La maledizione dell’infelicità
Tu mi fai girar
Tu mi fai girar
Come fossi una bambola
Poi mi butti giù
Poi mi butti giù
Come fossi una bambola
Quale è il confine fra il senso del dovere e il diritto alla felicità?
Questa è la domanda che aleggia in tutta la narrazione del romanzo “Di nessuno” di Simona Mangiapelo.
La protagonista, Elisa, è una donna che si è costruita un’esistenza “tecnicamente” felice: ha sposato un poliziotto estremamente equilibrato e messo al mondo due splendidi bambini.
Ma la realtà è molto più complessa perché la donna attraversa i suoi giorni conducendo una doppia vita: da un lato moglie spenta del pacatissimo Flavio, dall’altro sedotta dall’incantesimo di Alessandro, amante esperto e trasgressivo.
“E si chiederà una volta ancora cosa faccia Alessandro e quando le passerà questa voglia di stare nel suo letto, tra le sue braccia.
Ricorderà i loro momenti insieme e ne sorriderà, per poi sentire il peso della sua assenza.
Farà indossare ai bambini il pigiama, e nella tenerezza dei loro abbracci si dirà una volta ancora che ha già tutto quello che le serve per essere felice.
Che si sta complicando la vita e probabilmente si farà del male. Che è ancora in tempo per tornare indietro”
Se Flavio colma il bisogno di famiglia di Elisa, atavicamente radicato nel suo inconscio a causa delle ferite di un’infanzia trascorsa in solitudine, Alessandro, amore di gioventù, le fa vibrare il suo cuore e accendere i sensi, facendole vivere emozioni inconfessabili.
In piedi su quell’altalena, Elisa cerca di mantenersi in un precario equilibrio, in una dimensione esistenziale che da un lato le sta sempre più stretta e dall’altro la fa sentire a un passo dalla libertà.
“Trovarsi sul punto di distruggere tutto non faceva parte di quel quadretto.
Ma non è possibile fuggire da ciò che siamo, e continuiamo a ballare solo sulle note della musica che meglio conosciamo”.
Un limbo popolato dalla solitudine estrema, nel quale neppure l’amore per i suoi figli o i sacrifici sostenuti per mettere su una libreria tutta sua o l’evidente diffidenza dell’amica Diana verso quell’uomo entrato nella sua vita per distruggere ogni certezza, riescono a trattenere la protagonista dal coltivare, in modo delirante, quella relazione.
Forse perché Alessandro rappresenta quella vita spensierata e trasgressiva che non era mai riuscita a vivere, quella quotidianità senza freni e senza responsabilità che le era stata negata nell’infanzia.
“E ricordi la tua, di notte all’ospedale da bambina, e il camice azzurro dell’infermiera grassa che ti aveva dato uno straccio da stringere tra i denti, mentre il dottore ti ricuciva la mano che ti eri tagliata affettando le patate.
E ricordi il sangue che aveva sporcato le bucce e il lavandino bianco di marmo della cucina della mensa e la suora che urlava e le bende che da bianche diventavano rosse.”
Come una malattia virale, una crescente insoddisfazione prenderà il sopravvento in Elisa, rendendole insopportabile la lontananza da quell’uomo.
E quando si sentirà pronta a fare la scelta definitiva, Elisa si schianterà contro una brutale verità, intrisa di violenza e follia, e sarà costretta, con estrema sofferenza, a prendere atto che quella vita che aveva progettato di iniziare con Alessandro non ci sarebbe mai potuta essere.
Ma ciò non sta a significare che quel vuoto esistenziale, che l’aveva guidata verso la ricerca di una svolta, scomparirà dal suo Io più profondo.
«Sì. In questa bottiglietta ci sono ottocento fiori di gelsomino. È il tuo profumo, secondo me. Elisa aveva guardato la punta delle sue scarpe, e sorridendo aveva infilato la bottiglietta nella tasca dei pantaloni, e se ne ricorda ora che è in bagno e la cerca e la prende e vede un bigliettino legato al tappo. C’è scritto “Buon Natale Elisa”.
Il romanzo della Mangiapelo è un’opera con un impianto narrativo pullulante di pathos che affida spesso la rappresentazione della sofferenza a un erotismo fortemente aggressivo.
Il susseguirsi assai rapido degli eventi, che si snodano come se la protagonista percorresse un tunnel emotivo, dà un impulso di grande fluidità al racconto, portandoci verso la conclusione con estrema leggerezza, nonostante la complessità delle tematiche toccate.
Lettura gradevole e soprattutto estremamente appropriata in questi periodi di grandi conflittualità fra i sessi!
Rita Scarpelli
Titolo: Di nessuno
Autore: Simona Mangiapelo
Collana: Specchi
ISBN: 978-88-9333-089-3
Pagine: 140
Prezzo di copertina: Euro 12,00
Simona Mangiapelo è nata in provincia di Roma, dove vive e lavora come farmacista. Ha vinto il concorso letterario della rivista “Confidenze” (Mondadori) con il racconto La notte di San Lorenzo. Altri suoi racconti sono stati pubblicati in antologie per SensoInverso Edizioni e Historica Edizioni. Scrive articoli per il magazine online “Le città delle donne”. Ha seguito un corso di scrittura della Scuola Holden e frequentato la Scuola Omero. Di nessuno è il suo primo romanzo.
La descrizione del libro
Si può diventare allo stesso tempo vittime e carnefici di se stessi? È possibile dannarsi per un po’ di felicità? E si può davvero essere felici?
Certo che si può, se ci si convince che l’unico modo per farlo sia rinunciare alla propria famiglia, tradirla, ingannarla, per vivere una passione mai provata prima. In un attimo Elisa perde il controllo. Alessandro le entra nel cuore, in testa, nel corpo. E ben presto nulla avrà più senso, se non le mani, il respiro, la bocca di lui su di sé.
Ma ci sono cose che Elisa non sa, e sono tante, e sono tremende. E le scoprirà nel peggiore dei modi. Perché alla violenza risponderà con violenza, e al dolore con altro dolore. Per poi ricominciare, proprio da dove tutto era stato interrotto.