Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia

Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia. Gino Cecchettin con Marco Franzoso. Editore Rizzoli.

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I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.”

Kofi Annan

Giulia, ventidue anni, da tutti descritta come una ragazza buona e con un grande cuore, è prossima alla laurea in ingegneria biomedica. Un momento tanto atteso, un traguardo importante molto agognato, che non potrà concretizzarsi perché Giulia, nel pieno vigore della sua giovinezza, viene barbaramente ammazzata con diverse coltellate da un altro giovane suo coetaneo con il quale aveva avuto una relazione finita pochi mesi prima. Nessun futuro più per lei, nessun sogno, nessun desiderio, nessun’altra sfida da affrontare e superare. Non ci saranno più i suoi teneri sorrisi, non ci saranno più le sue parole dolci e i suoi sguardi vispi. Il tempo, a casa Cecchettin, si ferma tragicamente la sera dell’11 novembre 2023, quando la ragazza non fa ritorno a casa, e il suo cellulare risulta essere spento o irraggiungibile. Papà Gino intravede un’anomalia rispetto al solito modo di fare di Giulia, ma cerca di non alimentare i brutti pensieri, attribuendo il mancato rientro a una bravata giovanile.

“…Solo che la sera del sabato, la porta della tua camera era ancora aperta, segno che non eri rientrata. Ti ho inviato un messaggio, rimasto con un’unica spunta, e ho pensato che avessi la batteria scarica, come capitava spesso. In fondo era giusto, mi sono detto. Giovedì ti saresti laureata, sapevo quanto avessi sudato su quella tesi, ti stavi prendendo una serata per stemperare, rilassarti, alleggerire. Così sono andato a letto. Quella porta, però, quando mi sono svegliato la mattina dopo e sono passato davanti alla tua camera per controllare, era ancora aperta. Ho guardato dentro e ho visto che il letto era ancora da fare. Il cellulare risultava spento o non raggiungibile. Ti ho mandato un altro messaggio che non ti sarebbe mai arrivato.”

La preoccupazione comincia ad assumere aspetti sinistri, e la famiglia contatta le forze dell’ordine. Tutto ciò che non si riesce nemmeno ad immaginare, sta per manifestarsi in tutta la sua tragica, spietata realtà…

“Nelle zone dei capannoni industriali dove un ragazzo aveva assistito al litigio, sono state trovate delle macchie di sangue e un coltello da cucina privo di manico. Poi, dalla telecamera di sorveglianza di uno dei capannoni della zona, hanno recuperato anche un video. L’ultimo, in cui tu cercavi disperatamente e inutilmente di difenderti da una furia più forte di te.”

Ma i ragazzi non si trovano, e ci si attacca ancora ad una flebile speranza: quella che Giulia sia solo ferita, ma che possa tornare ad abbracciare i suoi cari. Fino al macabro epilogo…

“Secondo i dati del rapporto delle Nazioni Unite i femminicidi nel mondo nel 2022 sono stati 89.000. Questo significa 7.416 al mese, 243 al giorno, quindi 10 all’ora, cioè quasi uno ogni cinque minuti (…). Tra queste donne, nel 2023, ci sei anche tu, Giulia…”

Il dolore è, comprensibilmente, inenarrabile e il caso di Giulia Cecchettin diventa mediatico. Non si può non restare interdetti di fronte all’ennesimo omicidio perpetrato ai danni di una donna, non si può rimanere indifferenti dinnanzi a una giovane vita strappata a un futuro che bramava di forgiarla, non si può non essere compassionevoli nei confronti di una famiglia che ha subìto un dramma inaspettato e terribile. Ed è proprio papà Gino, che nonostante il dolore indescrivibile e ingiusto, cerca di trovare la razionalità e la forza per contrastare questo fenomeno tanto spregevole quanto, fino ad ora, inarrestabile. Analizza la situazione e si mette in discussione, affinché si possa lavorare sul retaggio culturale, per cercare di evitare che tante altre vite cadano nella spirale della violenza generata da un “NO” che ogni individuo, a prescindere dal genere, ha il sacrosanto diritto di pronunciare.

“Credo sia evidente una disparità tra i generi, nelle relazioni, e forse più che cercare di analizzare gli episodi più efferati, quelli violenti, sia importante cercare di comprendere in quale modo queste azioni estreme si sviluppano e prendono la loro linfa. Da dove nascono, quale ne è l’origine, su che terreno attecchiscono. È da qui che bisogna partire, dalla cultura che fa della disparità tra i generi uno dei suoi fondamenti. Forse il più profondo. Ora che possiamo vedere meglio la cosa è giunto il momento di costruire un’alleanza tra i sessi, anziché consolidare la prevaricazione dell’uno sull’altro. Dobbiamo puntare a una cultura della riconciliazione più che a quella del riscatto (…). Credo che oggi al centro della questione si tratti di mettere l’uomo. Siamo noi uomini i primi a dover cambiare. E dobbiamo parlare soprattutto a quelli che desiderano il cambiamento e non si sentono più aderenti ai modelli che sono stati trasmessi loro dai padri (…). Solo così possiamo trasformare gli atteggiamenti collettivi e i modelli di riferimento e togliere la terra sotto i piedi all’uomo violento. Che poi non è altro che un uomo totalmente fragile da interpretare un rifiuto o un fallimento come un attacco alla propria individualità più profonda, quella di essere chi decide e comanda, che intende la relazione a due come un possesso e considera un rifiuto come un furto da cui essere risarcito (…). L’obiettivo finale è la parità totale, reale, tra le persone, e il metodo è sempre lo stesso: l’emparia, l’ascolto (…). Forse capiremo che un rifiuto non è un attacco personale, ma semplicemente un modo che ci riflettere su quali errori abbiamo commesso e su cosa possiamo migliorare (…). Non rinunciamo a niente e non perdiamo niente nel momento in cui ci mettiamo al servizio di questa battaglia. Anzi, dimostriamo di essere più solidi. Perché non abbiamo nessuna fragilità da nascondere con la forza (…). La violenza sulle donne è sempre frutto della fragilità dell’uomo. E il contrario di fragilità non è forza, ma solidità.”

Un uomo, Gino, che definirei un papà coraggio, che ha ricordato la sua amata figlia in un libro delicato e struggente come se fosse una lunga epistola, nel quale ripercorre alcuni momenti salienti della loro vita insieme. Pochi, in realtà, perché Giulia è andata via troppo presto, in modo barbaro, spietato e vile. Giulia aveva tanto da dare e da darsi, ma la follia di un amore malato le ha strappato ogni possibilità…

“Penso al tuo futuro, e alla donna che saresti diventata. Penso a quante soddisfazioni avresti ricevuto. Ma soprattutto penso a che tipo di persona saresti stata, che moglie e che madre saresti diventata, se lo avessi desiderato. Penso ai tuoi figli, al fatto che sarei diventato nonno. Penso alla tua gentilezza e la vedo non più in una ragazza, ma in una donna adulta, e capisco che anche questo ti è stato portato via, la possibilità di una vita futura, della tua crescita, e del tuo invecchiamento. Tu invece per tutti noi resterai sempre una ragazza, senza invecchiare mai. Ti è stato rubato anche il futuro.”

Sono una donna e madre di un figlio maschio. Cerco quotidianamente di impartirgli un’educazione giusta, basata sul rispetto, sulla libertà di scelta, sul valore della vita, intesa in tutte le sue sfumature. Non nego di temere di non essere in grado di assolvere correttamente questo arduo compito, ma mi ci dedico con costanza quasi maniacale. Ed è giusto che sia così. L’intera umanità potrà considerarsi realmente arrivata a un degno grado di civiltà quando tutti, e in primis le donne, potranno sentirsi liberi di dire “no” senza alcun timore per la propria incolumità, quando, con naturalezza, potranno scegliere se, chi e come amare, quando qualsiasi tipo di pregiudizio lascerà spazio al buonsenso, quando la parola “libertà”, intesa nella sua accezione più intrinseca, troverà riscontro effettivo nel quotidiano, quando la diversità di genere sarà considerata un concreto arricchimento, e non un becero mezzo discriminatorio volto a sminuire l’altro.

C’è ancora tanto, tantissimo da fare, ma ogni giorno è un giorno buono per cominciare questo cammino certamente non facile, ma assolutamente doveroso e necessario.

Idealmente abbraccio la famiglia Cecchettin, e in particolare papà Gino, che nonostante l’immane dolore, si rende quotidianamente promotore di un cambiamento epocale, esempio encomiabile da seguire, nelle cui parole si evince solo speranza e mai odio. E abbraccio Giulia, piccola grande guerriera, a cui le ali del futuro sono state strappate, miseramente, per sempre…

Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere.

Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
«Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».

Autore: Gino Cecchettin, Marco Franzoso
Editore: Rizzoli
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 5 marzo 2024
Pagine: 160 p., Brossura
EAN: 9788817188623

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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