Eudamonia, mostra delle opere di Donatella Di Lallo

Riceviamo e pubblichiamo

EUDAIMONIA
Donatella Di Lallo
Palazzo Gil, Campobasso
dal 5 al 23 giugno 2023

“Questa mostra rappresenta l’espressione di una forza che chiedeva di essere espressa.” Sarà inaugurata lunedì 5 giugno nelle sale espositive del Palazzo Gil a Campobasso, la mostra “Eudaimonia” le opere dell’artista Donatella Di Lallo.

Eudaimonia, proviene dal greco e significa felicità. Più precisamente, “eu” vuol dire bene, buono, “daimon” significa demone: letteralmente, buona riuscita del demone.
Ma cos’è il demone? Secondo i greci il daimon è il talento, la capacità nascosta dentro ognuno di noi, quella che siamo chiamati a scoprire, ad individuare e mettere in pratica.

Eudamonia, mostra delle opere di Donatella Di Lallo, in cui si fondono creatività e concretezza, visionarietà e senso pratico, espresse attraverso la realizzazione di un sogno: ridare vita ad una vecchia azienda agricola abbandonata, con un antico casale racchiuso nel bosco alle porte di Campobasso.
In quel luogo Donatella Di Lallo coniuga arte e natura, e anche natura selvatica e natura coltivata, dove anche altri possano sperimentare i benefici di tale equilibrio.
Nasce così Tenuta La Castellana, Azienda Agricola Specializzata nella Coltivazione di Sogni, fattoria didattica e casa d’artista che raccoglie anche la serie di 163 opere esposta al Palazzo Gil.

Nell’Atelier della Castellana prendono vita le sedute colorate e oniriche chiamate Sculture Comode, sedie scultura che esprimono una visione dell’esistenza ironica e giocosa (e perciò serissima) e amate da collezionisti, artisti, psicanalisti e registi. La sua carriera è costellata di creazioni che traducono l’immaginario in oggetti che entrano nella vita, come le collane oversize fatte mescolando cartapesta, crochet, bottoni, fili colorati e ritagli di tessuti recuperati da vite precedenti, estratti dai forzieri che ogni Serio Raccoglitore di Stupefacenti Meraviglie (ovvero materiali e oggetti di scarto che poi prendono nuova vita) ha in dotazione; i contenitori e le ciotole ottime per riporre qualsiasi cosa, dai pensieri sparsi ai biscotti fatti in casa; bracciali e anelli di materiali poveri ma belli, animali immaginari venuti fuori dai sogni e dai bestiari, come pesci a fiori, gatti con le ali, serpenti incantati e forse incantatori, sirene disincantate ma stupite.

Dal lunedì al sabato ore 10/13 – 17/20

Ingresso gratuito
Info 0874 437507

prenotazioni@fondazionecultura.eu

Il titolo che è stato scelto per questa rassegna antologica dell’opera di Donatella è Eudaimonia, proviene dal greco e significa felicità.
Più precisamente, “eu” vuol dire bene, buono. “Daimon” significa demone: letteralmente, buona riuscita del demone.
Ma cos’è il demone? Secondo i greci il daimon è il talento, la capacità nascosta dentro ognuno di noi, quella che siamo chiamati a scoprire, ad individuare e mettere in pratica.
Eudaimonia è la realizzazione del proprio talento.
Il “diventa ciò che sei” di Pindaro.
La felicità si raggiunge diventando se stessi, lasciando che la ghianda che è presente in ognuno di noi diventi quercia (James Hillman, Il codice dell’anima).
Ecco, questa mostra rappresenta l’espressione di una forza che chiedeva di essere espressa, di essere realizzata, e il percorso compiuto fin ora.
L’artista, in fondo, non è che un tramite, un ponte tra “il mondo di dentro” e “il mondo di fuori”: il daimon indica la strada da seguire, inoltrandosi in territori sconosciuti con l’intento di esplorarli, e poi magari anche di raccontarli, a chi lo desideri, lasciandosi guidare dalle immagini, dai colori, dalle forme scaturite direttamente da un immaginario ricchissimo e sorprendente.
Lasciarsi sorprendere, ritrovare il brio della propria anima bambina che ha voglia di giocare, di perdersi nella fantasia e nel sogno, di avventurarsi in sentieri costellati di oggetti stupefacenti, pieni di occhi che scrutano chissà quale realtà, di colori straripanti di vitalità, di animali che potrebbero mettersi a parlare da un momento all’altro e di personaggi usciti da una visione ironica della vita, che ci consente, per un attimo, di dimenticarne il dolore.

NOTA BIOGRAFICA
Donatella di Lallo ha svolto studi classici e si è poi laureata in Lettere con indirizzo in
Storia dell’Arte medievale e moderna, coltivando contemporaneamente la passione per
l’arte che l’accompagna fin da bambina: non solo pittura, ma sperimentazione continua di
materiali e forme, in cui si fondono creatività e concretezza, visionarietà e senso pratico.
Proprio questa capacità di tradurre in realtà il suo immaginario l’ha portata ad incamminarsi,
con tenacia e coraggio, nella realizzazione di un sogno: ridare vita ad una vecchia azienda
agricola abbandonata, con un antico casale racchiuso nel bosco. Ma farlo seguendo un
principio inossidabile: coniugare arte e natura, e anche natura selvatica e natura coltivata,
creando il luogo in cui –nel suo immaginario- anche altri possano sperimentare i benefici di
tale equilibrio, di tale connubio. Nasce così Tenuta La Castellana, Azienda Agricola
Specializzata nella Coltivazione di Sogni, fattoria didattica e casa d’artista.
Nell’Atelier della Castellana prendono vita le sedute colorate e oniriche chiamate Sculture
Comode, sedie scultura che esprimono una visione dell’esistenza ironica e giocosa (e perciò
serissima) e amate da collezionisti, artisti, psicanalisti e registi, e anche da coloro che non

finiscono in –isti. La sua carriera è costellata di creazioni che traducono l’immaginario in
oggetti che entrano nella vita come il pizzico di gioco che non dovrebbe mai mancare, come
le collane oversize fatte mescolando cartapesta, crochet, bottoni, fili colorati e ritagli di
tessuti recuperati da vite precedenti, estratti dai forzieri che ogni Serio Raccoglitore di
Stupefacenti Meraviglie (ovvero materiali e oggetti  di scarto che poi prendono nuova vita)
ha in dotazione; i contenitori e le ciotole ottime per riporre qualsiasi cosa, dai pensieri sparsi
ai biscotti fatti in casa; bracciali e anelli di materiali poveri ma belli, animali immaginari
venuti fuori dai sogni e dai bestiari , come pesci a fiori, gatti con le ali, serpenti incantati e
forse incantatori, sirene disincantate ma stupite. Ha esposto queste cose in molte mostre a
Campobasso e in altre città italiane ed europee, ma se volete andare a vedere la sua opera la
trovate sempre nel suo “luogo dell’anima”, dove svolge anche laboratori artistici immersi
nella bellezza della natura.
Nelle Terre della Castellana, invece, si coltivano olivi, Mele Antiche Molisane e altri Frutti
Dimenticati originari dei nostri territori, dando vita in tal modo ad un’operazione culturale e
colturale conservativa e narrativa.
Poi ci sono le macchie di erbe aromatiche e officinali che si mescolano ai prati di erbe
spontanee, che costituiscono un giardino sensoriale esteso e visitabile attraverso percorsi
guidati e laboratori, e i boschi (anche questi praticabili per “immersioni” e bagni di foresta)
che, come in tutti i luoghi incantati descritti nelle favole, avvolgono e abbracciano –nello
scrigno di un ecosistema intatto che viene rispettato in modo rigoroso- tutto il mondo della
Castellana.
Perché non dovremmo mai dimenticare che noi “siamo” natura, e ritrovare un modus
operandi in cui le due più grandi forze che abbiamo a disposizione – la natura e la creatività-
siano al primo posto nelle nostre esistenze è forse l’unica Via possibile.


La sensazione istintiva emessa da queste opere di Donatella di Lallo la si incontra etnicamente  nel cuore sincero dei continenti equatoriali partecipando con passione alla
magia che i totem sedie del Mali e le maschere Dogon impulsivamente riportano allo
sguardo intimo dell’incontro occidentale sfoderando quell’ambiente silenzioso e antico
della castellana Di Lallo soffiata dall’incanto di saper derivare quell’universo archetipo di
antiche saggezze afro-orientali in cui i cromatismi poetici – sciamanici africani, costruttori
di oggetti di culto definiti arte dall’Occidente.


Antonio Picariello 2011
Dirò subito che Donatella di Lallo ha accentuato in questi anni quello che è il carattere più
evidente della sua arte: la vitalità. Naturalmente questa vitalità è da commentare. E’ vivo
tutto ciò che si presta subito alla nostra comprensione, ma che conserva anche un margine
di mistero. Di questo duplice carattere di tutte le cose vive (evidenza, mistero) fornisce una
esauriente spiegazione, e una importante teorizzazione, Carl Gustav Jung. Egli dice
appunto, in sintesi, che se tutto fosse mistero, non si potrebbe né capire né vivere. Ma se,
all’opposto, il mistero non esistesse, non ci sarebbe nulla da capire e la voglia di vivere ci
passerebbe addirittura. Il “serbatoio” di questo equilibrio è in ognuno di noi. Jung lo
chiama Inconscio o regno degli Archetipi. Noi, più semplicemente, lo chiameremo regno
della fantasia. È questo regno la patria della vitalità.

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