Fame d’aria, Daniele Mencarelli

Fame d’aria, Daniele Mencarelli. Mondadori

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“Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare.”

Giuseppe Pontiggia

“Fame d’aria” potrebbe essere uno dei tanti bei romanzi, con un lieto evento come approdo del bel viaggio che Pietro Borzacchi e Jacopo, padre e figlio, compiono per raggiungere Bianca a Marina di Ginosa, in Puglia, per festeggiare l’anniversario del matrimonio. Potrebbe, ma un guasto all’auto li fa fermare in Molise, dove i due entrano in contatto con Agata, Oliviero e Gaia, con la loro umanità, ed è lì che possiamo comprendere che la storia non è quella cui avevamo pensato.

Già la copertina però qualche piccolo indizio lo ha dato, con le due figure umane che avanzano a fatica, Pietro e Jacopo, nello sforzo della più minuta di reggere l’altra, gigantesca tra le sue braccia. 

Il titolo “Fame d’aria” presto assume un significato tutto nuovo. È quella che avverti mentre leggi, spesso col fiato sospeso e a cui alla fine rinunci, perché qualche colpo di scena ti fa proprio dimenticare di respirare.

Alla narrazione di Daniele Mencarelli sono sì ormai avvezza, ma confesso che non finisce mai di stupirmi sia per la sua capacità di coinvolgere e trascinare con sé il lettore con immediatezza, sia per la scelta dei temi narrati.

La narrazione ci presenta due tempi, ben distinti, due fasi della vita:

  • una prima pagina datata 2000: l’inizio di un amore,
  • una nuova data, 2022, tutta un’altra storia, che si sviluppa in quattro atti, come un dramma.

C’è il tempo dell’amore, della speranza, dei sogni da realizzare e c’è il tempo della delusione, della sconfitta, della resa, un tempo in cui madre e padre reagiscono alla malattia in modo differente e Pietro è quello sconfitto, deluso e incattivito.

Lo scrittore, pagina dopo pagina, ci conduce dietro le quinte della famiglia, presentandoci un padre sconvolto dalle proprie emozioni, che non riesce più a gestire. È un uomo che non parla più di sé, che si vede solo come il “padre di Jacopo”, lo Scrondo, attribuendogli il nomignolo di un personaggio televisivo del passato. Quel figlio è come un robot, da avviare nelle consuete operazioni quotidiane, e se poi non parte, vuol dire che qualcosa non torna.  “Tagliare a fette, imboccare, aspettare che inizi a masticare. Se parte va tutto bene.”

“Una vita che non cessa mai di essere uguale al giorno precedente e a quello precedente ancora.”

La narrazione scandisce la ripetizione degli eventi, con una monotonia che inquieta, il verso di Jacopo, le frasi che Pietro ripete: “È autistico, a basso funzionamento, bassissimo. Significa, signore, che non parla, non sa fare niente, si piscia e caca addosso.”

Ci sono Agata, con la sua pacatezza, Oliviero, con la sua pazienza, Gaia, con la sua attenzione, e c’è il dramma quotidiano che si svolge sotto gli occhi di tutti, il dolore di Pietro, il suo disamore e la sua fame d’aria, con quella realtà che gli si stringe addosso.

“I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.”

Pietro ha ragione, è veramente difficile mettersi nei panni degli altri in difficoltà. Cosa possiamo saperne noi della lotta quotidiana che si trovano ad affrontare? Certo li vediamo come supereroi, in grado di affrontare ogni avversità, ma sappiamo ben poco di quanto accade nella loro vita.

“Fame d’aria” ci svela una realtà …

Perché poi dopo averlo letto si affacci con prepotenza nella mia memoria “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia, letto più di vent’anni fa, non saprei dirlo.

Non si tratta di un confronto tra opere sullo stesso tema per valutarne le differenze, quanto del bisogno di un ritmo diverso, di risentire la voce di un padre che nella vita reale con la disabilità già faceva i conti e forse anche per accostare due diverse figure di padre, quella di Pietro con la sua rabbia e quella del professor Frigerio con il suo coraggio. Hanno tanto da raccontare entrambi.

Il piacere di leggere continua a regalare emozioni forti, insieme a tante riflessioni.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.

Autore: Daniele Mencarelli
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Anno edizione: 2023
In commercio dal: 17 gennaio 2023
Pagine: 180 p., Rilegato
EAN: 9788804761280

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Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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