
Doppio Senso – Un libro che ha cuore e cervello, Youcanprint
“L’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza.”
Piero Angela
Il primo pensiero che elaboro leggendo questo libro è che sia un regalo per me, che amo la brevità, i giochi di parole, l’umorismo, gli enigmi polizieschi, e che, in qualità di lettrice e autrice, guardo con obiettività quel che accade nel mondo della pagina scritta.
Leggo con interesse presentazione e introduzione e procedo incuriosita con la viva impressione di essere a teatro per seguire una commedia in più atti. Credo infatti che ci voglia veramente poco a utilizzare queste pagine per un copione teatrale.
Ironia e maestria si rivelano già nella scelta del tema e del contesto: la presentazione del libro di uno scrittore di successo, Armando Bentivoglio, nella sala conferenze della biblioteca comunale di Doppio Senso, piccola città con le strade a senso unico, dove la circolazione scorre tranquilla.
“Il libro lo sente come una parte di sé stesso, per due anni l’ha coccolato, finché non è stato costretto a privarsene per assecondare i desideri di Mirko, il suo agente letterario.”
Ed ecco che già la figura dello scrittore che non ama presentare il proprio libro e che desidera una controfigura che lo aiuti, attira le simpatie, richiamando il legame degli autori con le proprie creature e le emozioni che ne accompagnano la promozione.
Schegge drammaticamente comiche vanno ad aggiungersi alla narrazione quando viene ritrovato il cadavere della giovane figlia del sindaco, Jessica Momenti ed è richiesto l’intervento delle forze di polizia.
“Nomen omen” è l’espressione che si addice a gran parte dei nomi che incontriamo nella narrazione, sia di personaggi suggestivi che di luoghi:
Carla Tomo, la bibliotecaria; Carmelo Fattobene, il giornalista per la testata locale di Senso Doppio, soprannominato Firmamento; il commissario Loquace, il fotografo Scattino, l’ispettore Sollecito, per non parlare dei due paesi, Doppio Senso e Univoco…
Le indagini si svolgono con serioso impegno, tra battute e dialoghi tra il serio e il faceto.
“Mica crede che si sia ammazzata con una delle sue pizzette? Quale importanza può avere che cosa ha mangiato? Non ha visto le ferite da taglio e il sangue?”
“Venga Bentivoglio, si faccia vedere. Qui è cosa rara trovare una persona che legge un libro, lei addirittura li scrive”
“Questo è un pazzo. Un pazzo istruito.”
“Facciamo una cosa, adesso, congeliamo tutti i sospettati, nel senso che li metto al fresco, in galera, ci siamo capiti.”
La narrazione fa sorridere e pensare, divertire e riflettere, perché la verità narrata, giocosamente presentata, arriva a chi la sa cogliere.
È un libro divertente, simpatico, diverso, sicuramente da leggere, ma non adatto a
- chi non riesce a cogliere l’ironia
- chi non ama i doppi sensi
- chi fatica a star dietro alle battute
“L’umorismo è una dote rara e preziosa e sono molti gli individui che mancano addirittura della capacità di godere del piacere umoristico che viene loro offerto.” S. Freud
Maria Teresa Lezzi Fiorentino