Il 20 Novembre inizia il processo più importante che la storia ricordi : il processo di Norimberga, fortemente simbolico per punire ciò che poteva essere fermato.
Caratterizzata da un’architettura medievale, Norimberga è una città situata al nord della Baviera. Il suo nome è legato al periodo più tragico e nefasto del ventesimo secolo: l’ascesa del nazismo di Hitler. Qui ci furono molti dei suoi raduni e le marce delle camicie brune. Qui furono promulgate le aberranti leggi razziali e qui si tenne il processo contro i crimini di guerra che conferì alla città l’emblema di pace e di antitesi al nazismo.
La prima sessione venne aperta il 18 novembre 1945 negli edifici della Corte Suprema di Berlino e presieduta da un giudice sovietico, Nikitchenko. Ma il primo dei tredici processi fu istituito ufficialmente il 20 novembre dello stesso anno a Norimberga, voluto prevalentemente dagli Stati Uniti, che tra l’altro dovevano giustificare il sacrificio dei quattrocentomila soldati caduti oltreoceano. In questa città fu impiantato un Tribunale militare internazionale per punire i nazisti sui quali pendevano quattro capi d’accusa: Cospirazione, cioè la preparazione di un piano comune per l’esecuzione degli altri tre crimini; Crimini contro la pace; Crimini di guerra; Crimini contro l’umanità. Agli imputati non fu concesso di trovarsi di fronte una giuria neutrale, ma avrebbero avuto il diritto di avere sentenze eque seguendo il principio secondo cui “un ladro non può lamentarsi di essere giudicato da una giuria di cittadini onesti”.
La dichiarazione di apertura del giudice Jackson fu: “I torti che cerchiamo di condannare e punire sono stati così condannati, così maligni, e così devastanti, che la civiltà non può tollerare che vengano ignorati, perché non può sopravvivere se venissero ripetuti.” Al pari, Robert Storey, uno dei membri dell’accusa scrisse: ” Lo scopo del processo di Norimberga non era semplicemente condannare i leader della Germania nazista… La cosa più importante era tenere traccia ai posteri di ciò che aveva fatto il regime di Hitler.”
Lo sforzo dell’impianto accusatorio fu epico, in quanto l’accusa, per evitare l’addebito di aver proposto testimonianze viziate, decise di basarsi sui dossier scritti dagli stessi nazisti. Nonostante molti documenti fossero stati distrutti dai funzionari tedeschi e dai bombardamenti aerei, a Norimberga furono presentate circa tre tonnellate di carta contenenti carteggi e registri. Alla documentazione cartacea furono aggiunte riprese e fotografie effettuate sempre dai nazisti: inequivocabili le umiliazioni pubbliche ai danni degli ebrei, così come le deportazioni e le condizioni inumane nei campi di concentramento. Al primo processo furono incriminate 24 persone e sei organizzazioni naziste.
Martin Bromann, segretario del partito nazista, condannato a morte in contumacia; Karl Dönitz, grandammiraglio e presidente del Reich, condannato a 10 anni per crimini contro le leggi di guerra e crimini contro la pace; Hans Frank, governatore generale, colpevole e condannato a morte; Wilhelm Frick, ministro dell’Interno, condannato a morte per aver esteso le leggi razziali contro gli ebrei; Hans Fritzsche, commentatore radiofonico, fu assolto; Walther Funk, ministro dell’economia, colpevole e condannato all’ergastolo; Hermann Göring, comandante in capo della Luftwaffe, rimosso da Hitler stesso per aver tramato un colpo di stato, colpevole, si suicidò la notte prima dell’esecuzione; Rudolf Hess, segretario del partito, colpevole, condannato all’ergastolo; Alfred Jodl, comandante supremo delle forze armate tedesche, colpevole, condannato a morte e assolto da una corte tedesca nel 1953; Ernst Kaltenbrunner, capo dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich e dei campi di concentramento, colpevole e condannato a morte; Wilhelm Keitel, capo del comando supremo delle forze armate, colpevole e condannato a morte; Gustav Krupp von Bohlen und Halbach, industriale tedesco non processato per motivi di salute; Robert Ley, capo del Fronte Tedesco dei Lavoratori, si suicidò prima dell’inizio del processo; Konstantin von Neurath, ministro degli Esteri, si dimise per disaccordi con Hitler e fu condannato a 15 anni; Erich Raeder, grandammiraglio, fu condannato all’ergastolo; Franz von Papen, ambasciatore tedesco in Turchia, fu condannato nel 1947 a otto anni di lavori forzati; Joachim von Ribbentrop,ministro degli Esteri, colpevole e condannato a morte; Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazista e delle teorie razziste, condannato a morte; Fritz Sauckel, incaricato dello sfruttamento del lavoro dei prigionieri, fu condannato a morte; Hjalmar Schacht, presidente della banca del Reich e poi ministro dell’economia, non fu mai provata la sua colpevolezza e pertanto venne dichiarato non colpevole; Baldur von Schirach, capo della Gioventù hitleriana, fu riconosciuto colpevole dei crimini contro l’umanità e condannato a 20 anni di carcere; Arthur Seyss-Inquart, politico austriaco e commissario dei Paesi Bassi che avrebbe dovuto convertire al nazismo, fu condannato a morte; Albert Speer, ministro degli armamenti e architetto
personale di Hitler, fu l’unico ad assumersi completa responsabilità morale per lo sterminio degli ebrei, condannato a 20 anni di carcere; Julius Streicher, dedito alla propaganda contro la razza ebraica ed editore del settimanale antisemita Der Stürmer, fu condannato a morte; Adolf Hitler, mai portato in giudizio perché morto suicida. Le esecuzioni avvennero per impiccagione e i cadaveri dei gerarchi furono cremati e le ceneri gettate nel rio Conwentz.
Gli altri dodici processi furono svolti contro medici e giuristi, membri della polizia e delle SS, capi industriali, ministri e alti funzionari dello stato nazista con complessivamente 185 accusati. In totale le sentenze furono: 24 condanne a morte, 20 ergastoli, 98 condanne da 18 mesi a 25 anni di carcere, 35 assoluzioni.
Quello di Norimberga, è stato un processo particolare e certamente passato alla storia, intriso di questioni giuridiche ma anche etiche e morali. Alle udienze quotidiane fu permessa la partecipazione di oltre 400 spettatori insieme a giornalisti e corrispondenti esteri provenienti da 23 paesi diversi. La maggior parte di ciò che sappiamo dell’olocausto e della agghiacciante idea della “soluzione finale” è scaturita dalle prove di questo processo. I milioni di morti che sono stati tragicamente i protagonisti di uno dei capitoli più neri della intera umanità, non potrà mai trovare giustizia. Umiliati, scherniti, massacrati, privati del senso stesso dell’umanità, lasceranno sempre le loro ombre, le loro lacrime, le grida taciute e i perché infiniti ai quali nessuno potrà né saprà rispondere, impressi in una memoria di una tragica e infamante storia. Giustizia in grado di riscattare questo immane dolore non c’è stata, ma il dovere di non dimenticare MAI ci appartiene.
Primo Levi scriveva: “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” E così sia… Fabiana Manna