Il Centro si guarda meglio dalla PERIFERIA
Nove autori si mettono in gioco, in un saggio che vuole definire il concetto di periferia in tutte le sue sfaccettature.
Mimmo Oliva apre i lavori, cercando di definire il concetto di periferia partendo da un contesto storico culturale arrivando ad un contesto di aggregazione, di servizi , di periferia della pubblica amministrazione, quindi politica, toccando tutte le varie fasi del vivere civile.
La periferia è un modus vivendi, una periferia mentale, in cui per anni ai centri di potere ha fatto comodo relegare le classi meno abbienti, con meno possibilità economiche abitative, sociali e culturali.
I nostri autori hanno tracciato ottimamente un profilo dettagliatissimo dai vari punti di vista.
Giancarlo Di Serio con il suo “Periferie e Pubblica Amministrazione: tra storia e innovazione”, traccia un profilo storico del rapporto tra periferia e pubblica amministrazione partendo dall’Unità d’Italia, passando dai tempi del Fascismo ed arriva fino ai giorni nostri.
Possiamo dire che, fin dall’Unità d’Italia, la periferia amministrativa tese a ribellarsi al centro, spinta dalla necessità di adattare i propri comportamenti a quelle che erano le aspettative e anche le abitudini dei cittadini con cui quella stessa amministrazione doveva fare i conti.
Galante Teo Oliva affronta il discorso periferia relativo a Chiesa e cattolicesimo rifacendosi al discorso di Papa Francesco in merito alle periferie del mondo, argomento molto caro al Pontefice attuale.
Traccia un profilo storico del rapporto tra chiesa e periferia a partire dal Medio Evo con il potere temporale oltre che spirituale della Chiesa fino ad arrivare alla rivoluzione industriale e, quindi alla nascita prima a Parigi e, poi anche in Italia dei preti operai che vivevano fianco a fianco con gli operai per capirne i problemi vivendoli sulla loro pelle, ma purtroppo con l’avvento del comunismo Pio XII con la demonizzazione che la Chiesa scelse di fare alle lotte operaie, venne eliminata questa figura importantissima per il proletariato ed il conseguente allontanamento della Chiesa ai problemi della vita quotidiana. Gli operai man mano cominciarono ad abitare in contesti urbani economici e sempre più ghettizzati, assenti delle più essenziali forme di servizi necessari alla collettività.
Francesco Santoriello nel suo “ periferie ed integrazione” affronta lo spinosissimo ed attualissimo problema dell’integrazione , del ghetto, della scuola multiculturale.
Periferia come atto di demarcazione, come ghetto volontario o coatto come succede a China Town o Little Italy a New York un grande agglomerato di connazionali che tendono a creare un quartiere dove vivere con le proprie abitudini , la propria storia culturale e quindi un ghettizzarsi volontariamente, oppure come le Banlieu a Parigi dove chi ci vive non ha alcuna speranza di uscirci, in quanto l’appartenenza a tale luogo è un marchio infamante. Il discorso si fa a questo punto ampio, in quanto una vera integrazione dovrebbe passare attraverso un’integrazione reale alla società d’appartenenza anche attraverso la scuola, che dovrebbe creare integrazione reale e non fittizia e ciò avviene forse solo nelle seconde generazioni.
Patrizia Sereno affronta lo spinosissimo problema della scuola nelle periferie, che spesso si trova a combattere con famiglie non scolarizzate che non hanno alcun interesse a far proseguire gli studi ai propri figli, e soprattutto in luoghi bersagliati dalla malavita organizzata che vedono nei ragazzi non scolarizzati facile manovalanza.
In Campania c’è un progetto “ Scuola Viva” che impegna i ragazzi anche i mesi estivi e nelle ore pomeridiane con laboratori ed attività varie.
Imma Della corte ci parla di una smart city una città al servizio del cittadino.
Una smart city è una città gestita da una rete e che fornisce ai suoi cittadini servizi e contenuti tramite essa, utilizzando infrastrutture fisse e mobili, sulla base di altre prestazioni.
Carmine Vitale invece parla di “ Periferie e sogni” e parla dell’importantissimo apporto che può dare , chi vivendo in periferia sogna una realtà più a misura d’uomo e si adopera per migliorarla con le proprie capacità con iniziative che tendono a coinvolgere altre persone che vivono sul territorio. Una manifestazione importante è che anche l’uso della musica che oggi come in passato è stata molto utilizzata a tale scopo.
Francesco Saverio Minardi si sofferma invece ci parla delle periferie e speculazioni edilizie con l’allargamento delle città , riducendo il centro al solo centro storico divenuti niente altro che centri commerciali a cielo aperto.
Michele Grimaldi chiude con “ Periferia e Politica” Con una carrellata di tutti i cambiamenti politici storici nell’arco degli anni .
Concludendo gli ottimi autori sono riusciti a tracciare un profilo a 360° delle periferie del mondo, con un occhio particolare a quelle nostrane e del mezzogiorno. Sviscerando tutti i punti di vista possibili, io consiglio di leggerlo, è molto interessante ed apre la mente su molti aspetti sociali e di integrazione, che tutti viviamo giorno per giorno nelle nostre città, e forse potrebbe aiutarci anche a capire ed a non aver paura di chi è diverso per cultura e per condizione sociale.
Titolo : Il centro si guarda meglio dalla Periferia
Autore: Autori vari, a cura di Mimmo Oliva
Editore : Pilis Sa Edizioni
Prezzo : € 13
Sinossi
Il centro si guarda meglio dalla periferia
a cura di Mimmo Oliva
Il volume punta a offrire una prospettiva diversa da cui guardare ciò che ci sta intorno e ciò che intorno a noi accade, una prospettiva dalla quale immaginare un nuovo approccio alla realtà stessa. E’ per questo che gli autori che hanno profuso le loro energie in questa opera hanno messo nero su bianco la parola\concetto “periferia”, declinandola ciascuno dalla propria dimensione esistenziale.
Ne viene fuori un lavoro intrigante e non di rado provocatorio. Come solo un’antologia apripista poteva essere. Perché provocatorio, destabilizzante di certo stimolante è il fulcro del dibattito che si intende alimentare: la periferia non è e non è solo quella geografica. Periferia è concetto che va dalla dimensione urbanistica a quella socio-culturale, dalla visione storico-evoluzionistica e quella antropica.