La genesi del male, Iris Bonetti

La genesi del male, Iris Bonetti. Delos Digital.

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“Se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te.”

Friedrich Nietzsche

Ciascun individuo è frutto delle proprie esperienze, figlio di un vissuto talvolta infausto, doloroso, terribile, che può minare irrimediabilmente anche l’andamento del futuro, fino a renderlo abominevole…

Nel corso di circa tre anni, la splendida Firenze è stata, suo malgrado, spettatrice di una serie di brutali omicidi, il cui responsabile, nonostante l’intenso lavoro da parte delle forze dell’ordine, non è stato ancora assicurato alla giustizia. Un crimine simile è stato commesso stavolta a Torino, e Leonardo Landi, giornalista investigativo viene convocato nella città sabauda dal vice questore Serra insieme all’ispettrice Laura Pacini. Tutti brancolano ancora nel buio…

“Questo omicida non si accaniva sulle parti intime, ma sui volti. Sradicava la loro identità. Ne cancellava l’espressione. Li eliminava dal mondo.”

Il cadavere dell’ultima vittima è rinvenuto sul colle della Maddalena, e il personale della polizia scientifica si mette subito all’opera. Landi è catturato dall’ennesimo scempio.

“La sua attenzione era già agganciata a quel pupazzo umano, simile a tutti gli altri entrati nella sua vita giornalistica da più di tre anni. Era appoggiato alla pianta con le braccia legate dietro la schiena. Sulle gambe, ciò che restava del volto, floscio e imbrattato di plasma come uno scalpo. Al suo posto, una maschera di sangue ormai seccato sopra il grasso sottocutaneo, i lineamenti resi indefiniti. I bulbi oculari, esposti come quelli di una bambola spettrale di un film horror, fissavano vuoti davanti a sé lo spazio, con tutta probabilità occupato in precedenza dal suo assassino.”

Come per le vittime di Firenze, anche quella di Torino al collo ha un oggetto ritenuto utile, almeno fino a quel momento, a riconoscere la stessa mano omicida.

Una piccola pecora di plastica, china nell’atto di brucare un prato, era legata a una zampa da un filo di lana rossa intriso del sangue della vittima (…). Scattò delle fotografie e registrò alcuni commenti osservando il corpo esanime. L’uomo era vestito di stracci o di quello che restava degli abiti logori che un tempo avevano avuto una loro eleganza. Puzzava di urina, ma non quella che rilascia la morte, bensì più stantia, come se ci avesse vissuto dentro. Doveva essere un senza dimora. Schizzi di sangue puntellavano la corteccia, facendo intuire che quel poveraccio era stato scorticato lì, dove si trovava. Era la prima vittima trovata all’esterno. Le altre erano nella propria abitazione o sul luogo di lavoro.”

Landi, per via dell’ovino, soprannomina il killer “il pastore”. Intanto gli esami autoptici effettuati sulle vittime convergono tutti nella stessa direzione: il medico legale riscontra la presenza della medesima miscela di bloccanti neuromuscolari in tutti i cadaveri.

“Il volto gli è stato asportato con un’incisione partita dalla tempia. Ha inciso poi l’arco frontale appena sotto l’attacco dei capelli, è sceso lungo questa linea fino a ricongiungersi e scollare l’intero volto (…). Il taglio è preciso, chi l’ha fatto ha la mano ferma e pratica in questo genere di cose (…). Quello che riporta in campo medico è il risultato del primo test sierologico, ovvero la presenza di tubocurarina, curaro e calciseptina (…). Non è da tutti conoscere e miscelare sostanze simili affinché inducano una paralisi ma non la morte. Quando ha inciso il volto, quest’uomo era cosciente e impossibilitato a compiere il più piccolo movimento.”

Nessun collegamento tra le vittime, nessun senso logico. Neppure quel macabro cimelio aiuta gli investigatori a capire il movente che spinge quella mano ignota a compiere un gesto così terrificante.

“Le vittime erano forse pecore smarrite e l’assassino il loro pastore? I loro sguardi strappati ma gli occhi lasciati al loro posto, rappresentavano forse una cecità che andava ben oltre quella fisica…una cecità interiore?”

Dove e come si aprono le porte dell’inferno? Non c’è modo di liberarsi, anche parzialmente, dei dolori devastanti dell’infanzia? Quali sono i meccanismi diabolici che scattano nella mente di un essere umano che lo inducono a compiere azioni raccapriccianti e demoniache?

L’autrice, in maniera esemplare, trascina il lettore in un vortice di orrori generati da traumi inenarrabili e mai risolti. L’intreccio è perfetto, e le pagine scorrono una dopo l’altra, calamitando letteralmente colui che si appresta a immergersi in quei meandri oscuri che, di fatto, appartengono a tutti gli individui, nessuno escluso.

Il sottofondo sarà una nenia, e ciascuno potrà declinarla secondo le proprie esperienze…

All’interno di un orfanotrofio pressoché abbandonato vive il giovane Ioan, uno degli otto bambini rimasti soli alla mercè di Olga, sadica tutrice. Decenni dopo a Torino viene trovato il cadavere di un senzatetto, con la pelle del volto divelta e appoggiata come una maschera macabra su una gamba. Al collo, un pupazzetto di pecora appeso con un filo di lana rossa. È la firma del pastore, un pluriomicida sulle cui tracce è da tempo, oltre alla polizia, anche il cronista investigativo Leonardo Landi, voluto dall’ispettrice Laura Pacini. Landi non è solo dotato di uno straordinario intuito, ma ha un dono speciale: la capacità di cogliere frammenti di eventi che devono ancora accadere, attraverso immagini che sin da piccolo raffigura in disegni appena abbozzati. L’ultimo di questi, è l’uomo puzzle.

Nel corso della complessa indagine, Landi non mancherà di dare un significato alla figura enigmatica che la sua mente ha generato, aprendo un varco su una verità agghiacciante del suo passato, fino alle radici stesse del male.

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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