Autore: Erri De Luca
Titolo: I pesci non chiudono gli occhi
Editore: Feltrinelli
Anno: 2011
Pagg: 115 – Tascabile
Prezzo: €. 8,00
Percorso autobiografico a ritroso di un uomo adulto nel ricordo del bambino che è stato. Siamo nella Napoli della seconda metà del Novecento, quando ancora gli echi della seconda guerra mondiale sono troppo vividi e le cicatrici non ancora perfettamente rimarginate. Un bambino di dieci anni, sensibile e solitario, con il papà emigrato in America, vive la sua estate al mare in compagnia della mamma in conflitto tra il senso del dovere di raggiungere il marito e la voglia di rimanere ancorata a situazioni già note; di una ragazzina troppo adulta e matura per la sua età, e grazie alla quale scopre un sentimento pulito che potrebbe essere l’anticamera dell’Amore, e con la quale riesce a confermare la sua predilezione per il significato del verbo “mantenere” – tenere per mano. Ancora a fargli compagnia troviamo i pescatori e un trio di bulletti, poco più grandi, che lo faranno finire in ospedale. Ciò che viene descritto è il disagio di dover fare i conti con un cambiamento interiore dettato dall’età, quel passaggio delicato in cui non ci si sente più bambini, ma non si è ancora adolescenti. Quell’età di mezzo estremamente complicata non solo a livello fisico ma anche e soprattutto a livello psicologico e caratteriale. Sentirsi grandi mentre si è ancora intrappolati in un corpo che sembra volersi rifiutare di crescere. Un romanzo ricco di verbi atti a descrivere emozioni e sentimenti in un crescendo di dialoghi e riflessioni. Una scrittura che coinvolge in toto i sensi del lettore, si possono percepire i colori, gli odori, i suoni, i rumori. Un romanzo che scorre veloce tra un andirivieni di ricordi e immagini suggestive e particolarmente evocative. Una lettura fluida, dallo stile semplice, lineare, poco impegnativa ma per nulla banale, e che lascia quella sensazione di aver letto una favola fatta di buoni sentimenti e leggerezza, così come dovrebbero essere tutte le storie in cui protagonisti principali sono i bambini.
Teresa Anania
Erri De Luca diciottenne, vive in prima persona la stagione del ’68 ed entra nel gruppo extraparlamentare Lotta Continua. Poi sceglie di esercitare diversi mestieri manuali in Africa, Francia, Italia: camionista, operaio, muratore. Studia da autodidatta l’ebraico e traduce alcuni libri della Bibbia. È opinionista de «il Manifesto». Ha pubblicato con Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno(1992), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997), Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001), Il contrario di uno (2003), Mestieri all’aria aperta. Pastori e pescatori nell’Antico e nel Nuovo Testamento (con Gennaro Matino, 2004), Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo (2005), In nome della madre (2006), Almeno 5 (con Gennaro Matino, 2008), Il giorno prima della felicità (2009), Il peso della farfalla (2009), E disse (2011), I pesci non chiudono gli occhi (2011), Il torto del soldato (2012), La doppia vita dei numeri (2012), Ti sembra il caso? Schermaglia fra un narratore e un biologo (con Paolo Sassone-Corsi 2013) e Storia di Irene (2013). Per i Classici Feltrinelli ha curato Esodo/Nomi (1994) Giona/Iona (1995), Kohèlet/Ecclesiaste (1996), Libro di Rut(1999), Vita di Sansone (2002), Vita di Noè/Nòah (2004) e L’ospite di pietra di Puskin (2005). Nel 2015, in seguito al processo che si discuterà il 28 gennaio per reato d’opinione, De Luca pubblica, sempre con Feltrinelli, il pamphlet La parola contraria. Nel 2016 ha pubblicato La natura esposta (Feltrinelli).
TRAMA:
A dieci anni l’età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D’estate si concentra una fretta di crescere.Un uomo, cinquant’anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l’abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.