Saporita “ il tempo lento dell’inverno”, è tutto nel sottotitolo l’essenza di questo percorso nell’anima di Patrizia Giordano.
Saporita, il tempo lento dell’inverno
Una lunga lettera che dura il tempo di un inverno, come in un diario la voce narrante senza nome, come senza nome è il destinatario, probabilmente un uomo che ha fatto parte della sua vita nel mondo vero, il mondo fuori…
Gli amici della sua vita di adesso, vita? O forse dovrei dire non vita?
Gli amici in quel luogo non luogo, dove la vita lascia il posto allo scorrere inesorabile del tempo, la chiamano Saporita. Un ospedale psichiatrico, dove bisogna far finta di avere dei sogni interessanti da raccontare al direttore del “carcere”, per riuscire a godere di piccole libertà, come uscire in giardino oppure far parte dei fortunati che hanno il diritto alle rarissime gite al mare. Se i sogni non li hai, li inventi, questa è una delle prime cose che Saporita ha imparato vivendo in quel luogo , non luogo.
I personaggi che abitano questo libro sono pochi e appaiono solo di riflesso, sono gli amici di sventura di Saporita.
Una lunga lettera che dura un inverno, in cui l’irraccontabile, quello che non vuole sentire nessuno, prende vita su un quaderno ogni giorno più gonfio di scrittura, le pagine scritte si gonfiano, come cercassero un posto nel mondo.
In quelle pagine svetta il racconto di una violenza subita in spiaggia in quell’unica volta che Saporita ha rivisto il mare, era inverno, ma il mare era lì. Ma per lei non era una violenza era risentire la vita dentro, era accogliere un essere umano nel suo grembo, il sentirsi di nuovo una persona, una donna.
Del resto, lei nella vita fuori, cercava nell’amore o nel sesso, per lei non c’è differenza tra le due cose, un senso della vita, un sentirsi viva nonostante tutto.
Lo scollamento totale con se stessa. Anni di analisi che non hanno portato a nulla, il mondo che è rimasto nella vita l’ha considerata un problema, l’ospedale psichiatrico una soluzione.
Nelle intense pagine si legge una donna tormentata, con i suoi perché irrisolti, ma che continua a cercare un contatto umano, una lettera a chi è rimasto fuori per raccontare la sua verità, quella che nessuno ha mai voluto ascoltare.
Cosa vuol dire per sempre, per chi vive in un ospedale psichiatrico? Cosa vuol dire per sempre per chi non ha più vita da vivere?
Gli anni che scorrono, li noti dai capelli che imbiancano e li vedi con le mani portandoli davanti agli occhi, in quel luogo non esistono specchi, non puoi confrontarti, non puoi vedere cosa sei diventata.
Ma quello che è Saporita lo racconta giorno dopo giorno in questa lunga lettera, che probabilmente nessuno leggerà mai, forse serve a se stessa. Forse serve a lei ripercorrere i come , i quando, i perché della sua vita, prima di decidere che forse continuare a viverla questa vita non ha senso.
“ Giungono alcuni momenti, come questo, ora per me, in cui ho la sensazione di dover terminare. Fermarmi, smetterci di esserci ancora”.
Un racconto consapevole delle proprie scelte, anche quello di sottrarsi ad un mondo che non si sentiva più in grado di abitare, donne dimenticate, donne che nessuno ha mai reclamato, donne a cui è stato sottratto per sempre l’abbraccio desiderato. E proprio in questo luogo di non vita arriva l’abbraccio di donne e uomini ugualmente dimenticati come te, si vive in aiuto reciproco, in una comunanza di vita, dove ogni piccola cosa diventa un evento da vivere insieme, anche nel rispetto di Aldo che decide di smettere di non vivere.
Patrizia Giordano, l’autrice, è stato per trentotto anni educatrice nel carcere di Poggioreale, l’ascolto quotidiano di vite e di storie spezzate, il percorso interiore dei dimenticati, ha dato vita a un libro da leggere, senza dubbio, siamo noi lettori i veri destinatari di questa lettera lungo un inverno. Leggetelo e se in qualche passo troverete un pezzo di voi stessi, mettetevi in gioco, vale sempre la pena scoprire il vero Io.
La protagonista è una donna che scrive, non ha un nome se non che quello che le viene donato nel luogo che abita da anni. Saporita. È ricoverata da numerosi anni in una casa di cura per chi ha problemi psichiatrici per quanto lei sembra avere altro tipo di sofferenza. Un anno, il 1990, segna l’inizio dello scritto ed una stagione. L’inverno. La donna scrive con la stessa lentezza del tempo lento dell’inverno. Accompagnata da una comunanza di vite dove ciascuno ha cura degli altri. Ed è così che da un passato muto ad un presente isolato la vita di una donna si può intrecciare con il racconto di altre donne nascoste, confinate, dimenticate…
ISBN : 978-88-6436-893-1
Formato :14×21
Anno: 2021
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.