La settima stanza, Miriam Candurro

La settima stanza, Miriam Candurro. Sperling&Kupfer

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Giovanni torna nel paese natio dopo 22 anni costretto da un appuntamento con il notaio per la vendita dell’alberghetto di famiglia.

San Falco per lui è un ricordo rimosso, una ferita dell’anima che ancora sanguina, anche se sono trascorsi 22 anni. Giovanni era solo un ragazzo di 18 anni, le cose accadute erano molto più grandi di quanto la sua età potesse affrontare.

Il ritorno non è semplice per Giovanni, la sua intenzione è andare dal notaio, firmare l’atto e poi scappare via senza farsi notare da nessuno nel paese. Le cose che tornerebbero a galla sono ancora pesanti da accettare, ora Giovanni è un uomo ma non è ancora riuscito a mettere nella giusta prospettiva cose orribili che ha visto da vicino e in parte vissuto in prima persona.

Ma un imprevisto chiamato pandemia Covid glielo impedisce con forza, siamo a marzo 2020, il paese si ferma, è lockdown, gli spostamenti devono essere certificati, l’albergo dove si ferma la prima sera deve chiudere per le restrizioni decise dal governo per contenere la pandemia. Giovanni è bloccato a San Falco, il notaio non può riceverlo perché è stato contagiato e la polizia gli impedisce di partire.

Giovanni non può più sfuggire al suo passato. È arrivato il momento di affrontare i fantasmi che non gli permettono di vivere una vita affettiva serena. Deve assolutamente fare pace con ciò che è accaduto, deve imparare a metterlo nella giusta prospettiva. Incanalarlo nelle cose accadute che non si possono cambiare, bisogna solo accettarle.

La settima stanza è una stanzetta piccolissima, nell’albergo di famiglia, troppo piccola per ospitare clienti, perfetta per il giovane Giovanni, il suo rifugio, il suo luogo dell’anima. Soffre molto Giovanni quando suo padre decide di togliergli la sua settima stanza, con la scusa che serviva uno stanzino di servizio. Giovanni a malincuore rinuncia al suo rifugio estivo, non riesce a capire i motivi di tale scelta ma l’accetta deve accettarla.

La penna di Miriam Candurro, ci porta con delicatezza nell’orrore, nelle cose innaturali che accadono nella vita. Emozioni, rabbia, affetto per Anna, una quindicenne costretta dalla famiglia a prostituirsi con gli uomini insospettabili che vivono in paese. Un qualcosa di inaccettabile narrato con perizia e uso della lingua perfetto, ogni parola porta con sé il suo lato oscuro, necessario a portarci nel lato oscuro delle persone coinvolte. Un padre che fa prostituire la figlia di soli quindici anni, una madre che acconsente all’orrore forse per paura. Un’adolescente che tenta il suicidio è troppa la sozzura che sente addosso.

Una narrazione in prima persona alternata, Giovanni e Anna ci parlano, ognuno di loro nella sua prospettiva e punto di vista. Ciò ci consente di capire entrambi e il grande dramma che hanno vissuto quando erano adolescenti.

Giovanni la salva, dalla finestra della settima stanza si accorge che qualcosa non va nel verso giusto e corre in acqua a salvarla per poi scappare e lasciarla ai soccorritori adulti. Ha soli 18 anni Giovanni e si innamora come solo a quell’età accade di Anna, ignorando la verità, la ragazza mai ha il coraggio di confessare l’orrore che vive.

Il ritorno a San Falco è il ritorno nell’orrore, quelle persone perbene che non esitano ad approfittare di una ragazzina, tutti sanno e nessuno interviene per salvarla. La settima stanza per lui luogo dell’anima, per Anna è il luogo della disperazione. Scoprire che suo padre sapeva e non aveva fatto nulla per fermare ciò che ogni giorno era costretta a vivere Anna, è un colpo troppo duro da sopportare per un ragazzo di soli 18 anni, va via dal paese e mai più rivede suo padre, nemmeno al suo funerale partecipa, porta sua madre con sé a Bologna e non torna mai più.

“Non avrei potuto agire diversamente, all’epoca. Eri un puro, e il tuo cuore non avrebbe sopportato il peso della verità. Per questo non ho voluto darti la certezza che le cose stessero andando davvero così, anche se forse la verità l’avevi intuita.

E poi, sono stata in grado di raccontare solo quando ho imparato a non soffrire più, a non chiedermi più perché fosse successo proprio a me.

Perché, come un giorno mi disse mia madre, «le cose succedono e basta»”

Il ritorno nel paese natio, le sue radici, l’unico luogo dove si sente veramente a casa, rimette tutto in discussione e mette il passato al suo posto, nel passato. Villa Rosa appartiene alla sua anima e forse la pandemia costringendolo a restare, a guardare di nuovo quel mare, a ripercorrere le strade, a raccontare finalmente i suoi perché a sua cugina, riesce finalmente dopo 22 anni a fargli accettare il passato, le sue scelte, di cui mai si è perdonato e a ritrovare il suo luogo dell’anima e con esso se stesso.

“Sono rimasto solo di nuovo. Stavolta con una marea di fantasmi che mi circondano. Stasera stessa andrò via. Ho fatto quello per cui sono arrivato, penso. Forse il vero motivo della mia permanenza qui era solo quello di poter raccontare a Clara quello che è successo, e forse anche a me. Sono venute a galla cose che avevo dimenticato, ricordi che avevo lasciato che affondassero perché il dolore potesse scemare con essi.”

Una storia d’amore, vera, sincera, forte. Di quelle impossibili, ma che riescono a salvare una vita, ci racconta Miriam Candurro, Giovanni e Anna troppo giovani per opporsi alle sozzure degli adulti, troppo giovani per ricominciare insieme in un luogo lontano. Da soli è più semplice ritrovare la strada, crescere e diventare adulti.

Un libro intenso, bello, ma allo stesso tempo picchia duro e fa male.

Da leggere sicuramente.

«Un giorno ci verrà ridato tutto il tempo perso, i baci che non ci siamo dati, i tramonti che non abbiamo visto insieme. Verrà il giorno in cui ci perdoneremo le vite vissute, le scelte fatte, le fughe in direzioni opposte. Fino a quel giorno io ti aspetterò qui. Nella nostra stanza a picco sul mare.»
Ci sono momenti che restano indelebili. È a questo che pensa Giovanni mentre percorre la litoranea che lo porta a casa. Una casa da cui vuole stare lontano e in cui non torna da vent’anni. Vent’anni di assenza, di silenzio, di sensi di colpa. Tutto è cominciato lì, a Villa Rosa, di fronte a un mare immenso e cristallino: una sera d’estate l’adolescente Giovanni, affacciato alla finestra della sua stanza, aveva visto una ragazza lottare tra le onde.

Senza pensarci, era corso in spiaggia e si era buttato in acqua per salvarle la vita. Quel momento aveva cambiato tutto: Giovanni ancora non lo sapeva, ma il suo destino e quello della ragazza sarebbero stati inesorabilmente legati. Ora, mentre i cancelli di Villa Rosa si riaprono, i ricordi riaffiorano vividi, prepotenti, e Giovanni si trova a fare i conti con il passato e con un sentimento che, forse, non ha mai dimenticato. Dalla sorprendente penna di Miriam Candurro, una storia delicata e feroce al tempo stesso. Un romanzo di formazione in cui luce e ombra si fondono in modo magistrale per dare vita a personaggi indimenticabili.

Miriam Candurro è nata a Napoli nel 1980. Attrice e volto noto del piccolo schermo, Miriam ha partecipato a popolari serie tv come, per esempio, Capri e I Bastardi di Pizzofalcone ed è una delle protagoniste più amate della soap cult di Rai 3 Un posto al sole. Questo è il suo romanzo per adulti d’esordio.

Titolo: La settima stanza

Autore: Miriam Candurro

Editore: Sperling&Kupfer

Pagine: 272

ISBN 9788820076726

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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