I Racconti di Coraldo vengono pubblicati per L’Erudita nel novembre del 2018.
Apparentemente si tratta di una raccolta di cinque racconti, ciascuno con una propria autonomia rispetto agli altri, ma, a ben guardare, quello che ne risulta in realtà è un romanzo corale in cui le singole narrazioni confluiscono in un solo luogo, Coraldo, venendone a costituire la struttura portante.
Coraldo è un immaginario paese dell’Appennino, entroterra, dunque, “non più pianura, ma nemmeno ancora montagna”
In quanto tale è un luogo appartato, nascosto, ai margini, così come lo sono i suoi abitanti, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Quasi che la vita sia altrove, scorra lontano da lì senza lambire davvero il paese, né i suoi abitanti, i quali sembrano assistervi da spettatori affacciati dietro un vetro.
Leggendo le pagine di Annalisi Pesiri mi è tornato in mente un vecchio film di Woody Allen in cui, fermi sui binari di una stazione, c’erano due convogli paralleli. In uno le luci erano accese, forti, scintillanti e i passeggeri belli, felici, vestiti a festa si divertivano. Nell’altro i passeggeri erano ritratti in bianco e nero, sembravano spenti, inerti. Insomma nel primo si viveva e nel secondo si guardava vivere.
Ecco, è esattamente questa la sensazione ritratta dalla lettura di questi racconti.
Ma l’autrice accende i riflettori su questo paese fantasma e gli da vita, lo rianima attraverso le voci dei suoi abitanti, che ci riempiono di storie, di quelle con la s minuscola.
A Coraldo sembra tutto immobile, l’orologio nella piazza continua a scandire i suoi rintocchi e gli abitanti continuano a dedicarsi alle loro occupazioni di sempre.
Ma c’è una novità: è il 1943, ecco che si affaccia la storia, quella con la S maiuscola, siamo in piena seconda guerra mondiale e questa, apparentemente lontana con il suo carico di orrore, violenza, morte e devastazione, arriva anche a Coraldo che sembrava destinato a rimanerne fuori.
E arriva sotto forma di posta dal fronte, di soldati partiti e mai tornati, di un aereo caduto nella campagna circostante, di una parata militare di americani, che mette in subbuglio l’intero paese.
Ma ciò che accade davvero è che la guerra spariglia le carte in tavola, rimette in moto meccanismi e porta allo scoperto verità prima solo immaginate, cambiando irrimediabilmente il corso di vicende che sembravano destinate a durare per sempre.
Coraldo è, dunque, un luogo immaginario, un topos letterario che diventa però luogo geografico vivo nel momento in cui riesce ad accorpare e a narrare esistenze, sentimenti, destini.
L’autrice non è esattamente un’esordiente, avendo pubblicato una decina d’anni fa un volume di poesie e avendo collaborato a quotidiani e periodici nazionali per la cronaca locale.
Il suo stile è asciutto, non ridondante, essenziale, ma efficace. Basta un dettaglio a denotare un carattere, un tipo psicologico, una relazione tra individui.
“Giusto camminava un passo dietro la moglie, leggermente curvo, con l’andatura docile di un agnello e la stessa mansuetudine negli liquidi occhi azzurri sempre arrossati”
Oppure:
“Della loro antica passione, della bellezza, restavano briciole e, ogni tanto, un lampo di tenerezza che suo marito scuoteva allo stesso modo con cui spazzolava via i granelli di povere dal bavero della giacca tutte le mattine…”
Quanto alla lingua, l’autrice ne crea una sua, un misto tra un italiano letterario e un dialetto inventato per mimare fonemi locali e renderli intellegibili anche oltre i confini della regione.
“A LA CASERMA DE LI CARABBINIERI DI CORALDO
QUA CUALCUNO NBROGLA MALAMENTE CON LA POSTA PARLATE CON IOLANDACAMMAROTA SE NE VOLETE SAPERE DI PIU E UNA BUGIARDA E UNA PUTTANA NACONDE LA VERITA SIETE AVVISATI UN CITADINO”
Una bella prova d’autore.
Annalisa Pesiri
È nata a Salerno nel 1968. Laureata, a Firenze, in Scienze Politiche nel 1992, è giornalista pubblicista dal 1997.
Dal 1995 al 2005 ha collaborato con quotidiani e periodici nazionali occupandosi di cronaca locale. Ha partecipato allo studio e alla realizzazione di progetti giornalistici per ragazzi. Vive a Napoli con il marito e due figlie.
La descrizione del libro
Coraldo, un piccolo borgo dell’Appennino campano, un territorio nascosto e anonimo che “non è più pianura, ma nemmeno ancora montagna”. Abitato da gente comune: un postino amante del vino, una banda di ragazzi alla ricerca di avventure, un maresciallo dei carabinieri che soffre d’insonnia. Persone semplici, alle prese con i propri guai, convinte che quanto accada fuori dalle mura domestiche non abbia niente a che fare con la realtà della vita quotidiana: fuori c’è la guerra, all’inizio sembra lontana, combattuta in luoghi sconosciuti, ne giunge appena una debole eco. Eppure, nell’estate del ’43, all’improvviso, tutto cambia e il conflitto entra prepotentemente nel destino di Coraldo, che si trova a dover fare i conti con quello, altrettanto tragico, dell’intera nazione. Con uno stile fluido e un linguaggio che fa ampio uso del dialetto locale, lo sguardo di Annalisa Pesiri si posa su numerosi personaggi, legati tutti dalla medesima e dolorosa condizione storica, che, in un modo o nell’altro, spezza e rovescia l’ordine delle cose.