Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove siamo.”
Tiziano Terzani
In tutto il mondo, il 21 maggio, si celebra la Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo.
Istituita nel dicembre del 2002 dall’assemblea generale delle Nazioni unite con la Risoluzione 57/249, ha come fine quello di incrementare la consapevolezza globale dell’importanza del dialogo tra culture differenti. A tal proposito, il direttore generale dell’UNESCO, Irina Bokova, ha dichiarato:
“La diversità culturale stimola la creatività e investire in questa creatività può trasformare la società. È nostra responsabilità sviluppare l’istruzione e le competenze interculturali nei giovani per sostenere la diversità del nostro mondo e imparare a convivere in pace, tra lingue, culture e religioni diverse, per portare avanti il cambiamento.”
Ma a cosa alludiamo quando parliamo di diversità culturale? Ci riferiamo essenzialmente, alla molteplicità di valori, di natura sociologica, etica, religiosa ed etnica, che deriva dai diversi usi della biodiversità e indicano la cultura materiale delle popolazioni.
Non dimentichiamo che, quotidianamente, innumerevoli violenze vengono consumate proprio ai danni di persone facenti parte di minoranze culturali e che, nel corso della storia, spesso i conquistatori, hanno cercato di distruggere completamente il legame naturale tra le persone e la propria terra, le proprie origini, la propria lingua, i propri usi, il proprio credo, i propri costumi.
Nello specifico, questa campagna mira a:
- sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del dialogo interculturale, della diversità e dell’inclusione;
- costruire una comunità globale di individui impegnati a sostenere la diversità;
- combattere gli stereotipi per potenziare la cooperazione tra persone di culture diverse.
Non solo: l’art. 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani e agli articoli 13 e 15 dei Patti internazionali sui diritti economici, sociali e culturali, evidenziano come i diritti culturali siano “universali, indivisibili e interdipendenti” rispetto ai diritti umani e tutte le persone devono avere la facoltà di esprimersi liberamente e di sentirsi considerati nella propria identità culturale e linguistica.
È tempo che le differenze, di qualsiasi natura esse siano, vengano considerate come un arricchimento, un maggiore potenziale della cultura intesa in tutte le sue innumerevoli sfaccettature, una fonte di scambio, innovazione e sviluppo. Educhiamoci ed apriamoci con serenità a ciò che non conosciamo, senza paura e remore. Potremmo beneficiare di conseguenze meravigliose…
Concludo con una considerazione interessante dello scrittore Giuseppe Pontiggia:
“Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde ‘razza umana’, non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.”