Henry Howard Homes, Memorie di un castello maledetto

Viviamo in un mondo malvagio, e quando un individuo intelligente decide di dedicarsi al crimine, è davvero la cosa peggiore.”

Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle

Quante volte ci siamo imbattuti in storie raccapriccianti e quasi surreali, in cui in maniera tangibile, la realtà supera la fantasia? Sono certa, tantissime volte. Ma ci sono fatti delittuosi accaduti anche molti anni fa, che restano impressi nell’immaginario collettivo, per l’efferatezza, per la crudeltà, per la violenza con cui sono stati compiuti. Racconti da fare magari davanti al tepore di un camino in una fredda sera d’inverno, che appaiono come storie fantastiche, e invece riguardano vite realmente spezzate da mani guidate da menti traviate e perverse. Tra i tanti, crudeli protagonisti di queste vicende atroci, c’è senza dubbio Henry Howard Holmes, al secolo Herman Webster Mudgett, meglio noto come Dottor Tortura o L’Arcidiavolo, a cui vengono attribuite oltre duecento vittime, di cui ventisette accertate. Ma il numero esatto non è mai riscontrato definitivamente…

Noi, come sempre, andiamo per gradi, cominciando dall’infanzia di colui che diventerà il primo serial killer della storia americana, addentrandoci in un vissuto costellato da follia pura.

Herman Webster Mudgett, questo il suo vero nome, nasce a Gilmanton, nel New Hampshire, il 16 maggio 1861, in una famiglia abbastanza agiata, terzogenito, con una sorella e un fratello più grandi. La sua intelligenza spicca fin da piccolo, e insieme ad essa anche una forte capacità di influenzare le persone. Il padre, Levi Horton Mudgett, risulta essere un uomo violento e autoritario, e la madre ne è completamente succube. Da piccolo, Herman si diverte a torturare e a sezionare gli animali (e questo è uno dei segnali di avvertimento elencati nella famosa “Triade di McDonald”). Sin dalla tenera età, sogna di diventare dottore. Sulla scia di questo desiderio, arriva ad essere un brillante studente di medicina, ma sarà costretto a lasciare gli studi perché accusato di frode: pare infatti che fosse dedito a sottrarre cadaveri dalle sale anatomiche per poi sfigurarli, in modo da simularne il decesso per sinistri di vario genere e poter così riscuotere le polizze da lui stesso accese sulle vittime. A questo punto si trasferisce nei pressi di Chicago, lasciando la moglie Clara Lovering e il figlio avuto con lei, cambia nome in Henry Howard Holmes e si risposa. Questo è un periodo in cui Chicago pullula di visitatori, ma è anche un luogo in cui la criminalità dilaga in modo esorbitante. Il posto perfetto per Holmes per poter tessere la sua macabra tela… Qui l’uomo riesce a farsi assumere come assistente in una farmacia che pare abbia acquisito in via definitiva dopo averne ucciso i veri titolari. Grazie agli introiti illeciti ottenuti sia dalla vendita di “medicamenti miracolosi” distribuiti in farmacia, e sia da diverse frodi, Holmes comincia a costruire un elegante edificio a tre piani, che prende il nome di “Fair Hotel” e che prevede negozi al pian terreno e un gran numero di camere ai piani superiori. Queste ultime sono disposte in modo caotico, con corridoi labirintici, scale che non portano da nessuna parte e muri scorrevoli. Le stanze, tutte insonorizzate, hanno passaggi segreti, spioncini celati nei dipinti, botole che nascondono scivoli comunicanti con il seminterrato. Alcune stanze sono sigillate ermeticamente e Holmes è in grado di asfissiare il malcapitato rinchiuso all’interno rimanendo comodamente seduto nel suo ufficio. Nel seminterrato trovano posto pozzi di calce viva e vasche acide, oltre a un forno crematorio, diversi strumenti per le torture e tavoli per la dissezione anatomica. Un vero inferno!

Tra il 1892 e il 1894 un numero esorbitante di persone finisce tra le avide fauci del serial killer: clienti di ogni età, bambini, visitatori, garzoni, conoscenti, amanti e perfino alcuni suoi complici troveranno la morte tra le mura di quel dannato edificio. Ha un modus operandi ben definito, che segue in modo preciso: affitta la camera e dopo aver intrappolato le vittime, le ammazza asfissiandole. A volte incendia il gas, in modo da carbonizzarne il corpo, che viene recuperato per poi essere eviscerato e scarnificato in maniera da poter rivendere lo scheletro alle università, lo scioglie completamente nella piscina con l’acido o si diverte lui stesso ad usarlo come cavia per dissezioni ed esperimenti di varia natura. Le vittime, prevalentemente donne, arricchiscono inconsapevolmente Holmes. L’uomo, infatti, fa in modo che le ignare malcapitate stipulino una polizza assicurativa a suo favore. Molte ragazze, prima di passare a miglior vita, diventano amanti del medico traviato. Ad esempio, la stenografa Emeline Cigrand muore soffocata all’interno del castello: Holmes la intrappola in una camera blindata e si masturba mentre la sente urlare disperatamente. Il suo scheletro, come quello di tante altre vittime, è venduto all’Università di medicina.

È verso la fine del 1893 che Holmes si ritrova sull’orlo della bancarotta: il sadico assassino abbandona l’edificio e, grazie all’aiuto di un complice, la struttura, assicurata, è data alle fiamme. Il killer prova ad intascare i soldi della polizza ma un investigatore scopre che si tratta di un incendio doloso. Inizia per lui un periodo di vagabondaggio tra Stati Uniti e Canada, truffe assicurative e nuovi omicidi, ma ormai ha le ore contate: il 17 novembre 1894, l’Arcidiavolo è arrestato a Boston mentre sta per imbarcarsi per l’Europa.

Nelle udienze il killer alterna confessioni a ritrattazioni, descrizioni minuziose a bugie esemplari, e sfrutta la sua ormai enorme fama vendendo a caro prezzo (10.000 dollari) il suo memoriale al gruppo editoriale Hearst. Nella sua autobiografia Holmes afferma di aver commesso 133 omicidi, per poi ritrattare dichiarando che si era trattato di un espediente per guadagnare soldi; la polizia dell’epoca gli attribuisce almeno 200 vittime, 150 delle quali documentate dai resti scheletrici rinvenuti all’interno del Fair Hotel.

Alla fine, Holmes è condannato a morte per ventisette omicidi, e impiccato il 7 maggio 1896, all’età di 34 anni. Pare che le sue ultime parole siano state rivolte al boia, al quale disse:

“Prenditi il tuo tempo, vecchio. Non fare pasticci.”

E invece, quasi come una ironia della sorte, la sua agonia è lenta e lunga: muore per soffocamento dopo quindici minuti, perché il cappio non era stato preparato in maniera adeguata.

Al suo avvocato, prima di essere giustiziato, chiede di far riempire la sua bara di cemento, temendo che il suo corpo potesse essere trafugato.

Qualche anno dopo, un nuovo incendio investe e distrugge definitivamente il castello degli orrori, mettendo per sempre la parola “fine” al Dottor Morte e alle sue atroci azioni.

“Sono nato con il diavolo in corpo. Non è colpa mia

Se sono un assassino, non più di quanto al poeta sia

Necessaria l’ispirazione per cantare…

Sono nato con il Maligno come padrino accanto al letto

Ed è rimasto con me da allora.”

H. H. Holmes

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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