Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 23 giugno 2020
Pagine: 204 p., Rilegato
EAN: 9788804721987
Trama
Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.
Daniele Mencarelli nasce a Roma, nel 1974. Le sue poesie sono apparse su numerose riviste letterarie e in diverse antologie tra cui L’opera comune (Atelier) e I cercatori d’oro (clanDestino). Le sue raccolte principali sono: I giorni condivisi, (clanDestino, 2001), Guardia alta (La Vita felice, 2005).
Con nottetempo ha pubblicato Bambino Gesù (vincitore del premio Città di Atri, finalista ai premi Luzi, Brancati, Montano, Frascati, Ceppo) nel 2010 e Figlio nel 2013. Sempre nel 2013 è uscito La Croce è una via, Edizioni della Meridiana, poesie sulla passione di Cristo. Il testo è stato rappresentato da Radio Vaticana per il Venerdì Santo del 2013. Nel 2015, per il festival PordenoneLegge con Lietocolle, è uscita Storia d’amore. Del 2018 è il suo primo romanzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima), nel 2020 esce sempre per Mondadori, Tutto chiede salvezza. Collabora scrivendo di cultura e società con quotidiani e riviste.
Recensione
TSO: un acronimo.
Scivola veloce nell’ascolto frettoloso di alcune notizie. Ritorna talvolta nella cronaca, senza ulteriori approfondimenti. Ed eccoci qua a scoprire cosa si nasconde dietro quelle tre lettere, una realtà che l’autore scandaglia senza risparmiarci emozioni, senza escluderci dall’altalena di tormenti e dall’arsenale di rimpianti e recriminazioni degli ospiti in TSO nel reparto psichiatrico.
Una lettura avvincente e sofferta, che ci pone dinanzi alle paure e alla consapevolezza della propria condizione, alla ricerca dell’espressione del dolore, al sentimento nascente di un’amicizia insperata in un simile contesto.
Daniele si ritrova a convivere, a seguito di un’esplosione di rabbia, per una settimana di internamento coatto, con cinque uomini, che finisce per considerare “pazzi fratelli offerti dalla vita, trovati nella stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta”.
Sono Giorgio, Mario, Alessandro, Gianluca, Madonnina, tutti con il proprio vissuto, che continuano a reiterare, come le repliche di uno spettacolo, ed è proprio quella la vera condanna, più del TSO. Daniele ne è convinto e se per lui le telefonate a casa diventano un miraggio di quotidianità, vede che per qualcuno dei suoi nuovi amici “il TSO è una vacanza da custodire tra i ricordi migliori”.
Lo scrittore pennella a tinte forti la paura di impazzire, peggiore della stessa pazzia. “La mente s’inabissa in se stessa, gli occhi puntati contro il cranio. L’idea di rimanere chiuso dentro me stesso, impazzire in un corpo divenuto prigione, di quelle su misura per malati di mente …” “Siamo fatti di immagini indelebili, capaci di farci saltare indietro nel tempo, di riportarci lì, dove la ferita si è aperta.”
Una funzione salvifica è rappresentata dalla scrittura, “l’unico mezzo che può raccontare quello che vedo, che mi esplode dentro… Mi ritiro nel bianco della pagina a tradurre in parole il ricordo di mia madre.”
Tutto chiede salvezza, ripete Daniele, e basterebbe ascoltare, perché i matti non hanno bisogno solo di cure, ma di parole e di dialogo.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino