Accadde oggi 27/30 settembre 1943 Le Quattro Giornate di Napoli

Oggi per la nostra rubrica ” Accadde Oggi”, ricordiamo le quattro giornate di Napoli. Dal 27 al 30 settembre 1943, i napoletani si ribellarono ai nazisti.

Gennarino, dodici anni appena, incurante del pericolo, si para davanti ai carri armati tedeschi che avanzano minacciosi per Santa Teresa degli Scalzi e comincia a scagliare bombe a mano rimanendo ucciso da una granata. Più in là, a Via Roma, anche il tredicenne Filippo e Pasquale, 17 anni, si distinguono nella battaglia contro il nemico tedesco lanciando bombe: entrambi moriranno crivellati di colpi sparati dalle mitragliatrici nemiche.
Maddalena detta Lenuccia, ventitreenne operaia di Materdei, imbraccia il fucile e decide di affiancare il padre nella difesa del ponte della Sanità che alcuni soldati tedeschi stavano minando.
Sono solo alcune storie di piccoli grandi eroi, che si distinsero nell’insurrezione scoppiata a Napoli negli ultimi giorni di settembre per la liberazione dall’odiato nemico nazista.
La rivolta scoppiò spontanea e si propagò di quartiere in quartiere coinvolgendo l’intera popolazione, ma già da qualche mese gli esponenti dell’antifascismo partenopeo si stavano approvvigionando di armi, confidando nell’arrivo immediato degli Alleati che stavano avanzavando in Italia Meridionale.
Napoli, principale porto d’imbarco per le truppe che dovevano raggiungere i fronti africani, nel settembre 1943 era una città devastata da decine e decine di bombardamenti ad opera delle forze alleate. Da anni i napoletani erano costretti a vivere ammassati nei ricoveri e proprio a causa della promiscuità che c’era in questi luoghi angusti, scoppiò un’epidemia di tifo petecchiale. La popolazione era ridotta allo stremo e percepiva chiaramente l’incapacità da parte del regime fascista di proteggerla. Ad aggravare la situazione ci fu anche lo scoppio della nave Caterina Costa nel porto che causò circa 600 morti e migliaia di feriti.
Dopo l’Armistizio di Cassibile proclamato l’otto settembre da Badoglio, l’esercito italiano era allo sbando non avendo avuto dalle superiori istruzioni sugli ordini da eseguire. A Napoli, come in tutta Italia, molti soldati e ufficiali disertarono, la situazione era caotica, ai bombardamenti alleati si aggiunsero le vessazioni e le rappresaglie dei nazisti che si ritenevano traditi.
Il 12 settembre il colonnello Scholl, capo del comando tedesco in città. proclamò il coprifuoco e dichiarò lo stato d’assedio ordinando la fucilazione immediata di coloro che avessero ucciso soldati tedeschi in ragione di cento napoletani per ogni tedesco ucciso.
Il 23 settembre Scholl ordinò lo sgombero delle case di tutta la fascia costiera cittadina fino ad una distanza di 300 metri dal mare e costrinse migliaia di famiglie ad abbandonare la propria casa in poche ore per creare una “zona militare di sicurezza”, che forse preludeva all’intenzione di distruggere il porto.
Contemporaneamente il prefetto ordinò a tutti i maschi tra i 18 e i 33 anni il servizio di lavoro obbligatorio, in pratica una deportazione forzata nei campi di lavoro in Germania. Solo 150 napoletani sui 30.000 previsti risposero alla chiamata e questo atto di disubbidienza civile determinò la decisione di Scholl di fare rastrellamenti per scovare gli inadempienti che poi sarebbero stati fucilati.
I napoletani ormai erano al colmo dell’esasperazione, ai rastrellamenti risposero con l’insurrezione collettiva della popolazione.
Il 27 settembre uomini e donne di ogni ceto sociale, civili, militari, bambini, preti, con ogni mezzo utile, con armi o addirittura con suppellettili raccattate in casa, insorsero spontaneamente.
È a questo punto che Gennarino, Filippo, Pasquale, Lenuccia e le migliaia di anonimi napoletani di tutte le età ebbero la possibilità di dare il loro eroico contributo per cacciare dalla città il nemico.
Fondamentale però fu la partecipazione di combattenti della resistenza antifascista come Enzo Stimolo, che si distinse nell’operazione di assalto all’armeria di Castel Sant’Elmo e nella liberazione dei prigionieri ammassati dai tedeschi nel Campo Sportivo del Vomero. Tale operazione si concluse con la singolare trattativa tra il colonnello Scholl e Enzo Stimolo che prevedeva il rilascio dei prigionieri napoletani in cambio del passaggio libero delle truppe tedesche per uscire dalla città.
In Europa non era mai successo: per la prima volta i nazisti trattavano alla pari con degli insorti.
Il 30 settembre, mentre le truppe tedesche incominciavano ad uscire da Napoli, il professore Antonio Tarsia in Curia si autoproclamò capo dei ribelli e iniziò a riorganizzare le attività imprenditoriali della città.
La ritirata dei tedeschi non fu affatto pacifica, ma lasciò dietro di sé una scia di incendi, stragi e sopraffazioni.
Il primo ottobre alle 9,30 del mattino finalmente gli Alleati entrarono in città accolti dal tripudio dei napoletani.
Anche se il bilancio dei morti e dei feriti fu elevato, l’insurrezione napoletana ebbe il merito di scongiurare il piano diabolico di Hitler di ridurre la città “in cenere e fango” e la deportazione di migliaia di cittadini.
Per le loro gesta Gennarino Capuozzo, Filippo Illuminato, Pasquale Formisano hanno ricevuto la Medaglia d’oro al valor militare (alla memoria), mentre Maddalena Cerasuolo è stata insignita della medaglia di bronzo al valor militare.
Napoli, prima tra le grandi città europee a ribellarsi all’oppressore nazista, è stata insignita della medaglia d’oro al valor militare.

Pubblicato da Anna Gelardi

Avvocato per tradizione familiare, lettrice per passione. Tirata per i capelli in questa avventura del blog dalla mia amica Rita, ci sto prendendo gusto. D’altronde è quello che ho sempre fatto fin da piccola: leggere, leggere, leggere. Spero di essere all’altezza delle aspettative e di riuscire a stimolare alla lettura tutti coloro che vorranno seguirmi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.