Racconti di amori e solitudini di Dante Zucchi

Racconti di amori e solitudini di Dante Zucchi

I racconti hanno per me un fascino particolare, mi piace scriverli e adoro leggerli.
Ciascuno di essi racchiude un mondo, non si tratta di un sequel che ci lascia in attesa d’altro e, per esperienza personale, ritengo che vadano letti con una scansione temporale che includa le giuste pause tra l’uno e l’altro, per far sedimentare pensieri ed emozioni.
Quando si passa al racconto successivo ci si trova infatti a vivere in una nuova dimensione, con altri personaggi, in diversi contesti.
Questa raccolta di otto racconti ha come denominatore comune il tema della “solitudine umana”, scandagliata nelle varie forme in cui si presenta nella realtà, a volte difficili da identificare. Capita, infatti, da osservatori poco attenti, di guardare la fragilità dell’essere umano imbrigliato nelle incomprensioni, nei rifiuti, nel senso di abbandono e di inadeguatezza, senza riflettere più a lungo sulle cause che hanno determinato la sua solitudine.
La narrazione, con la vivacità dei dialoghi e il tono colloquiale che predomina, ci consente di trovare una serie di risposte ai nostri perché, e mentre ci tiene compagnia ci regala dei pensieri su cui soffermarci ulteriormente.
Quante volte l’uomo si sente abbandonato e, guardando il cielo, si chiede: “Ma non c’è nessuno lassù?” L’autore dà la sua simpatica interpretazione nel primo racconto, con la battaglia definitiva tra gli uomini e la definitiva disputa fra gli dei. È il momento cruciale in cui l’uomo viene affidato a se stesso, al suo senso di responsabilità.
E se nella favola “antica” di arcaico c’è la sopraffazione dell’uomo sulla donna, la violenza come “diritto” maschile, bisogna fare i conti con l’astuzia che è tipicamente femminile e il finale a sorpresa può solo far sorridere di compiacimento.
Della favola “moderna” invece i protagonisti sono due studenti (Orazio e Greta) diversamente emarginati nella classe, con le loro strategie di evitamento delle sofferenze che gli altri possono infliggere.
Differenze sociali e risentimenti personali (Sofia e Lazzaro) portano alla solitudine quando il rapporto, pur avendo le giuste basi per evolvere, si assesta in una situazione di stallo rimandando alle responsabilità individuali.
La riflessione sulle occasioni perdute, e su quelle non viste e non apprezzate, è oggetto di due racconti che, in modi diversi, ci ricordano il significato dell’espressione “perdere il treno” e “mordere la mela”. La vita passa, carpe diem!
E se l’erba del vicino ci appare sempre più verde, l’autore ci invita a guardare, insieme alla figura dell’uomo conquistatore, la conflittualità nei rapporti uomo-donna, e il momento in cui la solitudine diventa una dimensione costruita dall’individuo per libera scelta.
Il bozzolo della solitudine va analizzato e compreso. Ci sono gesti inconsulti, di cui pentirsi, sofferenze da curare, moniti da cogliere, un oltre da guardare. Questo e tanto altro si può trovare in questa raccolta.
La lettura si presenta scorrevole, ma nella copia che io ho letto ho trovato qualche refuso e svista ortografica, insieme ad un uso della punteggiatura poco accurato. In alcune pagine il punto fermo scompare e il discorso diretto prosegue nell’incertezza dei segni convenzionali. Se si è già proceduto ad un lavoro di revisione, la mia osservazione è superflua, altrimenti spero ritorni utile per perfezionare un lavoro già interessante.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Descrizione libro

Solitudini è una raccolta di storie sulla solitudine umana. Siccome la matrice di questa condizione non solo fisica, ma anche e soprattutto psicologica, non è univoca, ma molto varia, abbiamo voluto che il titolo della raccolta rimarcasse queste diversità, ben consci che qualsiasi opera, per tanto amplia sia, non potrebbe mai essere esaustiva di tutte le solitudini umane possibili. Da quella cosmica che l’uomo sente perché non ha risposte esistenziali che si aspetta da un dio di cui l’uomo stesso dubita l’esistenza; alla solitudine per incomprensioni, tradimenti, violenze subite, morte; alla solitudine vissuta da persone ritenute facili bersagli e incapaci di difendersi su cui si scagliano comportamenti vessatori di carattere psicologico e fisico per mero divertimento o con lo scopo di imporre una leadership di gruppo fine a se stessa, oggi comunemente chiamata bullismo.Come diverse sono i motivi scatenanti, così diverse sono le reazioni dell’uomo alla situazione di malessere. Dalla rassegnazione, allo sforzo di opporsi e di “saltarci fuori”, alla ribellione radicale. Alle volte queste situazioni di disagio sono talmente ben camuffate e così ben inserite nel contesto sociale da ritenersi “normali”, altre volte è la nostra paura a reagire che ci frena, e che ci rende complici, per poi meravigliarci e rimanere molto ipocritamente sorpresi, di fronte alle conseguenze. Di fatto la nostra realtà umana, ieri come oggi, è piena di solitudini; spesso basta non fingere e non voltarsi dall’altra parte per riconoscerle.

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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