Camilla, la Cederna e le altre a cura di Irene Soave

Camilla, La Cederna e le altre a cura di Irene Soave, Bompiani editore.

Camilla, la Cederna e le altre

“Camilla Cederna. Camilla, La Cederna e le altre” voci al femminile della letteratura italiana del ‘900: Fallaci e Cederna a confronto

Qualche mese fa la Bompiani ha pubblicato “Camilla Cederna. Camilla, La Cederna e le altre”, una raccolta di scritti della Cederna, soprannominata “l’eterna signorina del giornalismo italiano”, che ci presentano le numerose sfaccettature di una giornalista che ha messo la sua penna al servizio di uno dei mestieri più maschilisti della sua epoca e ha raccontato, con approccio da entomologo, la storia del popolo italiano dal 1930 fino alla sua morte, avvenuta nel 1997.
Non sapevo però della sua profonda rivalità con Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice altrettanto famose: entrambe antesignane di un approccio tutto femminile alla scrittura, non trovarono però mai un denominatore comune e, addirittura, si odiarono talmente tanto da farsi anche causa.
La notizia in realtà non mi ha lasciata sorpresa: la loro scrittura è chiara espressione del differente approccio alla vita e basta addentrarsi un po’ nelle rispettive produzioni letterarie per coglierne il nesso.
Camilla Cederna nacque in una famiglia borghese e si laureò in letteratura latina con una tesi su “Prediche contro il lusso delle donne dai filosofi greci ai Padri della Chiesa” ed esordì come giornalista con un articolo, pubblicato su L’Ambrosiano, quotidiano milanese vicino al Partito Nazionale Fascista, sulla pasticceria Motta di Piazza Duomo, in cui venivano descritti i dolciumi e le commesse che li vendevano.
Oriana Fallaci, nata e cresciuta con la vocazione della battaglia civile e della giustizia, partecipò giovanissima alle lotte partigiane, vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel 1944, durante l’occupazione di Firenze da parte dei nazisti, fece addirittura la staffetta per trasportare munizioni da una parte all’altra dell’Arno.
Camilla Cederna è stata la regina dei salotti italiani: un ricevimento non poteva essere considerato un perfetto ricevimento senza la sua presenza tra gli invitati. Era la testimonial intellettuale di ogni evento importante in quanto riteneva il costume «il riflesso di ogni evoluzione economica, sociale, ideologica e culturale».
La Fallaci, come la Cederna, esordì con la cronaca leggera: iniziò a lavorare al settimanale Epoca di Mondadori diretto dallo zio Bruno Fallaci, che le affidò, come inviata alla prima storica sfilata del 1952 presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, la nascente Alta Moda Italiana.
Purtroppo, il mestiere del giornalista non era assolutamente considerato un lavoro da donne e la via della cronaca rosa e delle tematiche leggere era considerata, verosimilmente, l’unica perseguibile per quelle “sconsiderate” che volevano farlo; entrambe però, essendo dotate di grande talento, sono riuscite, alla fine, ad approdare ad un giornalismo fatto di contenuti più complessi e di maggiore impatto.
Camilla Cederna si avventurò, fra l’altro, in una campagna verso il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, ottenendo un incredibile consenso di lettori comuni, ipnotizzati dalla sua veemenza, ma anche di intellettuali e artisti, che l’assecondarono e la sostennero, senza conoscere veramente i fatti. In realtà Leone era un giurista insigne ma, essendo un uomo mite distrutto dalle insinuazioni delle presunte rivelazioni, accettò di dimettersi.

Oriana Fallaci ebbe una carriera a dir poco avventurosa e, fra l’altro, a partire dal 1967, si recò, in qualità di corrispondente di guerra, nei paesi dell’Indocina dodici volte in sette anni, raccontando la guerra in modo originale, criticando sia i Vietcong che i comunisti, sia gli americani che i sudvietnamiti, e documentando atrocità ed eroismi di un conflitto che lei definì “una sanguinosa follia”.

Entrambe piacevano all’opinione pubblica e, con le dovute resistenze, agli intellettuali loro coevi, ma tra di loro non si piacevano per niente: la Cederna aveva raggiunto il successo prima della rivale e inizialmente era stata la Fallaci, non solo privatamente, a provocarla con battute taglienti. Quando il successo di Oriana esplose con riconoscimenti internazionali, la Cederna si sentì messa in secondo piano e intraprese una campagna denigratoria, culminata con un articolo pubblicato su Wimbledon, al punto tale da causare l’ira della stessa Fallaci, che esplose con: «Mi descrisse come una pazza anticomunista, in preda a un delirio isterico…».
Insopportabile anche il titolo, “Madame Veleno e i calzini di Panagulis”, nonché l’immagine di una Fallaci descritta come infida sul piano morale e priva di senso della misura, pateticamente protesa verso l’affermazione di se stessa.
La diatriba culminò in una querela contro la Cederna per i toni diffamatori e denigratori usati nel suo articolo: la Fallaci chiese un risarcimento di mezzo miliardo da devolvere all’ Istituto per la ricerca su cancro, e i lettori si divisero presto in cederniani e fallaciani!

Due scrittrici, dunque, ma soprattutto due donne a confronto, due prototipi femminili, due approcci alla vita e alla scrittura.
Camilla Cederna, è stata una cronista meticolosa e perfezionista e, allo stesso tempo, una scrittrice ironica, brillante e cinica. L’ingrediente principale della sua penna era l’indignazione, e rivendicava infatti la prerogativa di non aver mai perso tale capacità che considerava una forma di giovinezza interiore che aveva, fra l’altro, la stimolante capacità di scandalizzare i benpensanti!
Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice dalla penna arguta e vivace, ha raccontato la storia con la spregiudicatezza di chi ha sempre un’opinione totalmente indipendente: grazie alla sua straordinaria abilità nel diventare lei stessa la vera protagonista di qualunque cosa scrivesse ha violato sistematicamente uno dei principi fondamentali della professione di giornalista: l’obiettività.
Antesignana dello smart working la prima, che preferiva lavorare essenzialmente a casa, pasionaria delle missioni all’estero la seconda, hanno regalato all’Italia la poesia di una letteratura emozionante coniugata al femminile e la certezza che il giornalismo non fosse più prerogativa esclusivamente maschile!
Ma sono state anche un pessimo esempio del concetto di solidarietà femminile, addirittura rivaleggiando a suon di atti giudiziari e rinunciando ad una sana competizione, come purtroppo accade più spesso di quello che si immagini nell’universo femminile.
Ma di questa questione, altrettanto interessante, magari parleremo un’altra volta!

La delusa, la snob, l’eterna bambina, l’ex bellissima. Ma anche Maria Callas, Anna Magnani, Ava Gardner. La fioraia della Scala e la regina Elisabetta; le pareti nere dell’inventata (ma quasi vera) contessa di Belminy e la vestaglietta rosa di Licia Pinelli la notte in cui rimase vedova. Le donne di Camilla Cederna sono tante che bastano da sole a raccontare un’epoca. E in questa raccolta di articoli pubblicati tra il 1939 e il 1991 emerge anche il ritratto di una cronista al lavoro, che svela trucchi del mestiere ancora attuali: quasi un manuale di scrittura di costume. Sono gli anni in cui nelle redazioni ci sono solo bagni maschili; e in cui i colleghi scrivono di lei che è una “merlettaia”, una “zitella”, e che difende gli anarchici perché “perlomeno odorano d’uomo”. Ma sono anche gli anni in cui solo le giornaliste – come la Cederna così la Fallaci, la Mulassano, la Aspesi, tutte con l’articolo davanti al cognome come una tassa o la cifra di una carboneria – si accorgono della rivoluzione più radicale tra quelle in atto: quella, appunto, delle donne. E nel racconto degli amori, delle frustrazioni, dei vezzi e delle nevrosi delle signore che diventano “moderne” si vedono i germogli dei nostri vezzi, delle nostre frustrazioni, delle nostre nevrosi. E naturalmente dei nostri amori.


In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

2 Risposte a “Camilla, la Cederna e le altre a cura di Irene Soave”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.