Racconto terzo classificato alla gara di racconti nel mondo incantato dei libri
Quando le chiesi come si chiamasse mi rispose che Il suo nome significava “cara e amata” ma probabilmente i suoi genitori questo non lo sapevano. Le fu dato, diceva, perché era molto comune ai suoi tempi e soprattutto perché la madre di suo padre si chiamava così. Aveva capelli argentei raccolti dietro la nuca, un filo di rosso sulle labbra e una camicetta di seta bianca perfettamente stirata. La pelle del viso, ancora fresca nonostante l’età, profumava di colonia francese. Non saprei dire quanti anni avesse. Avrebbe potuto essere mia madre e anche qualcosa di più, ma dei suoi anni conservava l’eleganza dei modi e la bellezza delle movenze. Amava conversare e lo faceva con gentilezza, misurando le parole e trattandole con cautela, come per rispetto nei loro confronti e timore di sprecarle. Incrociammo i nostri sguardi mentre percorrevo lentamente i vialetti del parco alla ricerca di un posto dove fermarmi a leggere, e lei si rinfrescava sotto l’ombra dei pioppi in un caldo pomeriggio di fine estate. Mi fece un cenno con la mano che mi sembrò un invito a fermarmi. Pensai avesse bisogno d’aiuto o volesse un’informazione, invece con mio grande stupore si avvicinò e mi chiese: “Posso farti una carezza?” Quella domanda posta in maniera tanto schietta e gentile mi lasciò senza parole. Annuii inclinando leggermente la testa e mentre mi sfiorava la guancia con il dorso della mano guardò il mio libro e mi domandò cosa stessi leggendo. Le avvicinai la copertina e mi disse: “L’ho letto anch’io”. Nei brevi istanti della nostra conversazione non smise mai di guardarmi negli occhi e di sorridermi amorevolmente. Il pensiero che mi avesse scambiato per un altro o che le ricordassi una persona cara, chissà forse un figlio, mi attraversò la mente e per un istante ebbi la sensazione che anche lei se ne fosse resa conto. Ma nonostante tutto decise di vivere quei momenti e di riempirli con la sua dolcezza e le sue belle maniere. Sì congedò da me dicendo che non voleva rubarmi altro tempo, ma prima che si allontanasse trovai il coraggio di vincere lo stupore e domandarle “Signora, come si chiama?”
Il suo nome era Maria.