi parla del suo bambino. E sì, è vero: riuscire ad usare le parole come le usa l’autore, per farne tenerezza e umorismo su un argomento così delicato… Ha ragione Terry, questo libro dev’essere davvero splendido.

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