Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino

Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino. Feltrinelli editore. Finalista al Premio Strega 2023

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“…candidiamoli al Nobel per la pace i bambini uccisi dalla guerra

… che bell’esempio di pace.”

Si potrebbe scegliere una pagina o una frase a caso dell’intero romanzo per una citazione da cui partire e ogni volta l’orizzonte sarebbe diverso, ma sempre ricco di significati e di contenuti da esplorare, tanti sono i temi che vanno ad intrecciarsi in una narrazione indimenticabile.

Guerra, violenza, crudeltà, maternità, adozione, affido, amicizia, amore, comunicazione, sradicamento, dolore.

La guerra è lo tsunami che travolge tutte le vite e nulla è più come prima, i sopravvissuti vivono come fantasmi di sé stessi, ogni gesto assume nuovi significati. Ci sono accadimenti condivisi, accanto ad altri che si ignorano, paure inconfessate, crisi, balbuzie, gesti estremi in un magma di dolore sommerso dalla rabbia.

Ci sono orrori indicibili, che trascinano nel baratro.

Il romanzo prende spunto da una vicenda vera, quella del bombardamento dell’orfanotrofio di Bjelave a Sarajevo, e dei bambini accolti in Italia, dati in affido o in adozione.

La narrazione si sviluppa in quattro fasi (1992-93, 1995-96, 1999-2000, 2010-11) che scandiscono la vita dei protagonisti, Nada, Omar, Danilo, Senadin, con i sogni rubati, le scelte individuali, la destinazione. Un arco di vent’anni, a partire dal loro viaggio della speranza, in cui ciascuno va avanti, nel faticoso percorso di crescita che seguiamo con apprensione, tra colpi di scena che ci tengono col fiato sospeso.

È il mondo dei bambini di cui prendersi cura, quello che incatena il lettore, la paura dei pericoli cui sono esposti, il desiderio di proteggerli. Uno sguardo colmo di tenerezza e la fallace illusione che le brutte storie possano essere soltanto frutto della fantasia lasciano presto spazio all’indignazione e al sano proposito di contribuire attivamente alla difesa dei piccoli, affinché la loro realtà sia sempre e soltanto rosea.

Già la copertina con il volto di un bimbo tra le mani di un adulto fa pensare a un’infanzia da proteggere e di cui prendersi cura. Sono le mani della madre di Omar?

“… gli aveva tenuto la testa, poi con un ceffone gliev’aveva girata. Il colpo lo aveva scosso e lei era corsa via.”  

La maternità e i tanti modi per viverla, così come tanti sono quelli di essere figli. Non ci sono dei cliché da rispettare e la Postorino ce ne presenta una vasta gamma, in cui accoglienza, rifiuto, abbandono, rinuncia, allontanamento, sono alcune delle scelte possibili.

Seguiamo la ricerca spasmodica della madre da parte di Omar per l’intero romanzo. Il suo è un dolore senza fine, l’unico regalo che da sempre desidera è “soltanto la madre. Attende il giorno glorioso in cui avrebbe sentito ancora l’odore di stufa a legna sul collo della madre.”  La persona su cui contare per ritrovarla e ritrovare sé stesso per lui sarà sempre Nada, quella bambina che gli aveva mandato il mondo in pezzi nello stesso momento in cui ne aveva incrociato lo sguardo.

Omar e Senadin, i due fratelli adottati da Mari e Matte, reagiscono in modo diametralmente opposto. Sen è contento di essersi scrollato la propria storia di dosso, si proietta nel futuro, mentre Omar non sa guardare avanti e detesta i genitori adottivi “perché la loro buona volontà sminuiva i suoi veri genitori: gente che suda troppo, che ha i calli ai piedi, le carie ai denti, come se appartenesse a una specie inferiore…”

E poi c’è la figura di Nada, la bambina con gli occhi grandi che sconfinano e un vuoto nella mano, che le impedirà di mettere l’anello al dito, Nada, che gioca a vedere le stelle premendo le palpebre con i polpastrelli, fino a quando non scompariranno, sconfitte dalle bombe che accecano il cielo.

Lei, che mentre “… la matita palpitava in mezzo al rumore di passi, al cigolio di sedili, al sibilo concitato di voci” sull’autobus incontra Danilo, il ragazzo che ha lasciato la famiglia in Bosnia e che le promette di sposarla, da grande, se non troverà nessun altro. Nada, con quel suo modo di rapportarsi, sempre combattiva, resta un punto di riferimento per gli altri ragazzi, nel corso della vita.

Il dolore senza conforto e la violenza sono ovunque. In casa Simic, sarà la madre di Danilo a temere la minaccia rivolta al marito … “Te la metto incinta io: bisogna piantare il seme dei serbi in tutta la Bosnia.”

La donna: terreno di conquista per il seme serbo!

Ma a chi appartiene la voce narrante delle pagine in corsivo che incontriamo nel corso della narrazione? Sono fotogrammi, allucinazioni, vicende realmente accadute? Alcune incomprensibili, altre fanno inorridire. Come può essere una partita amichevole cruenta?  Ma di cosa parla? Teste mozzate con cui giocare?

“Per chi le scrivo queste pagine? Per la morte che è ovunque … Credevo negli esseri umani. Ma se la vita può putrefarsi nel buio fetido di un cassonetto, allora è nascere il peccato.”

“Mi limitavo ad amare te” è un’irrinunciabile lettura per tutti.

È “il romanzo” che leggerei a scuola insieme ai ragazzi, per soffermarmi con loro e confrontarmi su tanti temi, da sviluppare nel corso dell’anno. Sono nuove pagine di letteratura, intense, coinvolgenti, per avviare percorsi di scrittura e approfondimento.

La speranza, la speranza: come fai, se tracima, ad arginarla?

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita.
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio.
Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.
Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa.
Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.
Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo.
Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.

“Per caso sono stata testimone del suo dolore, ed è bastato a unirci.”
“Non accade sempre così? Non è sempre per caso che le persone inciampano l’una nell’altra?”

Rosella Postorino

Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell’antologia Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2004). Ha pubblicato i romanzi La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Feltrinelli, 2018; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) ed è fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015).

Con Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), romanzo tradotto in oltre 30 lingue, ha vinto il Premio Campiello 2018 e diversi altri prestigiosi premi letterari, quali il Premio Rapallo, il Premio Chianti, il Premio Lucio Mastronardi Città di Vigevano, il Premio Pozzale Luigi Russo, il Premio Wondy e, per l’edizione francese del romanzo (La Goûteuse d’Hitler, ed. Albin Michel), il Prix Jean Monnet. Da questo romanzo verrà tratto un film, per la regia di Cristina Comencini.

Autore: Rosella Postorino

Titolo: Mi limitavo ad amare te

Editore: Feltrinelli

Pagine: 352

ISBN: 9788807035265

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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