Louise Glück è la vincitrice del Premio Nobel per Letteratura 2020 e subito ci siamo precipitati a leggere la motivazione: “la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”.
Sì, perchè la grande poetessa statunitense di origini ungheresi con la sua poesia ha posto sempre al centro l’uomo con le sue solitudini e i suoi isolamenti, ripercorrendo la sua esperienza di vita. La sua poesia, dallo stile elegante e controllato, affronta senza imporsi le tematiche della condizione umana ed è ritenuta una perfezione linguistica, in un momento in cui le lingue in generale soffrono di un progressivo decadimento. Infatti, Dacia Maraini così ha commentato l’assegnazione del premio alla Glück:
“Mi fa piacere che a vincere il premio Nobel per la Letteratura sia una donna e una poetessa perché la poesia è poco praticata e conosciuta tanto è vero che Louise Glück non è stata mai tradotta in italiano. In un momento di sciatteria linguistica la poesia ci insegna a pensare e a parlare con più consapevolezza e intelligenza”.
Un riconoscimento quindi più che meritato rivolto quest’anno alla poesia, a volte oscurata dalla prosa, ma sempre viva. Infatti la stessa autrice ha ribadito che la poesia non sopravvive
“sui contenuti, ma attraverso la voce. Per voce intendo lo stile del pensiero, che lo stile del discorso non può sostituire mai in modo convincente”.
La poetessa ha pubblicato una dozzina di antologie di poesie. Il Premio Pulitzer per la poesia per la sua collezione “The Wild Iris” è stato il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia. Nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti. Fa parte dell’American Academy of Arts and Letters e insegna poesia all’Università di Yale.
Si sottolinea che il Nobel non premia le opere, ma è un più alto riconoscimento al percorso letterario dell’insignito, volto al significato della sua opera nel complesso, al contributo che ha fornito nel panorama letterario mondiale, con la divulgazione degli ideali trasfusi nei suoi scritti, con la loro bellezza e profondità, nonché fulgido esempio per i contemporanei e i posteri.
Anche in quest’anno così difficile a causa della pandemia, in cui mancano certezze e spesso sembra brancolare nel buio, la cultura non è fermata e questo è buon auspicio. La Glück ha scritto un verso particolare che si adatta all’attuale momento storico: “Non sei sola / dice la poesia, / nel buio del tunnel” (da Averno, 2006).
Così siamo arrivati a questo giorno in cui è stato consacrato il vincitore del premio Nobel per la letteratura, evento attesissimo negli ambienti letterari e non solo. Ma che significa assegnare il Premio Nobel in quest’epoca in cui tutto sfugge di mano, e vi è la percezione di un lento, ma inesorabile declino culturale? Sicuramente è un segnale forte, un monito a non lasciarsi trascinare dall’inerzia di un decadentismo diffuso. Un momento importante che ci avverte quanto sia indispensabile non calare l’attenzione, volgendo lo sguardo verso chi, a vario titolo, contribuisce con la sua abnegazione e, talvolta, con il suo sacrificio, in silenzio, a tenere alto l’onore dell’umanità. I premi Nobel sono universali e nella loro trasversalità vogliono comunicarci che esistono, al mondo, persone capaci, grazie al loro valore, di distinguersi per l’alto profilo della loro professionalità, avendo fornito un contributo d’eccellenza per il bene l’intera umanità.
Questo segnale, che il Nobel ci invia, va fatto proprio e non deve restare in uno statico albo d’oro dei vincitori del premio. È fondamentale che in noi sbocci la consapevolezza dell’importanza di questo segnale, affinché i cenni di decadimento siano sopraffatti dalla forza dell’umana ragion d’essere.
Quindi ben venga l’ansia dell’attesa per conoscere chi è stato investito del prestigioso riconoscimento, perché l’eccitazione è buona cura contro l’assopimento.
Come si diceva, in questo periodo di incertezza, il Nobel è certezza, perchè rinnova quel principio filosofico dell’essere, l’inconfutabilità dell’eccellenza dell’umano scibile, scongiurandone l’oblio.
Per un momento, possiamo dimenticare le nostre paure, illuminati dall’eccellenza di uomini e di donne che possono fungere da volano per il divenire del nostro mondo.
Giovanni Margarone