Cor’ ‘e Fierr’ – Dai bassi di Napoli alla ricerca dell’essere, Alex Hunter. Aurea Nox
“Una famiglia patologica porta un’incredibile eco, che si riverbera su ogni singolo membro e sulle varie generazioni, finché non c’è qualcuno che vi dia un colpo di coda, invertendo la tendenza.”
Ogni volta che il mio sguardo si è posato sulla copertina del libro, mentre l’immagine scorreva sui social, non ho mai pensato altro che alla tenerezza che sprigiona quell’intesa tra un cucciolo d’uomo e un cavallo. Il contenuto, mi dicevo, sarà una storia come tante, di buoni sentimenti. Forse lo leggerò.
Poi però arriva il momento della scelta e quel Cor’ ‘e Fierr’ mi trascina, in una lettura che mi appassiona e mi sorprende, che nell’offrirmi risposte mi pone nuove domande.
Se raccontare la propria vita è un compito arduo per ciascuno di noi, per Alex la difficoltà è ancora maggiore, perché la sua vita è come le scatole cinesi, una ne racchiude sempre un’altra in un insieme che ha dell’inverosimile.
E allora mi chiedo, guidata dallo stupore che mi accompagna per tutta la narrazione:
- Si può sopravvivere alle disavventure di una vita intera, anche quando non risparmia nessun ostacolo?
- Si può restare ancorati a quella luce interiore che s’affaccia tremula e nonostante tutto continua a brillare?
- Si può far tesoro di ogni esperienza e venirne fuori più forti e determinati tanto da essere d’aiuto a sé stessi e ad altri?
Sono domande retoriche, che mirano a demolire il cliché stereotipato, al quale ho voluto aggiungere il punto di domanda proprio per sfatare la condanna esistente nell’appartenere a un quartiere dalle mille problematiche sociali, come lo scrittore dimostra ampiamente con la sua narrazione.
“Quartiere spagnoli e scugnizzo: delinquente di turno?”
No, non è sempre così. Alex ce l’ha fatta e con il suo scritto vuole incoraggiare anche altri a cercare il cambiamento interiore e a migliorare il proprio stato sociale.
Il suo è un messaggio forte: “Non bisogna mollare mai di fronte alle avversità. Autostima, determinazione e forza d’animo dobbiamo farle attecchire nel nostro animo e lavorarci tanto.”
Nato in “Un quartiere dove anche i raggi del sole si posavano solo di passaggio” la sua è una storia di vuoti affettivi, di un affido dopo l’altro, di ribellione e illegalità, di umiliazione e sofferenza, di sfide e fughe, di scoperta degli aspetti più torbidi del mondo degli adulti.
Anche quando a diciassette anni riesce ad allontanarsi dal degrado e a trasferirsi a Firenze, le situazioni sbagliate continuano ad essere presenti.
Quando si innamora di una ragazza di buona famiglia, finalmente una svolta, ma di breve durata, perché per tutta la vita le avversità saranno tali e tante che “il suo ideale di famiglia costituirà sempre un miraggio lontano”.
L’inferno infatti si ripresenta con l’esaurimento nervoso della moglie, con le paure che accompagnano le sue crisi e lo sforzo costante di proteggere le bambine. Una sintesi che già svela la complessità di percorsi e relazioni, in una quotidianità in cui è necessario ricordarsi di essere Cor’ ‘e Fierr’, proprio come quel cavallo ‘amico’ che aveva conosciuto ad Avellino, coraggioso e forte.
Sarà la scrittura ad aiutarlo a ritrovare sé stesso, facendogli esprimere emozioni e pensieri sepolti nella profondità dell’animo e lo studio lo condurrà verso nuovi cammini, in una veste tutta nuova, come consulente spirituale impegnato nel sociale che conosce a perfezione.
Una lettura consigliata a tutti, per soffermarsi sulla propria vita con uno sguardo più obiettivo e trarre ispirazione dalla forza altrui.
Cito dal testo:
“Si giunge a incrociare lo sguardo con i propri demoni, guardandoli in volto, iniziando a distinguerli e zittirli, dominandoli, andando avanti ogni giorno, giorno dopo giorno, senza un domani.”
“Nella culla di Partenope ciò che accade a un membro del quartiere diventa di demanio e solidarietà pubblici.”
“Volevo a ogni costo una famiglia, il calore di una casa, provare cosa significasse sentirsi amato.”
“Il cammino spirituale dà risposte: ognuno nasce per uno scopo ben preciso su questa terra, siamo radici di alberi che si intrecciano tra di loro, ogni persona che incontrerai sul tuo cammino fa parte di un piano
universale per adempiere il tuo scopo ed è nostro compito comprendere quale.”
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Ho inteso toccare la sensibilità di chi ascolta le mie canzoni, legge questa autobiografia romanzata di Alex, oppure ama quei testi e quelle poesie sociali che sensibilizzano ai problemi reali e ho scelto quindi di legarvi una mia canzone che nuclearizza il mio percorso: “Mi chiamavano vient’ ‘e terra”, una canzone che dà voce alle mie emozioni e al mio vissuto e anche all’humus di questo libro.
La lettura di questo testo è piacevole e fluida, e il messaggio dell’autore è un incoraggiamento a non mollare mai in qualsiasi avversità, anche se si è nati in un luogo ghettizzato. Non accettare i mai luoghi comuni, non far attecchire i sensi di colpa, il senno di poi, perché quel ventaglio di possibilità che non sono le proprie rappresenta l’ottica in cui focalizzare i passi che via via prendono corpo dalle righe e che si divincolano dalle tanti scusanti: “Non ho avuto possibilità”, “Se fossi nato in luogo diverso”, “Non ho potuto studiare, emergere dall’ oscurità”. Si tratta di una evoluzione inte-riore, si tratta di far leva sull’ umiltà, di mettersi in discussione con se stessi e quindi di alzare “’a cap ‘e guardà chillu piezzo ‘e ciel pe’ camminà verso ‘a libertà dell’essere”.
Auguro a tutti un buon inizio di una vita migliore, nella ricerca incessante dell’essere se stessi senza rinnegare le proprie radici, perché ognuno ha il proprio destino che nasce proprio dove la sua anima si è incarnata.
Enzo Gragnaniello
Titolo: Cor’ ‘e Fierr’
Autore: Alex Hunter
Editore: Aurea Nox
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