La linea del sangue del Santo Graal, Laurence Gardner

La linea del sangue del Santo Graal, Laurence Gardner. Newton Compton Editori

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“Sotto l’antica Rosslyn il Santo Graal aspetta. Calice e Lama sorvegliano l’Eletta, adorna d’opre d’artisti incantati, riposa infine sotto cieli stellati.”

Il Codice Da Vinci

Tutti abbiamo sentito parlare, almeno una volta nella vita, del Santo Graal. Un qualcosa di enigmatico e pare, introvabile, che ha scatenato nel corso dei secoli ire, guerre, morti, curiosità e fantasie. L’alone di mistero che da tempo immemore lo avvolge, è giunto pressoché intatto fino ai nostri giorni. E in tanti hanno cercato, e tuttora lo fanno, di dipanare una matassa ingarbugliata, per gettare luce su una questione spinosa e intrigante al tempo stesso.

Ma andiamo per gradi, cercando di cominciare dalle origini.

“La definizione, Santo Graal, apparve per la prima volta nel Medioevo come concetto letterario, basato su una serie di errate interpretazioni dei copisti. Era una diretta derivazione del termine ‘Saint Graal’ e quindi delle forme più antiche ‘San Grael’ e ‘Sangréal’. L’antico ordine del Sangréal, un ordine dinastico della Casa scozzese di Stewart, era direttamente alleato all’Ordine continentale europeo del Regno di Sion. I cavalieri di entrambi gli ordini erano seguaci del Sangréal che definisce il vero Sangue Reale (Il Sang Réal) di Giuda: la Linea di Sangue del Santo Graal. A parte l’aspetto fisico dinastico, il Santo Graal ha anche una dimensione spirituale. È stato simbolizzato da molte cose, ma come oggetto materiale viene visto perlopiù come un calice, in special modo un calice che contiene o contenne un tempo, il sangue di Cristo. Il Graal è stato inoltre rappresentato come una vite che s’insinua serpeggiando attraverso gli annali del tempo. Il frutto della vite è l’uva e dall’uva si ricava il vino. Sotto questo aspetto, gli elementi simbolici del calice e del vino coincidono giacché il vino viene equiparato da molto tempo al sangue di Cristo. In verità, questa tradizione è alla base stesa del sacramento dell’Eucarestia (la Santa Comunione) e il perpetuo sangue del calice del Graal rappresenta proprio la durevole linea di sangue messianica.”

Ci rendiamo subito conto tutti, che questo è un argomento delicato, sul quale si sono create nel corso del tempo, innumerevoli discussioni e dibattiti, e ciascuno può maturare una propria personale idea e/o opinione. Allo stesso modo, però, tutti sappiamo che i Vangeli sono costituiti da parabole, le cui narrazioni non corrispondono necessariamente ad interpretazioni letterarie. Quasi sempre si tratta di celare concetti alle moltitudini, per renderli comprensibili solo a chi ha “orecchie per udire”.

“L’immortalità dell’anima (piuttosto che del corpo), è un concetto che già esisteva molto prima dell’epoca di Gesù. Nel mondo dell’antica Grecia, veniva propugnato dai seguaci del filosofo ateniese Socrate. Lo scrittore del IV secolo Platone sosteneva che la mente, non la materia, era la radice della realtà. Prima ancora, Pitagora espose la dottrina della reincarnazione: l’idea che dopo la morte in una vita, l’anima entra in un altro corpo e inizia una nuova vita. In verità, la fede nella reincarnazione è comune a molte religioni sorte più o meno nella stessa epoca, compresi l’induismo e il buddismo. Ma Paolo non si riferiva alla trasmigrazione delle anime, esprimeva una fede che solo il cristianesimo professa fra le grandi religioni: quella che una persona defunta torni in vita nella carne. Il Credo degli apostoli afferma che Gesù “fu crocifisso, morì e fu sepolto…; il terzo giorno resuscitò dai morti.” Gli studiosi hanno lungamente contestato l’interpretazione letterale di quest’affermazione e in anni recenti molti uomini di chiesa hanno espresso dubbi in proposito. Tuttavia, le vecchie dottrine sono dure a morire e molti ritengono che scartare tale concetto equivarrebbe a scartare l’etica intrinseca dello stesso cristianesimo. Pure se il cristianesimo ha una base valida, come sicuramente ha, allora tale base deve poggiare sul codice morale e gli insegnamenti dello stesso Gesù. Questo codice morale e gli insegnamenti ad esso legati rappresentano il contenuto dei Vangeli. Sono l’essenza della Buona Novella (…). Un uomo era considerato “morto” quando veniva scomunicato: morte spirituale per decreto. La procedura richiedeva quattro giorni, durante i quali lo scomunicato veniva ritenuto “mortalmente ammalato” (…). È essenziale ricordare che Gesù non era un gentile né un cristiano. Era un ebreo ellenista e la sua religione era il giudaismo radicale. Col tempo, la sua missione originaria venne usurpata e portata avanti da un movimento religioso che prese il suo nome per nascondere i suoi veri eredi. Quel movimento aveva il suo centro a Roma e basava la sua autoproclamata autorità sul brano di Matteo (16:18-19), in cui Gesù diceva: “Tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa.” Sfortunatamente la parola greca “petra” (roccia) che si riferiva alla “Roccia d’Israele”, fu tradotta erroneamente come “petros” (pietra) riferita a Pietro che era effettivamente soprannominato “Cephas”, pietra, come in Giovanni 1:42. Gesù affermava che la sua missione doveva essere fondata sulla Roccia d’Israele, non su Pietro. Incuranti di ciò, il nuovo movimento decretò quindi che soltanto coloro che avevano ricevuto l’autorità tramandata direttamente da Pietro potevano essere a capo del movimento cristiano. Era un concetto ingegnoso che, come si voleva, riservava il controllo generale a una confraternita selezionata che si autopromuoveva.”

Acclarato per tutti che Gesù è nato ed è stato uomo come ciascuno di noi lo è, la tesi secondo la quale si sia unito con una donna, può essere presa in considerazione. Del resto, perché non avrebbe dovuto o potuto farlo? Una mente aperta, predisposta a farsi domande, a non dare necessariamente per scontate idee che nel corso dei secoli ci sono state imposte, può anche supporre che un uomo, nella fattispecie Gesù, sia stato comunque un giusto tra i giusti, ma abbia in ogni caso vissuto la sua umanità nella sua completa interezza. In effetti, il ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto, scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte, ha messo in crisi il sapere biblico tradizionale sotto molti punti di vista, costringendo storici ed esperti a rivalutare ipotesi fino a quel momento ritenute attendibili. L’autore così scrive:

“Sei mesi dopo la Crocifissione, ricorreva il trentanovesimo compleanno ufficiale di Gesù e in quello stesso mese, a settembre, Maria (Maddalena) diede alla luce una bambina che venne chiamata Tamar: “Palma”, un nome tradizionale della stirpe davidica (a cui Gesù apparteneva) (…). L’evento narrato nel Nuovo Testamento e generalmente nota come “l’Ascensione” sta ad indicare l’elevazione di Gesù al sacerdozio (…). E così Gesù lasciò il mondo di tutti i giorni per tre anni: tre anni in cui Maria Maddalena, la madre della sua bambina, non avrebbe avuto alcun contatto fisico con lui. Dal sesto mese di gravidanza, Maria aveva il diritto di chiamarsi “Madre”, ma dopo la nascita di sua figlia e l’inizio dei tre anni di nubilato, sarebbe stata considerata una “vedova”. I figli dinastici venivano allevati ed educati in un centro monastico comunitario, in cui vivevano anche le loro madri (denominate “vedove” o “donne menomate”: mogli nubili). È appunto perché Gesù stesso era stato allevato in un ambiente conventuale così isolato che nei Vangeli si parla tanto poco della sua infanzia (…). Gesù e Maria ripresero la loro vita coniugale nel dicembre del 43 d. C. (…). Più avanti nell’anno, Maria diede alla luce il suo secondo figlio in Provenza: e c’è uno specifico riferimento a questa nascita nel Nuovo Testamento: “Il verbo di Dio crebbe e si moltiplicò” (Atti 12:24). Questo figlio era l’importantissimo “Bambino del Graal” (…). Tito Flavio nel 70 d. C. arrivò e mise a sacco Gerusalemme (…). Allo scoppio della rivolta, i governatori romani avevano fatto bruciare tutti i pubblici archivi per impedire che in futuro si potesse accedere ai dettagli della generazione di Gesù (…). Malgrado ciò, la distruzione non fu totale e certi documenti rimasero ben nascosti (…). Africano affermò che “alcune persone prudenti, che avevano imparato a memoria i nomi o li avevano ricavati da copie di documenti, possedevano i loro archivi privati ed erano fiere di serbare il ricordo delle loro origini aristocratiche.” Egli definì questi eredi regali Desposyni (eredi del [o appartenenti al] Signore [o al Maestro]). Durante i primi secoli d. C., vari rami di Desposyni vennero perseguitati per ordine di Roma: prima dall’imperatore e poi dalla Chiesa. Eusebio confermò che in epoca imperiale i Desposyni si succedettero a capo delle loro sette secondo una rigorosa progressione dinastica. Ma, ogni qualvolta era possibile, furono perseguitati fino alla morte. Tutta la verità su questa Inquisizione selettiva fu certamente nascosta a suo tempo, ma la sua mitologia e tradizione sono sopravvissute (…). La tradizione è stata così forte che ancora oggi il Santo Graal rimane la reliquia più preziosa, il fine ultimo della Ricerca. Ma tutto questo, viene considerato eretico dall’establishment ecclesiastico ortodosso. Perché? Perché l’oggetto finale della paziente ricerca rappresenta ancora una grave minaccia per una Chiesa che scartò la successione messianica a favore di una sedicente alternativa.”

Cos’altro sappiamo, o meglio, non sappiamo, di Maria Maddalena? Ancora una volta l’autore ci fa scoprire nuovi elementi, significativi e importanti.

“Maria Maddalena morì nel 63 d. C., all’età di sessant’anni, in quella che oggi è St. Baume, nella Francia meridionale (…). Maria aveva trent’anni quando diede alla luce sua figlia Tamar. Quattro anni dopo diede alla luce Gesù il giovane e nel 44 d. C. quando aveva quarantuno anni, nacque il suo secondogenito, Giuseppe (…). La Madonna nera rappresenta anche la Maddalena che, secondo la dottrina alessandrina, “trasmise il vero segreto di Gesù” (…). È nera perché la Saggezza, che esisteva nelle tenebre del Caos prima della Creazione, è nera. Per gli gnostici di Simone (Mago) Zelota, la Saggezza era lo “Spirito Santo”: la grande e immortale Sophia che trasse fuori dall’abisso il Primo Padre Yaldaboath. Si credeva che Sophia si fosse incarnata nella regina Maria Maddalena sotto forma di Spirito Santo e quindi fosse lei la portatrice della suprema osservanza della fede.”

Se quanto asserito fino a qui dovesse effettivamente corrispondere al vero, si dovrebbe in automatico pensare che Maria Maddalena ha avuto un ruolo fondamentale e prioritario non solo a quei tempi, ma, di riflesso, anche in quelli che si sono succeduti, fino ad arrivare ai nostri giorni. E allora perché la chiesa cattolica l’ha sempre dipinta come una meretrice pentita? Scopriamolo insieme!

“…durante l’ascesa del cristianesimo ortodosso tutti coloro che veneravano il principio femminile erano ritenuti eretici. Furono i primi Padri della Chiesa come Quinto Tertulliano a creare le premesse molto prima dell’avvento di Costantino il Grande. Tertulliano sosteneva la regola per cui “…non è permesso a una donna di parlare in chiesa, né le è permesso di battezzare, né di offrire l’Eucarestia, né di rivendicare per sé una parte in qualsiasi funzione maschile, meno che mai nell’ufficio sacerdotale” (…). In generale, le fedi che si opponevano al cristianesimo romano e che erano definite pagane ed eretiche da Roma, non erano affatto orrende o feroci o sataniche. Per la Chiesa romana, tuttavia, erano tutte queste cose perché accettavano il principio femminile insieme a quello maschile. Per i credenti gnostici, lo Spirito Santo era essenzialmente l’elemento femminile che legava il Padre al Figlio. Ma Roma decretò che la Trinità era un “Unico Dio”. E per questa ragione, sebbene a Maria, madre di Gesù, venisse fatta qualche concessione come Madre di Dio, fu esclusa dalla divina Trinità che rimase definita in termini interamente maschili (…). Nelle comunità ebraiche settarie le donne erano state escluse da lungo tempo da molti aspetti della vita di tutti i giorni: l’istruzione, la pratica religiosa in pubblico, insomma qualsiasi attività sociale o politica al di fuori dell’ambiente familiare. Ma così non era stato nelle comunità ellenistiche, i cui ideali erano invece ispirati dal pensiero culturale della Grecia e dell’Asia Minore dove le donne erano impegnate al pari degli uomini nella venerazione di Iside. Al tempo di Gesù, le donne avevano raggiunto un’emancipazione particolarmente avanzata in Egitto. Analogamente, le donne romane delle classi ricche erano impegnate negli affari, nella politica, nella letteratura, nella matematica e nella filosofia. Faceva eccezione la Chiesa romana che era diversa per una ragione di primaria importanza: troncare la linea ereditaria dinastica di Gesù, incarnata in Maria Maddalena.”

E dunque, cosa sarebbe questo Santo Graal? Esiste davvero, o è solo un’invenzione letteraria e fantasiosa?

Il Graal, nel corso del tempo, ha avuto moltissimi simboli: un piatto o vassoio, un calice, una pietra, uno scrigno, un’emanazione, un gioiello e una vite. È cercato da alcuni e visto da altri. Talvolta è tangibile, custodito da scelti guardiani e portato da caste fanciulle, ma spesso è etereo e si mostra sotto vari aspetti compreso quello dello stesso Cristo. Comunque sia, ha uno scopo genuino e un’eredità che si perpetua nella Famiglia del Graal. Raramente solo, il Graal è accompagnato in genere da una lancia con la punta insanguinata. I suoi poteri comprendono quello di ringiovanire, istruire e provvedere; proprio come veniva descritto Gesù, come un guaritore e un predicatore che provvede ai bisogni della gente, così viene descritto il Graal. Si è chiamato il Graal, il Saint Graal, il Seynt Grayle, il Sangréal, il Sankgreal, il Sank Ryal, e il Santo Graal, ma comunque venga denominato, il suo spirito rimane il fulcro del successo. L’eredità del Graal è un vestigio dell’antico cristianesimo giudaico, ma la Chiesa cristiana non lo ha mai ammesso. Malgrado uno sfondo romantico e sacro al tempo stesso, tutto ciò che riguarda il Graal rimane un’eresia non proclamata. È stato associato alla tradizione pagana, alla bestemmia e ad empi misteri. Inoltre, la Chiesa romana ha apertamente condannato il Graal per via dei suoi forti legami femminili: in particolare con l’ethos dell’Amor Cortese nel Medioevo (…). Tuttavia, la riluttanza della Chiesa ad accettare la tradizione del Graal deriva in misura molto maggiore dalla specifica discendenza messianica della Famiglia del Graal. Nel suo ruolo più popolare, il Santo Graal viene identificato con il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena, che Giuseppe di Arimatea avrebbe riempito con il suo sangue dopo la Crocifissione. Questo concetto nacque nel XII scolo (…). Nella sua rappresentazione sotto forma di pietra o di gioiello, il Santo Graal è il depositario della sapienza spirituale e della conoscenza cosmologica. Come piatto o scodella, reca l’ostia eucaristica della messa e viene identificato con il sangue di Gesù. Mentre, come calice contenente il sangue di Gesù, la sua è un’immagine puramente femminile, contrassegnata dalla figura V, simbolo di un recipiente. Sebbene il Graal serva da appoggio a un ideale cristiano, fu il concetto di vaso sacro a indurre la Chiesa a rimuovere la tradizione e le storie del Graal dal centro della scena. Per la Chiesa, i vasi sacri erano associati ai pagani e le immagini del Graal furono quindi opportunamente relegate fra le quinte della mitologia. Nella tradizione pagana, il Graal veniva paragonato ai mistici calderoni del folklore celtico: le Cornucopie dell’Abbondanza che racchiudevano i segreti della provvigione e della rinascita (…). È questo aspetto “uterino” del misterioso vaso che ha tanta importanza nella scienza del Graal (…). Nella tradizione esoterica, il grembo era identificato come il “vaso di vita” e quindi il calice, rappresentato dal simbolo femminile V (…). Il Santo Graal venne paragonato a un vaso perché si diceva che contenesse il sacro sangue di Gesù. Come i crateri e i calderoni avevano contenuto i loro vari segreti, così si riteneva che il sangue di Gesù (il Sangréal) fosse contenuto in una coppa. Ma era il Calice (V) di Maria Maddalena che portava il Sangréal in utero.

L’argomento è estremamente vasto, complesso e controverso, e può suscitare certamente perplessità, fastidi e ire. Può essere considerato addirittura blasfemo oltre che privo di fondamenti, ma credo sia giusto e opportuno quanto meno porsi qualche domanda. Se anche tutto ciò dovesse essere vero, se dovesse realmente esistere una discendenza di Sangue Reale, se non fossero solo storie legate al re Salomone, ai Merovingi, a re Artù e agli Stewart, e se si dovesse essere realmente certi che Gesù, come anche sua madre Maria, fossero state semplici persone che hanno vissuto su questo piano la loro completa umanità, intesa nel senso più profondo del termine, ciò non andrebbe certo ad inficiare gli insegnamenti puri e nobili che Cristo ci ha lasciato. L’invito è solo quello di riflettere, con mente e cuore aperti a ipotesi alternative a quelle canoniche.

Questo libro, unico, straordinario e controverso, ha inizio dove gli altri finiscono.
Grazie alla possibilità di accedere agli archivi dei sovrani e dei nobili europei, Laurence Gardner fornisce per la prima volta le prove di una linea di discendenza del sangue reale, che da Gesù e dai suoi figli giunge fino ai giorni nostri. Queste pagine gettano una nuova luce sulla storia biblica, sulle figure di Giuseppe di Arimatea e Maria Maddalena, sulla leggenda di Re Artù e del Santo Graal e sulle vicende dei Cavalieri Templari di Gerusalemme. Quella di Gardner è una rivelazione di eccezionale importanza per la storia della Chiesa, emersa dopo anni di studi e ricerche, e destinata – senza dubbio – a sollevare discussioni e polemiche.

Laurence Gardner

(1943-2010) – Membro della Società degli Antiquari della Scozia, è stato uno storico del diritto, autore di libri per le autorità governative britanniche, russe e canadesi. Ha ricoperto la carica di priore della Sacred Kindred di St Columba, e dei Cavalieri Templari di St Anthony. È stato un genealogista di famiglie reali e di cavalieri di fama internazionale e Storiografo Reale Giacobita. Di Laurence Gardner la Newton Compton ha pubblicato La linea di sangue del Santo Graal, I segreti dell’arca perduta, I figli del Graal, L’enigma del Graal e I segreti della massoneria.

Titolo: La linea del sangue del Santo Graal

Autore: Laurence Gardner

Editore: Newton Compton

Pagine : 416

ISBN: 9788854162808 


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Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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